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Outcast SOTY 2016

Ed eccoci al gran finale degli OTY 2016 di Outcast, prima edizione dei premi che non avete chiesto ma vi meritavate. Dopo la nostra selezione di videogiochi e quella dedicata ai film, oggi, le teste bacate degli outcazzari vi propongono una raffica di serie TV fra le migliori che hanno visto la luce lo scorso anno. Alcune scelte, inutile negarlo, sono di una banalità scorcentante, ma qualche tesoro nascosto c'è. Forse.

Buona lettura e buon anno!

Ferruccio Cinquemani

Black Mirror, che ve lo dico a fare? C'era il rischio che Black Mirror facesse la fine della serie fittizia di Episodes, in cui una serie britannica di qualità viene corrotta dai soldi, dalla necessità di sfornare un numero consistente di episodi e dall'imbecillità hollywoodiana. E invece Charlie Brooker ha tirato fuori la stagione più ricca, varia - in termini di trame ma anche di punti di vista e mood - e spaccaculi di sempre. Non si è perso niente rispetto alle prime due stagioni e si è guadagnato tanto in termini di valori di produzione e stile. Per il resto, BM è la solita (?) distopia dal cuore umanista sotto il cinismo, il Ai Confini della Realtà del nuovo millennio, il passatempo decadente di una società che adora vedere l'apocalisse declinata in ogni possibile permutazione. E poi in una puntata c'è il padre di un compagno di scuola di mio figlio che interpreta il capo dell'azienda che fa api robot, e sta cosa mi ha sorpreso abbastanza.

Marco Mottura

La sesta stagione di Il trono di spade (che rimane il mio serial preferito di diverse lunghezze) è stata eccellente, e ho apprezzato tantissimo anche il ritorno di Black Mirror (altro mio feticcio mica male). Ciò detto, non posso non premiare Stranger Things: la serie Netflix ha saputo cavalcare alla grandissima il fattore nostalgia per gli anni '80 - tra synth, walkie-talkie, strizzatine d'occhio alla Amblin che fu e nerdate varie - e sembra essere stata creata apposta per parlare a me e a quelli come me. Senza contare che è diventata in un lampo un autentico instant classic, come succede mediamente solo ai grandissimi. Aggiungo fra l'altro che io l'avrei pure finita così, perché a mio gusto le vicende di Eleven e Dustin potevano pure considerarsi tranquillamente chiuse e compiute, ma i Duffer vogliono approfondire, quindi si rimane comunque volentieri in ascolto. Così scopriamo quanto è profonda la tana del Demogorgone (semi-cit).

Stefano Talarico

Bojack Horseman, perché, come dico qui, “Ancora una volta, nonostante l’inettitudine e l’apparente staticità della sua figura centrale, la forza straordinaria della serie è proprio quella del suo protagonista, capace di un’umanità di fondo che non può che attrarci per i motivi più sbagliati. Tutti noi sappiamo che non può cambiare e soprattutto che non vuole farlo, perché nonostante le occasioni, le false speranze, la fiducia malriposta di chi gli sta attorno e le sorprese inaspettate che Hollywoo continua a riservargli, BoJack Horseman rimarrà sempre lo stesso insopportabile coglione. E noi continueremo ad aspettarlo come si fa con gli amanti migliori.”

Vincenzo Aversa

Mi piacerebbe tanto fare il figo e premiare The Young Pope per il suo tratto autoriale e un pizzico di campanilismo ma dalla seconda stagione di Narcos mi aspettavo pochissimo, sembravano davvero aver sprecato troppo potenziale nella prima annata, e invece mi hanno stupito con la stessa formula ma scavando ancora più a fondo in un personaggio, Escobar, che schizza schizofrenico tra il bene e il male, costringendo lo spettatore a domandarsi continuamente con chi stare.

Andrea Giongiani

Doctor Who. Neanche dico il motivo. Mi limito a un aneddoto. Mi guardai il primo episodio della prima stagione moderna (insomma, il nono dottore) con un sopracciglio inarcato e un “ma che è sta cazzata” in canna. Decisi di dargli una chance in più. Tempo quattro, cinque episodi e niente: migliore serie evah per quel che mi riguarda. Più di MacGyver.

Fabio Di Felice

Stranger Things, che probabilmente non è la più bella (con una stagione di Il trono di spade come quella appena passata e con la seconda di Narcos era difficile scegliere), ma è la prima che mi è venuta in mente. Perché è stata una novità graditissima e perché mi ha fatto tornare bambino per tutti gli episodi.

 

Alessandro De Luca

Sono indeciso tra Stranger Things e Westworld, meritevolissime entrambe per motivi diversi. Stranger Things mi ha ridato quel genere che adoro così tanto, le avventure di ragazzini alla I Goonies. Westworld è fantascienza di qualità, complessa e coinvolgente sotto tutti i punti di vista.

 

Giuseppe Colaneri

Nel mondo in cui Narcos 2 è la solita conferma, mi butto su Stranger Things perché l'ho divorata. Ho persino adorato il citazionismo anni Ottanta, nonostante sia solitamente allergico a certe robe. Certo, la Ryder e la sua voce superfastidiosa ci hanno provato, a farmi odiare le avventure dei quattro bambinetti in bicicletta, che fa tanto "noi siamo gli intoccabili e voi ci avete rotto". Ma molto meglio, per fortuna.

Natale Ciappina

Se dovessi fare una scelta ragionata, vi direi che la migliore serie TV del 2016 è stata la prima stagione di American Crime Story. Interpretazione, regia, tematiche; Ryan Murphy è riuscito a far raggiungere l'apice in ogni componente di questa sua ultima creazione. Eppure, per quello che conta, preferisco fare una scelta di cuore, premiando la quarta stagione The Americans, una serie TV passata spesso ingiustamente sottotraccia. Questo perché, seppur nella sua canonicità, il prodotto FX è riuscito a dire qualcosa di nuovo in questo fin troppo stereotipato mondo seriale; pochi personaggi ed un fitto intreccio di trame e sottotrame. Un'essenzialità che The Americans ha tramutato in virtù, migliorandosi stagione dopo stagione, fino a questa quarta, in onda proprio in questi giorni su Fox Italia, che parte fortissimo, continua ancora meglio e poi, quasi sul finire, frena, quasi a farti pregustare quello che lo spettatore vedrà la stagione successiva.

Andrea Maderna

La serie nuova che ho preferito nel 2016, chiaramente fra quelle che ho visto, è nettamente The Night Of. Però la roba televisiva che più ho amato, fra quelle trasmesse (in Italia) nel 2016, è nettamente (la sesta stagione di) Justified, una vera bomba che non è tornata forse alle vette maggiori toccate da Raylan Givens ma ha chiuso in maniera meravigliosa una serie fra le più belle del decennio. Ah, se allarghiamo il discorso al di fuori del 2016, quest'anno ho recuperato la bellissima Show Me a Hero e quella bomba di Louie, che soprattutto nella sua quarta stagione è fuori dal mondo. Fine.

Danilo Dellafrana

Le serie TV mi fanno generalmente sbadigliare durissimo; non riesco a mantenere forte, gentile e tonica l'attenzione per tot puntate, dilazionate in chissà quanto tempo. Mio limite, ci sta. Però Westworld mi ha stregato. Sarà che il film del 1973 figura tra le esperienze cinematografiche più importanti della mia vita, sarà che Anthony Hopkins ti fa accapponare la pelle quando va in modalità Hannibal Lecter (è un po' il suo Super Saiyan), ma ho atteso ogni nuovo episodio come un tossico. Westworld è stata quella cosa bellissima che ha trasformato i miei lunedì da "Voglio morire male" a "Daje che stasera mi spacco davanti alla TV". Finalmente un motivo valido per restare in vita fino al 2018, in attesa della seconda stagione.

Davide Moretto

Scoperta grazie ad un intervento di giopep in un Tentacolo Viola, Penny Dreadful è stata una vera rivelazione. Una serie ad altissimo rischio di puttanata cosmica è stata invece un viaggio bellissimo in un universo fantastico, palesemente ispirato al geniale La lega degli uomini straordinari di Moore (IL FUMETTO, non quella sciorda di film). Un cast azzeccatissimo, da una satanica ma dolcissima Eva Green a un redivivo Timothy Dalton, in cui anche gli altri personaggi, a volte sopra le righe, a volte malinconicamente drammatici, riescono a portare avanti una serie di intrecci sempre contestualizzati e verosimili. Incredibilmente, pur trattandosi dei “mostri” per eccellenza della letteratura gotica, tutto funziona quasi alla perfezione. Penny Dreadful ha chiuso con la terza stagione, andata in onda questa estate, ed è giusto così. Si dice che le cose belle finiscono presto e forse un’ultima stagione era fattibile, ma almeno così il sipario si è chiuso con il pubblico ancora in piedi ad applaudire e non ammorbato da troppe stagioni inutili.

Erik Pede

The Grand Tour, sicuramente. Non è un telefilm (sì, lo so che non si chiamano più così), ma è comunque una serie ed è una vera meraviglia, in particolare per chi desidera sganasciarsi dal ridere in compagnia di tre fantastici fregnoni. In pratica è la vera ragion d'essere del servizio video di Amazon. Non siete d'accordo? Su questa terribile delusione, chiudo il mio intervento...

Alberto Torgano

Su questo non ho dubbi, Rick & Morty tutta la vita per tutte le vite. Rick & Morty è una sere sci-fi che in puntate di 20 minuti racconta argomenti complessi tipo dimensioni multiple, clonazione, alieni, viaggi temporali e molti altri sci-fi trope molto, ma molto, ma davvero molto meglio di quanto facciano intere stagioni di altre serie. Chiunque ami la fantascienza non può esimersi dal guardare questa serie, seriously. L'unico difetto è che le due stagioni disponibili su Netflix al momento sono relativamente corte.

Tatiana Saggioro

Sono stata combattuta fino all'ultimo, in bilico fra l'inevitabile epilogo di un Pablo Escobar magistralmente interpretato da un immenso Wagner Moura in Narcos 2 e Westworld. Alla fine ho scelto la serie TV scritta dal Nolan bello e consorte. Mi rendo conto benissimo che Westworld ha qualche difetto in più rispetto alla serie creata da Chris Brancato, Carlo Bernard e Doug Miro per Netflix, ma è quella che mi ha "diversamente" coinvolto. Non solo ha un cast meraviglioso, dove su tutti svetta un incredibile Anthony Hopkins (il quale però, come Moura, non è neppure stato candidato ai Golden Globe), a cui si affiancano altri due mostri di bravura come Thandie Newton e Jeffrey Wright, ma era dai tempi di Lost che non mi accadeva di venir così coinvolta dalla trama e da quella foga, nonché necessità, di condividere teorie e speculazioni. Dopo la visione, fiondarsi su Reddit o andare a confrontarsi con gli altri spettatori-teorizzatori, era ormai diventato un rito. Westworld ha una sua dimensione "social" che trascende la serie TV. Inoltre, nonostante si tratti di robot, è difficile non restare coinvolte dai personaggi di Dolores e Maeve. Sicuramente qui gioca la componente femminile ma non è un caso che le due donne siano al centro del labirinto. In più, c'è anche una componente affettiva: Yul Brynner, ne Il mondo dei robot, ha turbato i miei sonni di molti, moltissimi eoni fa…

Stefano Castelli

Non ho ancora visto Westworld o The Man in the High Castle ma il cuore mi è comunque stato rapito dai ragazzini anni '80 di Stranger Things. Sarà pure studiata a tavolino per strizzare l'occhio a chi apprezza i film di quegli anni e si è comprato i blu ray de I Goonies, Navigator e di Explorers, ma 'sto occhio lo strizza così bene da risultare adorabile. Per contro, Netflix mi ha praticamente costretto a una maratona casalinga forzata di Una Mamma per Amica ("E che vuoi, che mi veda il revival senza aver ripassato tutto il resto?"), per cui assegno il premio alla sua serie sorridendo ed emettendo un sibilante "faaanculoooo..." dai denti.

Alessandro Billeri

Tra le serie "già iniziate", sicuramente la sesta stagione de Il trono di spade è stata impressionante. Una splendida sorpresa è stata Strangers Things. Ma LA serie dell'anno per me è quella che fissa nuovi parametri narrativi: Westworld. Un'emozione lunga dieci splendide puntate, inframezzate da settimane di masturbazioni cerebrali. E, nonostante questo, riesce ad essere in qualche modo "esaustiva" sulla maggior parte delle domande che ha fatto porre ai propri spettatori e comunque apre tanti nuovi scenari. Veramente da dieci e lode. Serie così se ne vedono una ogni cinque anni.

Lorenzo Antonelli

Sarei tentato di citare - così come fan tutti - Strangers Things, che è bella bella… o Westworld… o ancora meglio The Ranch (cazzo volete, oh?)… e invece mi sono appena ricordato di essermi ricordato che la quarta stagione di House of Cards è del 2016. Ma, soprattutto, ho guardato tutte le quattro stagioni nel 2016, iniziando con la prima durante la scorsa GDC. E mi stupisco di me, che le robe politiche/presidenziali mi annoiano terribilmente… Ma forse è il mio corpo che (ormai) cambia, invecchia e non si annoia più: ho appena incominciato Designated Survivor… che è pure fregna! Vote for Trump!

Elena Avesani

Billions. Attori di calibro e dialoghi serrati, personaggi pieni di sfumature, nessuno è il buono, nessuno è il cattivo. Mi sa tanto che è l'unica serie dell'anno che non mi ha annoiato verso metà stagione. Scritta molto bene, 'sta serie prodotta da Showtime ogni tanto esagera nel concedersi tecnicismi economici e legali (del resto è scritta anche da un giornalista del settore), quindi guardandola in inglese, alcune finezze scivolano via. Non vi dico neanche se ci sarà o meno una seconda stagione.

Tommaso De Benetti

Baro nuovamente e dico The Leftovers seconda stagione, che è uscita in realtà nel 2015. Mi è piaciuta perché, pur essendo lungi dall'essere perfetta, fa una cosa che poche serie fanno: non si focalizza sull'evento misterioso ma sulle conseguenze per quelli che non ne sono stati interessati. Prende a piene mani da Lynch, a volte si inerpica in derive narrative completamente fuori di testa e costruisce personaggi e situazioni davvero imprevedibili. Può essere pure visto come un difetto, ma ho apprezzato lo sforzo di avere una personalità che non rispecchia le aspettative. Di serie strettamente 2016, la seconda stagione di Narcos, che piagherà la fama della Colombia come Il padrino ha piagato quella dell'Italia per decenni. Che poi, a dirla tutta, a me Escobar stava anche simpatico. Chiudo con una serie fatta con due soldi ma che mi ha divertito: Preacher. Se uno può accettare che ha poco a che fare con il fumetto, ho trovato l'adattamento ben fatto, divertente e con molti momenti WTF.

Luca Galliano

Dirk Gently's Holistic Detective Agency. È divertente, è veloce ed è recitato bene. Probabilmente non passerà alla storia tra le serie televisive più significative del decennio ma le otto puntate da cui è composta la prima stagione scorrono via che è una bellezza e lasciano un bel senso caldo di soddisfazione e felicità nel pancino.

 

Davide Mancini

In un anno ricco di serie TV, sarebbe scontato scegliere una di quelle più affini al mio background culturale: Westworld, Stranger Things e l'ultima stagione de Il trono di spade restano prodotti che mi hanno fatto esplodere il cervello, ma voglio premiare il mio "underdog" personale, ovvero The Young Pope. Sorrentino non mi ha mai fatto davvero impazzire, per quanto alcune cifre del suo linguaggio estetico mi solletichino abbastanza, e ho cominciato a guardare la serie per pura curiosità. Il mix di niente vestito bene e distopia religiosa mi ha rapidamente conquistato: la storia di Lenny Belardo è un racconto iperbolico che esplode in visioni assurde, immagini irriverenti e funziona soprattutto grazie al carisma di Jude Law. Inizialmente sembra andare totalmente per i campi, però poi il puzzle si compone e si intravede un disegno a tratti folle, a tratti paraculo. Capisco chi ha "ragequittato", eppure su di me ha esercitato un magnetismo totale.

Marco Esposto

Stranger Things. Se l'è combattuta con Westworld, che è arrivata all'ultimo, ma se devo pensare all'intero anno è stata quella, la serie. Gli anni '80, quella musica lì, quelle atmosfere là... io sono nato alla fine degli anni Ottanta, quindi non li ho vissuti, ma dire che quell'epoca (anzi quell'immaginario di epoca, chiariamolo, perchè è quello con cui siamo cresciuti noi bimbetti degli anni Novanta, a suon di repliche sulla TV) non mi streghi ogni volta sarebbe quantomeno mendace (va che parole che tiro fuori). Poi, oh, ha delle performance attoriali del gruppo dei bimbi, soprattutto della piccola Millie Bobby Brown (che si mangia molti attoroni strapagati), una storia che appassiona, quei momenti tra il nostalgico e l'horror classico... se non l'avete vista potreste meritarvi brutti epiteti. Se non la conoscete, recuperatela subito, tanto sta su Netflix: se ce l'avete, bene, altrimenti il modo di fare la prova gratuita lo trovate di sicuro. E poi son solo otto puntate, uno di quei pregi non da poco dei serial moderni. Capisco che poi ci siano quelli che dicono: “Ma guardatevi la roba anni '80, piuttosto che quella che la scimmiotta”, e su certe cose han pure ragione, forse, chi lo sa. Ma Stranger Things fa questo solo in superficie: sotto c'è un racconto scritto e girato nel modo giusto, ambientabile in qualsiasi epoca, che con quel gusto retrò (che, ovvio, si ripercuote anche su alcune inquadrature, battute, scenette, ecc) non fa che prendere soltanto spunti (e, perché no, invoglia a scoprire o riscoprire molta roba a cui si ispira). Mica è quella merda di Kung Fury.

BONUS!
Ma qualcosa da leggere, direte voi? Ve la butto lì, dato che non sono un divoratore di libri ma al contrario vivo di fumetti: Panini Comics ha finito quest'anno di pubblicare tutto il pubblicabile di Miracleman, in albetti spillati, per passare poi alle raccolte in volume. Parla di supereroi. Anzi, di superuomini. Un Watchmen prima di Watchmen, che pare un trattato filosofico su cosa sia l'uomo e su cosa possa essere il Dio fatto uomo. Idealmente diviso in tre “età”, il progetto partì in mano ad Alan Moore per la prima, proseguì con Neil Gaiman per la seconda, poi si interruppe e presto continuerà nell'inedita terza era, sempre per mano di Gaiman. Moore e Gaiman, devo davvero convincervi con qualcos'altro? E niente, questa è stata la mia lettura del 2016, mi sento quindi di consigliarvela. Baci, abbracci e buon anno!

Francesco Fossetti

In verità ho trovato il 2016 abbastanza deludente, sul fronte delle serie TV. Il trono di spade si è ripreso ma ormai sono lontani i fasti delle prime stagioni, Black Mirror ha buttato alle ortiche due stagioni memorabili con storielle di seconda categoria, Stranger Things è OK. Non di più, dai: è una cosa vista e rivista, lineare, senza strepiti, tutta basata sulle dolci nostalgie di chi ha superato i trenta. Funziona, ma non è un capolavoro. Westworld ti fa esplodere il cervello; bellissima l'idea, meraviglioso l'intreccio, però ho quel sudorino freddo che avevo anche alla fine della seconda di Lost. Quindi vediamo. Insomma, nulla di particolare da segnalare. Quindi baro: le due stagioni di Rick & Morty sono uscite in Italia nel 2016. Caustiche, scorrette, originali, esagerate: ogni episodio è più assurdo dell'altro, in un continuo rilancio di situazioni che ridefiniscono il concetto di surreale. Imperdibili.