Outcazzari

Cross Ange e i robottoni usati come pretesto... again

Cross Ange e i robottoni usati come pretesto... again

Passato il mese di giugno, ormai, vi sarà chiaro: come i mostroni grossi, per il popolo del Paese del Sol Levante, anche i robot grossi sono stati quasi sempre un pretesto per parlare d’altro. Teosofia, filosofia, sociologia, psicologia e persino politica sono stati i veri argomenti celati dietro ammassi di metallo inizialmente assomiglianti a boiler, poi a samurai in armatura, soldati in scafandro e, infine, sarcofaghi egiziani, fate o demoni che si menavano con un vario bestiario che andava da mostri del folklore a incubi dadaisti.

Vi sarà anche chiaro che, in quanto a riciclo spudorato, modestamente, non sono secondo a nessuno.

Quello che invece starete chiedendovi, ora che per qualche motivo avete deciso di continuare a leggermi nonostante la mia irritante autoreferenzialità, è: "usando i robottoni come pretesto, di cosa voleva veramente parlare Cross Ange: Tenshi to Ryu no rondo, serie di venticinque puntate andata in onda a cavallo tra il 2014 ed il 2015?".

Di tette.

E anche di cosce e di tutto quello che c'è in mezzo.

E se non si capisce già dal trailer…

Disclaimer tardivo: per le caratteristiche specifiche dell’opera di cui andiamo a parlare, il seguente articolo potrebbe contenere immagini o filmati NSFW (Not Safe For Work o Not Safe For Wife) ma c’è anche da dire che, probabilmente, sarà già abbastanza difficile spiegare perché stiate perdendo tempo a leggere Outcast invece di lavorare al vostro capo o, invece di raggiungerla a letto, a vostra moglie… quindi, di che stiamo parlando?

Certo, volessimo essere un po' più concessivi verso lo sforzo del soggettista, diremmo che Cross Ange voleva parlare di questo mondo fantascientifico in cui tutti sono dotati di almeno un minimo di poteri telecinetici e si facilitano così la vita. Eccezioni alla regola, quasi unicamente di sesso femminile, sono le cosidette "Norma", che non solo non possiedono tali capacità ma, di fatto, "interferiscono" con gli strumenti di uso comune. Per tale motivo, essere una "Norma" è un crimine che si paga con l'immediato esilio, comminato al momento della nascita. Inoltre, avere o addirittura nascondere una figlia Norma è altrettanto criminale e degno di stigma.

Per Angelise Ikaruga Misurugi, altezzosa erede al trono dell'Impero Misurugi, questa è (fermatemi!!) la "norma" (troppo tardi), che lei stessa si premura di rinforzare con tutta la sua autorità di futura Imperatrice... che non sarà mai, visto che, alla cerimonia di passaggio alla maggiore età, tutto l'impero scoprirà la sua natura di Norma, nascosta a lei stessa da una fitta rete di sotterfugi orditi dai genitori.

Ma se avete ancora dubbi, ve lo chiarisce la sigla iniziale.

Arrestata, accusata con i genitori di alto tradimento dal fratello minore, viene conseguentemente esiliata sull'Isola prigione Arzenal, ai confini del mondo, dove le Norma vengono impiegate come carne da cannone per fermare le periodiche invasioni di draghi mostruosi.

Destinata ad essere semplicemente un'altro pezzo di carne in attesa di essere dilaniato dalle fauci ed artigli dei draghi, Angelise, ora solo più Ange, scoprirà di essere compatibile con il Para-Mail (caccia trasformabile in robot) Vilkiss, una sorta di bara volante che solo un'altra pilota era riuscita a domare, e ci vorrà proprio poco, prima che la ex principessa ritorni ad esibire tutta la sua arroganza di fronte alle nuove compagne.

Da principessa a badass in pochi comodi passi.

E anche le tette, cosce e tutto quello che c'è in mezzo.

Insomma lo sforzo del soggettista è stato incrociare la classica storia della "caduta regale" con l'ormai dimenticato genere pulp WIP (Women In Prison), accantonato negli angoli bui di qualche televisione via cavo negli States ma periodicamente rievocato in Giappone da anime, manga e videogame (vedasi la serie Criminal Girls), insaporendo il tutto con rivalità da sorority alla giapponese (diciamo Jenny la tennista con meno vestiti, racchette e... ehr... palle), fantasy e mech trasformabili stilosi.

Per chi conosce l'animazione giapponese anche nei suoi meandri più oscuri... o più evidenti, a seconda di come la mettiamo, non sembra neanche tutta questa idea originale: non sono poche le serie anime ad aver deciso che le belle ragazze non hanno bisogno di abiti, se possono indossare un esoscheletro potenziato.

Ma mentre la quasi totalità di queste serie (cito a caso, per farvi del male: Infinite Stratos e Hundred), sono per la maggior parte del tempo causa di continue emorragie ai neuroni, in Cross Ange risalta la convinta, determinata, allegra e spudorata cialtronaggine con cui ogni singolo aspetto dell'opera viene destinato a far risaltare il carisma della protagonista e delle sue compagne galeotte.

Ragazze disperate…

Alla costruzione della perfetta "Princess Badass" si assoggetta ogni aspetto. Le scene drammatiche e quelle comiche, le scontate scene di bullismo tra detenute, le congiure da gineceo, le relazioni materne e figliali, gli amori sinceri e le tante sveltine. Uscite di scena drammatiche vengono resettate in virtù dello scribai della cofandina come fosse vicesindaco perché non si ha tempo da perdere e persino il fanservice e lo stesso pubblico sembrano costretti ad adeguarsi ad Ange, piuttosto che il contrario.

L'assunto di trovarsi di fronte ad un canonico prodotto di intrattenimento "maschilista" comincia a vacillare o, per lo meno, a sentirsi un po' a disagio nel momento in cui si realizza che i personaggi maschili di qualche rilievo, in tutta la serie, sono alla fine solo tre. Uno è il fratello cospiratore di Ange, che si scopre rapidamente essere un burattino manovrato, guarda un po', da una misteriosa "consigliera" dalle grandi capacità... persuasive. Il secondo è l'antagonista principale, le cui aspirazioni a creare un mondo guidato da "donne forti ed intelligenti" sono diventate immediatamente meme.

#credercitantissimo

Infine, l'ultimo, il supposto co-protagonista, viene relegato al ruolo di servo della gleba fin dal primo incontro e sarà destinato giocarsi la vita (letteralmente) prima di "vederla".

Alla faccia del machismo, insomma, viene chiarito abbastanza in fretta (e poi detto proprio esplicitamente a beneficio degli spettatori più lenti) che se in questo anime c'è un "Principe", si tratta di Ange, a cui si applica più che bene il discorso fatto ai tempi per Bayonetta e Juliet Starling: personaggi femminili che possono anche essere disegnati come meri oggetti sessuali ma che con ogni loro azione chiariscono e sottolineano il messaggio "non porto le tette per piacere A TE, le porto per piacere A ME!".

Infine, persino l'ossequio ad una qualche moralina di comodo, con cui le animazioni "escapiste" cercano spesso di nobilitarsi, viene accantonato pur di non depotenziare i personaggi: Ange inizia la sua storia da viziata principessa che maschera il suo carattere arrogante ed egocentrico e, dopo rovesci di fortuna e un sacco di ardue prove che aprono gli occhi sulle menzogne dietro cui spesso ci si nasconde, finisce la sua storia da viziata guerriera che NON maschera più il suo carattere arrogante ed egocentrico.

Una normalissima giornata nella vita di Princess Badass.

Questa, signori, è quella che chiamo "crescita del personaggio"!

In tutto questo, come premesso fin dall'inizio, i robottoni sono nient'altro che uno strumento per "pompare l'epica" con un po' di sano "metallo": aggraziati, stilosi e moderni fanno la loro figura e si permettono di azzardare qualche "caratterizzazione" (il Para-mail bianco brillante di Ange, quello rosso aggressivo della "frenemy" Hilda, quello nero del big-bad e quello pesantemente armato, a contrastare l'aspetto sbarazzino della "bambina prodigio" Vivian).

Partecipi del gioioso e cialtrone spasso che questa serie è stata, ma non protagonisti.

Ho visto Cross Ange qualche anno fa. Pasticciando con gli account, si dovrebbe trovare ancora su CrunchyRoll e, pagando una somma forse un pelino alta, vi potete accattare l’intero cofano di Blu-Ray in edizione USA con il 100% di censure assurde in meno su Amazon. Se si pensa che in Italia è arrivato ben di peggio, è un po’ un peccato che per questa piccola perla trash ci si debba rivolgere allo sconfinato mare del web.

Questo articolo è un’aggiunta postuma alla Cover Story dedicata all’arrivo di Neon Genesis Evangelion su Netflix e ai robottoni in generale, che potete trovare riassunta a questo indirizzo.

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