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La discoteca poco labirinto di Klang

La discoteca poco labirinto di Klang

Nato da un singolo uomo, tale Tinimations, Klang è un gioco indie che propone di integrare le meccaniche tipiche dei rhythm game più conosciuti con quelle dei cari vecchi platform d’azione. Ma non nella maniera con cui ci hanno provato altri titoli indipendenti come la serie bit.trip che, in due episodi, ha semplicemente portato più ritmo all’interno del variegato mondo degli endless runner: Klang infatti spinge più in là, inserendo il tutto in livelli non solo da saltare, ma anche da esplorare quasi come si fosse in un Super Mario. Certo, i livelli sono decisamente più compressi e gli elementi da rhythm game, che talvolta spezzano l’azione più zompereccia, si palesano anche in un forte orientamento alle leaderboard e agli high score.

L’idea di Klang di per sé è vincente. Quando la splendida colonna sonora si accompagna ai combattimenti e sottolinea salti e volteggi dell’eroe, magari mentre gli sfondi o i colpi avversari regalano flash e colori acidissimi, ci si esalta non poco. Merito anche dei brani in game, davvero ben realizzati e che spaziano, senza mai perdere di qualità, tra tamarrissimi drop di basso e più eleganti intermezzi da EDM rilassata. Tutta opera del buon bLiNd che, oltre ad alternare maiuscole e minuscole come un tredicenne alle prese con il nickname di MSN Messenger, ha messo sulla sua pagina Soundcloud tutta la OST pronta da ascoltare anche mentre siete al lavoro o in tangenziale. Viva la produttività e viva la sicurezza stradale!

Mi sento grande, come una città...

Mi sento grande, come una città...

Di incidenti mortali, però, ve ne capiteranno a iosa, in Klang. Complice il livello di difficoltà (per lo meno quello consigliato dall’autore) piuttosto altino, bastano una distrazione o un salto sbagliato per andare verso morte prematura. Il problema, però, è che talvolta quel “salto sbagliato” è causato da un level design non sempre ben calibrato, che può portare con sé morti quasi inevitabili. “Quasi”, perché ovviamente con le sconfitte si impara a prevedere che quel baratro dove si è caduti per trenta volte di fila - per fortuna i livelli più lunghi sono dotati di checkpoint - è proprio lì, pronto da essere oltrepassato se solo si sposta la traiettoria più a sinistra, nonostante la schermata non mostri alcun indizio nel merito. Ammetto che in più di un’occasione ho ragequittato per questo motivo: mi piacciono i giochi difficili ma solo quando sono giusti e, a volte, Klang non lo è.

E qui ho tirato bestemmie a ritmo di grancassa.

E qui ho tirato bestemmie a ritmo di grancassa.

Sarà poi colpa della brevità dei livelli, ma poche volte mi è capitato uno stage davvero memorabile lungo le mie partite. Si poteva forse osare un po’ di più, magari non relegando i momenti esplorativi solo alle deviazione in grado di sbloccare livelli e oggetti nascosti, ma rendendola parte più integrante della struttura del gioco al fianco di livelli invece più orientati agli high score. Boh, non saprei. Di certo, però, non voglio apparire nemmeno troppo critico nei confronti di un gioco che, pur con i suoi difetti, sa anche divertire e, per certi versi, appassionare. Perché Klang non è affatto un cattivo gioco. Però a volte finisce per starti sulle palle.

Ho giocato a Klang su Steam grazie a un codice di gioco fornitomi dallo sviluppatore. Ho goduto e bestemmiato per circa quattro ore, durante le quali ho anche trovato qualche passaggio segreto. Se vi va di provarlo, dotatevi di pad e buone cuffie. 

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