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eXistenZ #18 – Mortal Kombat: Legacy II

eXistenZ #18 – Mortal Kombat: Legacy II

eXistenZ è la nostra rubrica in cui si chiacchiera del rapporto fra videogiochi e cinema, infilandoci in mezzo anche po' qualsiasi altra cosa ci passi per la testa e sia anche solo vagamente attinente. Si chiama eXistenZ perché quell'altro film di Cronenberg ce lo siamo bruciato e perché a dirla tutta è questo quello che parla proprio di videogiochi.

Lo scorso febbraio, ho parlato qua dentro di Mortal Kombat: Rebirth e della prima stagione di Mortal Kombat: Legacy, sfruttando come gancio il fatto che era uscito il trailer per la seconda annata. Più o meno otto mesi dopo, la seconda stagione si è manifestata su YouTube, nel canale di Machinima, tutta in una botta, così, come se niente fosse. E com'è? Eh, intanto ve la metto qua sotto, così, casomai non l'aveste vista, potete guardare e giudicare da soli. Poi vediamo.

Dunque la seconda stagione, come annunciato, riprende quanto fatto nel corso della prima, soprattutto per ciò che concerne il taglio cupo e sanguinario, ma spinge anche con maggior decisione verso il surreale, la gente in costume e le mosse speciali, giustificando il tutto con una trovata narrativa che ha un po' il sapore del “Oh, che volete che vi dica?” D'altra parte, puoi girarci attorno quanto ti pare, ma rimane il fatto che in una serie su Mortal Kombat bisogna arrivare a mostrare i mondi bizzarri, le mosse segrete e i personaggi assurdi. Altrimenti stai facendo un'altra cosa, e allora a che ti serve chiamarlo Mortal Kombat?

I problemi di questa seconda stagione, infatti, non stanno assolutamente nella svolta meno “realistica”, che al massimo può essere fastidiosa per chi appunto non vi è interessato. Ma parliamo prima dei pregi, a cominciare dal budget leggermente più alto, che si vede senza il minimo dubbio, soprattutto nelle parti ambientate sulla Terra, dall look davvero azzeccato e che da solo riesce a dare al tutto un'aria molto più solida e professionale, quasi da produzione di spessore. Quando si passa nelle terre di Shang Tsung e compagni, le cose vanno un po' peggio, perché alla fin fine ci si ritrova a vedere gente che combatte in mezzo ai prati, con giusto qualche complemento d'arredo sanguinario a far da contorno.

Mark Dacascos ha dichiarato che i suoi figli gli fanno il culo a Mortal Kombat.

Mark Dacascos ha dichiarato che i suoi figli gli fanno il culo a Mortal Kombat.

Sul fronte del cast, le novità danno sulle prime sensazioni strane per i personaggi che han cambiato volto, ma si rivelano quasi tutte parecchio azzeccate, con l'esclusione di un Raiden che davvero ci ha perso tantissimo e di praticamente qualunque comparsa: tanto i protagonisti fanno il loro dignitoso dovere, quanto chiunque altro appaia – specialmente negli episodi ambientati nell'antico Giappone – è impresentabile. Complessivamente, però, ripeto, le novità fanno decisamente il loro, con un Casper Van Dien sorprendentemente azzeccato nel fare lo scemo e la tripletta dagli occhi a mandorla attorno a cui ruota lo snodo principale del racconto che funziona benissimo. Brian Tee è un Liu Kang “nuovo” e molto azzeccato, che esprime bene la furia di questo personaggio reinterpretato in versione “Mishima Dark”, Mark Dacascos mette tutta la sua esperienza al servizio di Kung Lao e Cary Tagawa regala uno Shang Tsung molto meno sopra le righe di quello che aveva interpretato nel primo film di Paul W.S. Anderson ma ottimo per le esigenze di Mortal Kombat: Legacy.

La storia che ruota attorno a questi tre personaggi non è nulla di particolarmente originale, ma funziona, riesce comunque a omaggiare brevemente il vecchio Mortal Kombat più caciarone, addirittura giustificandone l'abbandono, e va a chiudere la stagione con un cliffhanger che certamente mette addosso voglia di andare avanti. Il problema è che i vari episodi danno molto più spazio al resto e il resto non è troppo all'altezza. La prima stagione era strutturata secondo una serie di racconti autoconclusivi, che introducevano di volta in volta i vari personaggi. Alcuni funzionavano, altri meno, ma il meccanismo aveva senso. Questa seconda annata prova a puntare su un racconto più organico, ma senza rinunciare a una struttura che si concentra mano a mano sui vari protagonisti e oltretutto realizzando “episodi” per modo di dire che hanno molto più il sapore di un film unico, spezzettato in punti un po' a caso per ottenere la divisione in episodi.

Inoltre, visti i collegamenti stretti con quanto raccontato un anno fa, lascia un po' di amaro in bocca l'abbandono totale di alcuni personaggi. Se Cyrax e Sektor, probabilmente, non li rimpiange nessuno, veder svanire nel nulla Jax, Sonya Blade e Kano, dopo che erano stati protagonisti di ben due episodi, con uno Stryker dal volto cambiato come unico sopravvissuto, è un po' un peccato. Ma si passerebbe sopra anche a questo se non fosse che il mix fra racconto unico e singoli micro-episodi non funziona nel migliore dei modi. La verità è che Mortal Kombat: Legacy II è la storia di Liu Kang e Kung Lao. Gli altri personaggi fanno da contorno e ritrovarsi con interi episodi a loro dedicati non è il massimo, soprattutto quando poi non sono particolarmente riusciti.

Cheese!

Cheese!

Il conflitto fra Sub Zero e Scorpion, tutto sommato, costruisce abbastanza bene su quanto fatto l'anno scorso, ma il tanto atteso combattimento è un po' una delusione, nonostante il gran finale. Tutto sommato, però, c'è il potenziale per andare avanti in maniera sfiziosa, soprattutto ora che ci siamo levati dalle palle le sezioni ambientate nel passato con le comparse raccattate per strada. Va anche peggio per Kitana e Mileena, che fondamentalmente han detto tutto quel che avevano da dire nel loro doppio episodio della prima stagione e qui servono a poco o nulla, per quanto il loro combattimento sia gradevole. Abbastanza male, infine, l'episodio dedicato a Kenshi, anche lui circondato da comparse patetiche e messo contro un avversario impresentabile. Tiene in piedi la baracca a colpi di carisma e tutto sommato il combattimento ha i suoi bei momenti da nerdaggine videoludica, ma insomma. Se poi aggiungiamo certe scelte di sceneggiatura discutibili, tra flashback riciclati e un combattimento che viene sostanzialmente mostrato due volte senza alcun motivo sensato, c'è parecchio da storcere il naso.

E insomma, alla fine è tutto riassumibile in una parola, che è per l'appunto “insomma”. La seconda stagione di Mortal Kombat: Legacy non è brutta, ha i suoi momenti, qualche combattimento azzeccato e alcuni personaggi che funzionano. La rielaborazione brutale della mitologia dei videogiochi continua a funzionare bene e il potenziale per una terza stagione più compiuta c'è sicuramente. Non tutto, però, va come dovrebbe, il meccanismo seriale non è sfruttato a dovere e c'è un po' la sensazione che Tancharoen, per la smania di inserire più personaggi possibile, abbia un po' esagerato. Detto questo, oh, è gratis, ha i suoi momenti, si guarda tutta nel giro di un'oretta... di che ci lamentiamo?

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