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Il crimine gioca

Il crimine gioca

Sono una brava persona, più o meno, ma nei videogiochi ho fatto cose orribili, di cui non mi pento. A parte giocare ad Anthem, dico. Trasformarti in un criminale è il modo più semplice per giustificare sparatorie e stermini di massa senza riempire lo schermo di zombi e nazisti; funziona, ma c’è criminale e criminale e io oggi voglio raccontarvi i miei preferiti.

Niko Bellic

Personaggio davvero molto complesso e sfaccettato. In guerra ha visto cose orribili, troppe cose orribili, e ha perso fiducia nell’umanità. Come me quando ascolto la Meloni. Non è un mostro, però: nonostante non sia disposto a lasciarsi intralciare da niente e da nessuno, mantiene comunque una sua etica. Il crimine non è la sua vocazione, piuttosto la sua gabbia, e anche se ne farebbe a meno, si sente costretto alla vita che gli è capitata.

Kazuma Kiryu

Kiryu è un buono, pochi dubbi. Nonostante sia uno Yakuza, le sue scelte di vita vanno sempre nella direzione giusta. Finisce in carcere per salvare l’amico, combatte per i suoi orfani ed è sempre disposto a perdonare tutti e a rischiare la sua vita per gli amici. Molla un sacco di schiaffoni, come Bud Spencer prima di lui, ma non ricordo abbia mai ucciso nessuno. È un educatore vecchia maniera, non un serial killer.

Lincoln Clay

Mafia 3 non ha lasciato un gran ricordo nella storia dei videogiochi ma era tutt’altro che un prodotto orribile. Io, per esempio, ne conservo un bel ricordo. Lincoln è atipico nell’aspetto, nero e sfregiato come non capita spesso ai protagonisti, ma ha motivazioni molto meno originali. Si muove per vendetta o, peggio ancora, per il potere. È un novello Scarface alla conquista della sua New Bordeaux, che solo il giocatore, in base alla sue scelte finali, potrà far redimere.

Travis Touchdown

Travis non è un esempio di vita. È motivato, almeno inizialmente, solo dalla voglia di far soldi per acquistare oggetti da nerd e action figure discutibili. Un momento, è un ottimo esempio di vita, invece. È un assassino, certo, ma si trova anche incastrato in un gioco perverso, che lo vede perfino come potenziale vittima. Ma di lui non amo certo le convinzioni morali o i patemi psicologici: è un magnifico cazzone con una katana tra le mani, cosa potrei chiedere di più.

John Marston

Forse il mio preferito. John è in cerca di redenzione, di pace, ma il suo passato reclama pegno ed è costretto alle vecchie abitudini, anche se controvoglia. Quello che fa, lo fa per la sua famiglia, non per divertimento o per denaro. È combattuto, disgustato, ma non ha scelta. In Red Dead Redemption 2, lo troviamo più giovane, meno maturo ed eroico, ma capiamo anche che la banda di Dutch non era adatta a terribili assassini senza cuore, solo a poveri disperati senza troppe opportunità.

Questo articolo fa parte della Cover Story dedicata a The Irishman e al crimine, che potete trovare riassunta a questo indirizzo.

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