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Far Cry Primal: l'amore al tempo dei mammut

Far Cry Primal: l'amore al tempo dei mammut

Ubisoft può essere accusata di qualunque cosa, ma certo non per l’incoerenza o la pochezza dei propri scenari. Dai tempi del primo (e inizialmente amato) Assassin’s Creed, la software house francese è sempre riuscita ad allestire mondi dallo straordinario carisma. I più caustici potrebbero dire – a ragione – che oltre una buona ricostruzione storica ci vuole anche un gameplay solido a supportare il tutto. A tal proposito mi piacerebbe fare un discorso più ampio e costruttivo, senza scivolare in facili pregiudizi. Far Cry Primal è un titolo davvero degno di plauso: l’atmosfera esotica, la riproduzione certosina di un periodo storico turbolento e affascinante, l’estensione del mondo di gioco. Ogni singolo fattore è stato curato con encomiabile attenzione, compreso un proto-linguaggio indoeuropeo creato per l'occasione.

Non ci sono armi da fuoco, eppure il fuoco è l'arma per eccellenza.

Non ci sono armi da fuoco, eppure il fuoco è l'arma per eccellenza.

Ambientare un Far Cry nel 10.000 A.C. è stata senza dubbio una scelta coraggiosa da parte di Ubisoft. La struttura ludica si basa essenzialmente sullo sviluppo degli strumenti tipici di quel periodo e la lavorazione di ogni singolo elemento. Si passa quindi dalla creazione di semplici torce o archi, all'allestimento di rudimentali "bombe allucinogene" o "granate alle vespe" (non scherzo). Il crafting tipico della serie assume qui una connotazione ancor più profonda e sfaccettata. Il senso di progressione è notevole e dopo le prime ore di gioco, nelle quali ci si sente fin troppo vulnerabili in un ambiente tanto ostile, si comincia a diventare una paleolitica macchina di morte. Nulla di nuovo, sia chiaro, ma l'ambientazione, stavolta, fa davvero la differenza.

Sapevano come fregarci anche 10.000 anni fa...

Sapevano come fregarci anche 10.000 anni fa...

La struttura di Primal, quindi, non si discosta da quella dei suoi predecessori, ma sa essere, in ogni caso, assai gratificante. Il senso di crescita proprio della serie trova la sua massima concretizzazione nell'immancabile albero delle abilità. Le caratteristiche da accrescere possono essere le solite: più velocità, maggiore forza, aumento della salute e via discorrendo, ma ci sono anche capacità legate all'ammaestramento degli animali o alla crescita della propria dimora. Come avrete notato, questa tipologia di setting non è certo una novità per un Far Cry. Il periodo storico peculiare offre un coinvolgimento sicuramente diverso e fascinoso - a patto di non odiare il paleolitico - tuttavia, i punti cardine della serie sono ancora tutti lì.

Inizieremo l'avventura spaesati, relativamente deboli e immersi in una area di gioco letteralmente sconfinata. Dopo aver raggiunto lo status di Homo super abilis passeremo la maggior parte del tempo a cacciare e ammaestrare animali, reclutare nuovi membri per la nostra tribù, o cercando di annichilire le popolazioni rivali. Certe missioni, soprattutto le sub-quest, provano a dare uno scossone alla formula di base, con risultati non sempre felici. Ecco quindi che lo spettro della noia, sotto forma di routine, arriva a intaccare l'esperienza complessiva, nonostante gli sforzi degli sviluppatori volti a scongiurarla. Pur condividendo molti elementi con il quarto capitolo, Primal trova nell'evoluzione di arco e frecce - l’arma simbolo del titolo - una delle più grandi fonti di soddisfazione.

Buono, bello... Sta buono!

Buono, bello... Sta buono!

In luogo delle solite armi da fuoco, ovviamente assenti, il nostro migliore amico saprà diventare un variegato e sadico strumento di morte: arco a doppie punte (nessuna battuta, grazie), frecce avvelenate, infuocate, portate di tiro tanto improbabili quanto galvanizzanti; insomma, una vera goduria. Peccato che i combattimenti corpo a corpo siano assai deludenti, restituendo una sensazione di colpire il nemico prossima allo zero. Se venite da titoli come Dying Light - ma anche dal "giurassico" Zeno Clash, a dirla tutta – potreste rimanere ancor più delusi.

Per fortuna, come accennavo in apertura, l'ambientazione paleolitica fa senza dubbio la differenza, grazie a un motore grafico a tratti straordinario. L'estensione visiva si allunga a perdita d'occhio, la scelta cromatica è orientata prepotentemente verso l'uso di filtri, con una forte saturazione dei rossi e dei blu. La fitta vegetazione ondeggia perennemente al vento, gli animali costellano fieri ogni anfratto e il ciclo giorno notte ammanta meravigliosamente ogni scorcio. Tutto senza il minimo tentennamento nel frame rate, che si mantiene solido sui 30fps eccetto rari casi.

"Non è che possiamo star qui a sfamare tutti i mammut del quartiere!" [cit]

"Non è che possiamo star qui a sfamare tutti i mammut del quartiere!" [cit]

E allora, perché campeggia quel "Vai a sapere" a fine recensione in luogo di uno sfavillante "Frechete"? La risposta è tra le righe - letteralmente -  di quanto avete appena letto. Far Cry Primal è innanzitutto un Far Cry, con tutte le conseguenze che quest'affermazione, in apparenza banale, si porta dietro. Un neo-linguaggio coniato per l'occasione, un'attenta ricerca nella creazione del periodo storico, un sistema di crafting poderoso ed esteso. Questo ben di Dio non basta a scongiurare la saturazione che tutta la produzione Ubisoft, ancor prima di questa specifica serie, ha raggiunto negli ultimi anni. Siamo di fronte al solito sandbox immenso, con centinaia di elementi per creare oggetti, level up del protagonista e avamposti da conquistare, ancora loro, persino nel paleolitico.

Se la formula vi piace e non vi ha stancato, Far Cry Primal fa ogni cosa a dovere, soprattutto per coerenza scenica e sfarzo tecnologico. In caso contrario, ammaestrare lupi, mammut e tigri dai denti a sciabola brandendo un arco, potrebbe non essere abbastanza.

Ho giocato Far Cry Primal  grazie a una copia review fornitami da Ubisoft. Ho giocato per oltre 20 ore, senza giungere alla quest finale, ma perdendomi volutamente sul livellamento del protagonista. Come ogni gioco simile, la forbice della longevità può essere incredibilmente ampia. Se amate il genere, una trentina di ore sono assicurate. Ah, come al solito, se acquistate il gioco (o qualsiasi altra cosa) su Amazon passando dai seguenti link, una piccola percentuale di quello che spendete andrà a noi, senza alcun sovrapprezzo per voi. Se volete procedere su Amazon Italia dirigetevi qui, se preferite Amazon UK puntate qui. Se invece lo acquistate su Epic Games Store tramite questo link, il 5% di quello che spendete va a noi, senza sovrapprezzi per noi.

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