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Troppo GdR nel rosa shocking di Far Cry: New Dawn

Troppo GdR nel rosa shocking di Far Cry: New Dawn

L’uscita del Far Cry “sperimentale” fra un episodio canonico e l’altro è ormai un appuntamento anche più interessante rispetto a quelli principali: Blood Dragon fu un fulmine a ciel sereno, cogliendo con grande tempismo la tendenza nostalgica anni Ottanta; Primal, nonostante diversi scricchioli, era parecchio coraggioso, introducendo meccaniche inedite in una serie ormai tradizionalista, dal terzo capitolo in avanti. Idealmente, anche Far Cry: New Dawn doveva dunque inserirsi su questa scia: un’ambientazione vecchia ma nuova, in un’originale interpretazione post-apocalittica densa di colori sgargianti, e soprattutto un’inedita deriva GdR; una componente, quest’ultima, che più che contraddistinguersi come elemento di discontinuità, appiattisce al contrario Far Cry: New Dawn all’uniformità che Ubisoft sembra voler imprimere a gran parte del proprio parco titoli da un po’ di anni a questa parte. Si tratta di una tendenza non certo nuova, e che non riguarda unicamente il publisher francese – basti pensare alle ‘torri’, introdotte dalla stessa Ubisoft proprio con il suo Far Cry e che di lì a poco hanno praticamente invaso gran parte dei titoli open world – ma, quella a cui stiamo assistendo, è una standardizzazione talmente radicale che non può passare inosservata. Assassin’s Creed, The Division, Far Cry: tutti giochi concettualmente molto diversi, ma che ormai condividono una formula che, per progressione e incedere, li rende quasi indistinguibili.

È un gran peccato, perché anche questo Far Cry: New Dawn, come del resto tutti i suoi predecessori, riesce a divertire con estrema semplicità. Trattandosi di un seguito diretto di Far Cry 5, ne viene ripresa parte dell’ambientazione, seppur mutata in buona parte per via degli eventi causati sul finale del quinto capitolo da Joseph Seed, ennesimo (seppur sempre gradevole) folle antagonista del gioco, le cui azioni hanno trasformato il Montana in una terra ricoperta da una rigogliosa vegetazione rosa shocking. Si tratta insomma di un reskin idealmente pigro ma che nonostante ciò, anche se a un solo anno di distanza, riesce a restituire un grande senso di familiarità e di scoperta, esplorando e osservando anche i piccoli cambiamenti sopraggiunti in questo Montana videoludico nel corso degli anni, in un’estetica convincente, specie per l’originalità con cui è stata declinata l’inflazionata deriva post-apocalittica: tutto quel rosa ha finito per contagiare gli abitanti della mappa, il cui squilibrio mentale è perfettamente coerente con l’evoluzione del contesto in cui essi si muovono. La mappa è stata inoltre ridimensionata per più della metà, e questo è un bene, perché riduce la dispersione e va in controtendenza rispetto all’andazzo del’open world contemporaneo.

Si riduce da sé anche la longevità, rendendo così questo Far Cry: New Dawn parecchio stringato: altra controtendenza, altro aspetto positivo; non per partito preso, ma perché in Far Cry, banalmente, si è sempre sparato bene e condensarne la formula in una mappa non troppo grande, inserendoci un numero proporzionato di attività, dà in linea di principio equilibrio a una formula di gioco che in questa sua veste ridotta riesce a mettere ben in mostra lati positivi. Il tutto viene poi unito ad alcuni aspetti inediti, come gli Avamposti rigiocabili a un livello crescente di difficoltà o le Spedizioni, missioni speciali ambientate fuori dalla normale mappa di gioco. Il problema, semmai, è che questi vengono ottenebrati dalla sopracitata formula ruolistica, fuori contesto non solo con la storia di Far Cry, in cui l’improvvisazione e l’abilità fucile in braccio del giocatore hanno sempre avuto la meglio su tutto, ma anche con l’ottimo impianto di gunplay, di cui la serie ha visto un affinamento costante negli anni. Quei numerini sulle armi e sulle teste degli avversari, oltre a prendere a calci in faccia la sospensione d’incredulità, non fanno altro che subordinare la fantasia nell’approccio di gioco a un sistema di grinding che è tra l’altro mal bilanciato, come testimonia più di tutto il boss finale.

Nonostante Far Cry: New Dawn si lasci giocare con grande piacere per tutta la sua moderata durata, quelli descritti sono dei dettagli talmente ingombranti che lanciano diverse ombre; non tanto per la saga, di cui la parentesi ruolistica potrebbe anche essere circoscrivibile a questo solo spin-off, ma per gran parte del parco titoli di Ubisoft, di cui non si capisce bene dove inizi l’intenzione di dare una forte identità ai propri giochi e dove finisca quella di uniformarli talmente tanto da appiattirne le diversità.

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Ho giocato a Far Cry: New Dawn su PlayStation 4 grazie a un codice per il download gentilmente inviatomi da Ubisoft Italia. Ho trascorso circa una ventina d’ore a Hope County, completando la storia principale e gran parte delle attività secondarie, quasi tutto d’un fiato, in una manciata di sessioni di gioco, quindi direi che pure il ritmo di gioco è buono; i problemi, come già scritto, sono altri. Far Cry: New Dawn è disponibile su PC, su PlayStation 4 e su Xbox One. Ah, come al solito, se acquistate il gioco (o qualsiasi altra cosa) su Amazon passando dai seguenti link, una piccola percentuale di quello che spendete andrà a noi, senza alcun sovrapprezzo per voi. Se volete procedere su Amazon Italia dirigetevi qui, se preferite Amazon UK puntate qui.

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