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L'evoluzione del Ragno: i cartoni animati dal 2000 a oggi

Amici col lanciaragnatele, la cavalcata nell’animazione ragnasca continua da dove si era interrotta (andate qui a ripassare, nel caso), con il 2000 che lampeggia sugli orologi e i cinema che si riempiono di film sui supereroi. Ci sono gli X-Men e c’è Spider-Man, che dopo il botto del primo film si prepara al secondo round (e pure dei film ne abbiamo parlato!). In accompagnamento, ecco che la Marvel prova a creare un piccolo universo condiviso animato. Se i diritti per i film sono sparsi, nei cartoni la libertà è totale, no?

Arriva quindi Spider-Man: The New Animated Series. Targata 2003, si propone come collegamento fra il primo film di Raimi e il secondo, che sarebbe arrivato l’anno dopo. Nel frattempo è uscito Daredevil al cinema ed ecco che nella serie compare il Kingpin di colore del gigante buono Michael Clarke Duncan (che, oltre a interpretarlo nel film, doppia Kingpin nella serie). Film separati, vietato fare riferimenti, si diceva, e appunto ecco la soluzione: l’animazione. I toni della serie ci stavano, diciamolo subito, erano piuttosto seri e forse si può dire sia stata la serie più dark del ragnetto. Il problema, soprattutto per il sottoscritto, era l’animazione. La serie era realizzata totalmente in digitale, uno di quelli invecchiati pochi istanti dopo la messa in onda, ma roba che, finita la sigla, erano già passati dieci anni di tecniche d’animazione. In Italia passò su MTV, non la vide nessuno. Ma in generale nel mondo, pare non l’abbia vista nessuno, tanto da convincere Marvel a fermare qualsiasi nuova stagione. Agevoliamo la sigla, che fa tanto tie-in su console a 128 bit.

Passata l’idea del 3D (ma ripeto, provate a dargli un occhio, che tutto sommato la scrittura c’era, in questa serie), arriviamo al 2008, quando i film di Raimi sono già storia e i Marvel Studios si preparano a conquistare l’universo intero. Mischiando l’Uomo Ragno classico e le storie dell’universo Ultimate, ecco che prende vita The Spectacular Spider-Man. Considerata da molti come una fra le migliori serie animate di Spider-Man, fra l’altro, spesso a contendersi il trono con The Animated Series. Personalmente, ritengo che perda eccome il confronto, pur riconoscendole un dignitoso secondo posto.

Siamo proprio dalle parti di Ditko, Lee e Romita: Peter liceale, il morso del ragno, la morte di Zio Ben. E la corte di cento ragazze tutte insieme. mentre si destreggia tra studio e lavoro come freelance presso il Daily Bugle. Due stagioni, ventisei puntate, un senso di inizio e di fine che la rendono ottima per un binge watching. La prima stagione si concentra sulla genesi e sconfitta dei Sinistri Sei, la seconda su Goblin e sulla lotta criminale di New York, che già era partita nella prima serie. La cosa che a me fa più storcere il naso e gli fa perdere moltissimi punti è lo stile di disegno, che tentava all’epoca in tutti i modi di acchiappare un pubblico più giovane, figlio degli spigoli di Cartoon Newtork, possano morire nelle fiamme infernali. Ma anche per tirare dentro i giappo-fan, che negli anni 2000 hanno totalmente abbracciato l’oriente. L’animazione, però, era molto buona, idem i dialoghi, e idem le musiche, a partire dall’introduzione.

Esplodono i Marvel Studios, ma Spider-Man non può unirsi alla festa per problemi di diritti, ancora in mano a Sony. Marvel si butta sui cartoni per mostrare al mondo quanto sarebbe meglio il Ragno in compagnia degli altri personaggi della Casa delle Idee. È il 2012, gli Avengers esplodono in sala, Ultimate Spider-Man debutta in TV. Non ho visto tutti e centoquattro (minchia!) gli episodi delle quattro stagioni di questa serie, proprio non ce l’ho fatta. Ho cercato comunque di seguirne l’evoluzione, da quando ha cambiato titolo con la terza (Ultimate Spider-Man: Web Warriors) e con la quarta (Ultimate Spider-Man contro i Sinistri Sei). Come detto, per fare il verso al cinema è necessario il bordello. Quindi ecco ispirazioni di massima ai fumetti Ultimate, ma subito nel calderone ci buttano Nick Fury, che contatta uno Spider-Man già da un anno immerso nelle sue avventure. Giovane, quindi, ma con quel minimo di esperienza per farlo entrare nello S.H.I.E.L.D.

La serie ha toni via via sempre più demenziali, con un Peter Parker che sembra quasi Deadpool, con continue battute anche nei momenti più seri e terribili sfondamenti della quarta parete. Spider-Man smette in fretta di agire da solo, come a cercare a tutti i costi di avere una squadra anche qui. E infatti ecco Nova, Daredevil, Iron Fist, Luke Cage, tutta gente che all’epoca si apprestava ad arrivare su Netflix, o quasi. Materiale per le trame certamente più in linea coi fumetti attuali, quindi Venom di qua e Anti-Venom di là. Osborn che diventa Iron Patriot (che nel frattempo sbarca al cinema in Iron Man 3) e grandi saghe corali che hanno perso totalmente l’appeal dell’amichevole Uomo Ragno di quartiere. Lo stile di disegno è decisamente più appagante per gli occhi, ma l’animazione risulta più legnosa in alcuni frangenti; forse il budget era più tirato, nell’ottica di realizzare più stagioni.

Dopo qualche anno di sofferenza, però, cambia il vento e Sony molla le redini. Arriva Spider-Man: Homecoming e il ragnetto si unisce agli Avengers. Delirio, incassi, felicità, Infinity War. Ma prima della polvere, ha debuttato nel 2017 Marvel’s Spider-Man, sotto l’ala Disney e con quel titolo col genitivo sassone a indicare che ora il Ragno è tornato nelle mani di Mamma Meraviglia. Sì, insomma, è ancora di Sony, alla fine, ma ci siamo capiti. Poco da dire, visto che siamo nel bel mezzo della seconda stagione (oltre alla prima sono stati messi in rete dei cortometraggi sul canale YouTube di DisneyXD, il primo è qui sopra). In realtà è già successo parecchio, con trame che anche stavolta pescano dal passato e dal presente, basti pensare che la serie si sta dirigendo verso una sua versione di Superior Spider-Man (il Dottor Octopus nel corpo di Peter Parker!). Il pubblico a cui è rivolta, però, è sceso ancora di più verso il basso e l’animazione è di un cheap orrendo, con abuso di abuso di Flash (Adobe, non Thompson!) e alcune sequenze fisse un po’ pezzotte. Sembra un prodotto da far vedere ai bambini sullo smartphone mentre si annoiano in coda da qualche parte. E penso di averci abbastanza preso.

E insomma, siamo un po’ risprofondati nell’abisso, ma le onde dell’animazione Marvel si muovono spesso su e giù. Finito il boom iniziale dello Spidey dell’MCU, magari, già fra un paio d’anni, potrebbe essere la volta di una serie animata che vira su qualcosa di più serio, magari in linea coi toni del gioco Insomniac, che con 3,3 milioni di dollari in tre giorni dal lancio, direi che si è imposto abbastanza come standard ragnesco. Magari tornermo a parlare di cartoni qui su Outcast, magari no, magari fra una ventina d’anni arriverà la terza parte di questa lista, come ho promesso di fare con i videogiochi sul ragno (leggete, se già non avete letto!). Il mio lavoro di supereroe animato è finito, vi saluto e mi lancio nel vuoto, sperano la tela regga. Ah, sta per arrivare alcinema questa figata qui: mi raccomando.

Questo articolo fa parte dell'amichevole Cover Story di quartiere su Spider-Man, che potete trovare riassunta a questo indirizzo.