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Il Game Pass può fare anche cose buone

Il Game Pass può fare anche cose buone

Ed eccoci alla seconda parte di questo vaneggiamento dedicato al Game Pass. Lo chiamo vaneggiamento per fare il finto umile, in realtà è quanto di più intelligente potrete mai leggere in merito. Eravamo rimasti con i possibili aspetti negativi del mondo a misura di Microsoft ma sono convinto che, risparmio a parte, ce ne siano anche di potenzialmente positivi. E siccome il futuro non lo conosce nessuno, ciarlare delle possibilità è tutto quello che possiamo fare.

Giocatori migliori

Al momento esistono un paio di tipologie di videogiochi nel mercato. Noi, vecchi e annoiati, che compriamo cose diverse e ci lamentiamo di tutto e gli altri, la massa, che compra un gioco l’anno e fa fare i soldi veri alle software house. A chi deve camparci, ovviamente, noi piacciamo di meno ma guardando al futuro credo sia meglio formare un appassionato di videogiochi piuttosto che un giocatore di Destiny. Il Pass, quindi, può invertire la tendenza perché, a fronte di un prezzo di ingresso molto basso, può introdurre i giovani ad esperienze che prima non avrebbero mai scoperto. E non parlo solo degli indie, ma anche di generi diversi, giochi lontani dalle loro abitudini e che potrebbero, invece, diventare parte del loro futuro. Nel pass ci sono già per Call of Duty, perché mai dovrebbero rinunciare a prescindere a provare il resto? E magari scoprono che gli piace… e invitano gli amici… e decidono di comprare il seguito... .

Chiacchiere

Quando esce un The Last of Us 2 devi murarti vivo in casa per non incappare in spoiler a caso. La gente vuole parlarne, dirti cosa ha provato, mostrarti su twitter l’immagine del boss finale. E a me la chiacchiera videoludica piace. Solo che, nel corso dell’anno, gioco anche una miriade di titoli di cui mi piacerebbe parlare un sacco ma che non hanno un pubblico pronto all’ascolto. Giochi meravigliosi che raccontano storie incredibili e che se ne stanno muti nella mia libreria, considerati inutili solo perché non hanno avuto la fortuna, e spesso di fortuna si tratta, di avvicinare le attenzioni della stampa o dell’influencer di turno. Col Pass è tutto diverso. Magari li provano solo un pochino, magari qualcuno ne parla a sproposito, ma c’è un sacco di gente che prova piccoli capolavori e vuole discuterne. Mi sento molto meno solo ecco.

Giochi diversi

La volta scorsa vi dicevo di come il modello pass possa portare a derive nocive per la qualità dei videogiochi e quindi per l’utenza. Dicevo, però, che si tratta di una possibilità, non affatto inevitabile, e infatti la situazione può volgere anche al meglio. Non dovendo preoccuparsi di sgomitare sugli scaffali per l’attenzione del pubblico, gli autori potranno permettersi il lusso di provare tipologie di esperienze diverse da quelle attuali. Nei pass, vedi Netflix, non devi per forza piacere a tutti, ma solo a un numero sufficiente di giocatori. Se prima era impossibile vendersi senza promettere millemila ore di gioco in copertina, ora puoi trovare un pubblico, magari più piccolo, disposto ad apprezzare videogiochi da sette o otto ore. Perché sono vecchi, hanno figli magari, o perché poi devono tornare a giocare a Call of Duty. Non tutti dovranno essere battle royale o morte, perché si è parte di una famiglia e ognuno può provare a fare quello in cui riesce meglio. Puoi anche provare a trattare temi inusuali perché non devi per forza vendere sia al tredicenne che al cinquantenne. Forse potrebbero nascere davvero i videgiochi per adulti.

Democratizzazione

E fatemele dire due parole anche sul vil denaro. Io col Pass risparmio tanto, è un fatto, ma è anche entusiasmante pensare che tanti ragazzi potranno accedere in futuro ai videogiochi che non potevano permettersi. Da ragazzino sono stato costretto a fare delle scelte, a volte dovevo limitarmi a guardare, ed è fantastico vedere i miei nipoti e i loro amici che invece possono avere tutto quello che vogliono, o quasi. Perché amo i videgiochi ed è bello che li amino tutti. Sopratutto se non vengono più a chiedermeli in prestito.

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Febbraio 1982: Primi brividi videoludici | Old!

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