La battaglia di Hacksaw Ridge: bentornato, Mel
La battaglia di Hacksaw Ridge racconta la storia, vera ma ovviamente romanzata, di Desmond Doss, primo (e quasi unico) obiettore di coscienza a ricevere la medaglia d'onore, fiero credente nella propria religione e convinto di dover dare il suo contributo durante la Seconda Guerra Mondiale, ma deciso a non impugnare mezza arma e a non uccidere nessuno. Condotti dalla mano di Mel Gibson, regista che, diciamocelo, ci mancava un sacco, seguiamo i suoi primi anni di vita, la sua lotta per far accettare le proprie convinzioni e il ruolo che si è scelto nel contesto militare, fino poi alla discesa in campo nel Pacifico, nella parte di conflitto che si è svolta ad Okinawa. Ed è lì che il film esplode, mettendo in scena la guerra in maniera clamorosa, lasciandoti a bocca aperta, spiazzato e senza parole, di fronte alla roba pazzesca, pazzesca, pazzesca, che ha fatto Desmond Doss.
Insomma, è il film che ci si aspetta da Mel: classico, romantico, esasperato, intriso di testo religioso, coi riferimenti cristologici che escono dalle fottute pareti, scritto in maniera semplice e diretta, convintissimo di quel che racconta ma senza mai trasformarlo in predicozzo, magari a tratti anche stucchevole, sicuramente uscito da un'altra epoca, nella sua retorica e nel suo melodramma, ma clamoroso per come mette in scena quella seconda parte a base di fuoco, sabbia, fango, piombo e sangue, pazzesco per la forza espressiva, dinamica, brutale, violenta con cui racconta la guerra e l'impresa folle del suo protagonista. Esagerato, nonostante, per paradosso, alcuni fra gli aspetti più assurdi della vicenda di Doss siano stati eliminati perché erano loro a sembrare esagerati. Rendiamoci conto: quello ha fatto cose che sembravano troppo esasperate per un film diretto dalla deligatissima mano di Mel Gibson.
E quindi? E quindi Hacksaw Ridge è un gran bel film, oltre che una prova spettacolare di un regista che dieci anni dopo la sua ultima prova, con in mezzo le faccende che sappiamo e l'oblio dei filmetti indipendenti e dei ruoli di supporto, non ha perso neanche un pizzico di smalto e rifila schiaffi in ogni direzione. Non è cinema per tutti, anzi, il suo puntare sulla retorica, sul melodramma, sulla violenza, può respingere in maniera netta, ma c'è una gran capacità di controllarsi, di non eccedere su nessun fronte, di fermarsi proprio lì quando starebbe per esagerare. Anzi, Mel ha anche la capacità di non eccedere nel suo sostegno e nella sua ammirazione per il protagonista, dipingendo sempre gli antagonisti come esseri umani con delle ragioni, magari personaggi semplici ma mai macchiette. E soprattutto c'è una seconda metà di film semplicemente pazzesca per potenza della messa in scena e forza emotiva, una roba che riempie lo schermo, gli occhi e il cuore. Bravo Mel.
L'ho visto, glom, quasi due mesi fa. Come vola, il tempo, quando ci si diverte e quando le uscite al cinema sono sfasatissime fra i paesi. In Italia esce questa settimana. Volate al cinema!