Outcazzari

Old! #278 – Ottobre 2008

Old! #278 – Ottobre 2008

Old! è esattamente quella stessa rubrica che da vent'anni vedete apparire su tonnellate di riviste o siti di videogiochi. Quella in cui si dice "cosa accadeva, nel mondo dei videogiochi, [inserire a piacere] anni fa?" Esatto, come su Retro Gamer. La facciamo anche noi, grazie a Wikipedia, pescando in giro un po' a caso, perché siamo vecchi nostalgici, perché è comoda per coprire il sabato e perché sì. Ogni settimana, anni Settanta, Ottanta, Novanta e Zero, o come si chiamano. A volte saremo brevissimi, a volte saremo lunghissimi, ogni singola volta si tratterà di una cosa fatta senza impegno, per divertirci assieme a chi legge, e anzi ci piacerebbe se le maestrine in ascolto venissero a dirci "oh, avete dimenticato [inserire a piacere]".

Il 13 ottobre del 2008, si manifesta un altro tassello della scena indie che sta germogliando con sempre più forza. Lo studio di ex Electronic Arts noto come 2D Boy offre al mondo World of Goo, delizioso puzzle game incentrato sulla fisica che ci pone al controllo di, ehm, dei blobbozzi. Fondamentale per la riuscita del gioco è anche la scelta del sistema di controllo: a World of Goo si gioca col touch screen o, al limite, con un mouse o un Wiimote. Ma nel suo successo ha un ruolo enorme anche la clamorosa caratterizzazione audiovisiva, che definirà lo stile poi portato avanti dallo studio anche dopo la trasformazione in Tomorrow Corporation.

Pochi giorni dopo, Sega prova a tuffarsi nel recupero nostalgico dei suoi franchise passati con Golden Axe: Beast Rider per PlayStation 3 e Xbox 360, ma qualcuno ha svuotato la piscina e finisce malissimo.

Tocca poi a Rock Band 2 che, due mesi dopo l’uscita americana, arriva anche in Europa nel formato “scatolone da trasloco”, che contiene tutti gli strumenti (per poter comprare solo il gioco, bisognerà aspettare un mese). Nelle sue meccaniche di base, il gioco non offre novità enormi rispetto al primo episodio ma si segnalano comunque un nuovo set di controller dalla qualità decisamente superiore, alcune modalità inedite e un supporto all’online più ricco. La serie proseguirà poi con una terza uscita e varie divagazioni, portatili e non.

Il 24 ottobre scatta la tripletta. Fable II è il secondo appuntamento nella grande saga “Peter Molyneux non si controlla e fa promesse che non possono essere mantenute, la gente non si controlla e sbrocca, ci si perde per strada il fatto che, oh, comunque i giochi mica sono brutti”. Fable II porta avanti i concetti dell’originale e li amplia in vari modi che, al di là delle lamentele sulle promesse e su qualche bug fastidioso, convincono critica e pubblico, tanto da valere l’uscita di un terzo episodio tre anni dopo.

Poi abbiamo Far Cry 2, con cui Ubisoft prende in mano il marchio creato assieme a Crytek quattro anni prima e inizia a trasformarlo in quel che diverrà poi. Far Cry 2 conserva l’idea dell’FPS open world e dalla linearità non eccessiva, ma imbocca strade parecchio diverse da quelle del primo episodio. Le sue scelte dividono ma vengono quasi universalmente riconosciute come coraggiose e interessanti. Nel 2012 arriverà un terzo episodio ancora parecchio diverso, che costituirà però l’ultima vera “trasformazione” e definirà la serie per gli anni a venire.

La tripletta si chiude con Dead Space, primo episodio della trilogia horror in divenire targata Electronic Arts. Sviluppato dallo studio EA Redwood Shores, che poi diventerà Visceral Games (e poi verrà chiuso), il gioco mescola atmosfere e approccio da survival horror a meccaniche e progressione da sparatutto in terza persona, creando un mix molto azzeccato, che colpisce a botte di smembramenti l’immaginario di chi ama il genere. EA crede nel progetto e ci investe parecchio a colpi di crossmedialità, venendo ripagata solo in parte. La serie vedrà comunque i suoi due seguiti e diversi spin-off, ma si chiuderà senza giungere a una vera e propria conclusione. L’ha ricordato con affetto Luigi Marrone in questo Racconto dall’ospizio.

Tre giorni dopo, tocca a Littlebigplanet, punto di svolta fondamentale nella rivoluzione dei contenuti creati dagli utenti. Il gioco di piattaforme che lancia nell’olimpo lo studio esordiente Media Molecule viene parecchio criticato in quanto platform game ma trova la sua vera espressione nell’editor che permette a chiunque di sbizzarrirsi creando livelli e missioni. La fantasia con cui si esprimono i giocatori va ben oltre la classica caratterizzazione da gioco di piattaforme e ci regala una produzione sconfinata e incredibilmente varia. Media Molecule curerà un seguito prima di passare ad altro, ma Littlebigplanet proseguirà con una terza uscita e spin-off assortiti.

Altri tre giorni e Bethesda ci regala con Fallout 3 una resurrezione lievemente più riuscita rispetto a quella di Golden Axe. Il progetto abortito da Interplay anni prima e noto come Van Buren non ha nulla a che vedere con quello che è di fatto un vero e proprio reboot, con cui i concetti e l’ambientazione del gioco originale vengono rielaborati secondo il modello di The Elder Scrolls. Ne nasce un successone, che rivitalizza il marchio e proseguirà sereno negli anni a venire.

Infine, il 31 ottobre 2018, Sega porta in Europa Valkyria Chronicles, prima uscita per una serie culto di, ehm, giochi di ruolo sparatutto in terza persona tattici. O perlomeno questo è quel che dice la descrizione su Wikipedia. Non sono sicuro di cosa possa voler dire. Ambientato in una sorta di Europa fittizia ai tempi della Seconda Guerra Mondiale, il gioco propone battaglie che mescolano turni e fasi di azione in tempo reale, esprimendo anche grazie allo stile grafico una personalità molto forte, che ne decreta il successo. Ne nasce una serie che rimarrà viva per un decennio almeno.

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