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Non c'è Dead Rising senza 3

Non c'è Dead Rising senza 3

Scaramanzia. Penso che sia questo il principale motivo che ha spinto Microsoft a pigliarsi l'esclusiva di Dead Rising 3 per il lancio di Xbox One. La precedente console tirò fuori dopo quasi un anno dall'uscita il primissimo Dead Rising come esclusiva e si rivelò un successone: perché non ripetere il rito, incrociando tutto l'incrociabile? Più probabilmente, gli zombi sono un argomento che tira un sacco e c'era effettivamente modo di ottenere l'esclusiva senza spendere una fortuna: detto fatto, ecco che il terzo capitolo delle zombesche avventure targate Capcom - senza contare spin-off e simili - arriva sotto etichetta Microsoft Game Studios e accompagna Xbox One al debutto nei negozi. O forse farei meglio a dire "accompagnò", dal momento che è passato più di un mese dal lancio. Ma questo è Outcast, un sito dove tempo e spazio hanno significati differenti e dove c'è spazio per una recensione anche quando il gioco non è più una primizia, come testimoniano le mie precedenti su Killer Instinct e Ryse: Son of Rome, sempre per la neonata console di Microsoft. Anzi, a dire il vero non tutto il male viene per nuocere, visto che in queste settimane ho potuto giocare parecchio con il videogame in questione, assistere alle partite portate avanti da un amico - sorprendentemente differenti dalle mie - e assimilare un po' i giudizi che intanto il gioco si è beccato dalle altre testate, quelle più puntuali, per giungere alla stesura dell'articolo il più traviato possibile.

Dunque, Dead Rising 3, primo esempio di invasione di zombi next-gen. Il gioco realizzato da Capcom Vancouver (team già responsabile di tutti i capitoli della serie successivi al primissimo) ha infatti il compito di pigliare gli eventi raccontati nella saga - cioè una tipica invasione di zombi causata da chissà cosa - e declinarli in ottica di maggior potenza della console su cui vengono mostrati. Come fare? Facile: innanzitutto, eliminando le barriere che contenevano i fatti dei precedenti capitoli. Via il centro commerciale. Via anche il quartierone di Fortune City. Largo invece a Los Perdidos, una vera e propria città chiaramente ispirata a Los Angeles da esplorare in lungo e in largo, visitando case, negozi, fogne, autostrade e un sacco di altri posti interessanti. Tolti di mezzo il coriaceo Frank West e il borioso Chuck Greene, protagonisti dei precedenti giochi, gli sviluppatori fanno spazio al nuovo disgraziato che dovremo controllare in questa ennesima zombi-apocalisse: Nick Ramos. Di professione meccanico, spaventatissimo e decisamente poco eroico, questo ragazzo dalle mille risorse è sicuramente il protagonista più umano che abbiamo incontrato nella saga, al punto da risultare persino meno interessante dei suoi predecessori, per lo meno sul fronte del puro e semplice carisma.

Per fortuna il buon Nick riesce a sopperire con una buona caratterizzazione - che una volta tanto, nell'edizione italiana del gioco, viene valorizzata pure da un doppiaggio all'altezza - e con una serie di particolari abilità che il giocatore imparerà ben presto ad apprezzare. Si, perché nel bel mezzo di una città ridotta all'anarchia più totale - nonché completamente pullulante di non morti che vogliono mangiarti - le doti creative di Nick riescono immediatamente a brillare, spingendo una delle caratteristiche più apprezzate di Dead Rising 2 - la possibilità di assemblare armi personalizzate - verso nuovi orizzonti. Date un progetto a Nick e lui sarà in grado di assemblare l'oggetto in questione al volo, senza bisogno di tavoli da lavoro o luoghi particolari, semplicemente combinando tra loro oggetti tenuti nell'inventario. Non per niente, proprio sulla copertina del gioco, Nick campeggia impugnando uno dei suoi creativi strumenti di morte, una sega per calcestruzzo innestata su un grosso martello. È solo uno degli espedienti mortali che potremo assemblare nel gioco, semplicemente raccogliendo e combinando le centinaia di diversi oggetti sparsi praticamente ovunque.

Ho voluto introdurre immediatamente l'elemento del crafting di Dead Rising 3 perché rappresenta il perfetto sunto della direzione presa dal gioco rispetto ai capitoli precedenti: più "simpatia" nei confronti del giocatore e di conseguenza meno scomodità. A differenza di quanto avveniva in Dead Rising e Dead Rising 2, ad esempio, qui potremo salvare ovunque ci troviamo semplicemente premendo il tasto Start (OK, "Menu"), per poi ricaricare e ripartire dall'ultimo luogo sicuro visitato. Inoltre, appositi armadietti sparsi per i nostri nascondigli in città - luoghi di vitale importanza per la nostra sopravvivenza - permettono di selezionare armi e oggetti senza bisogno di andarli nuovamente a cercare e persino di assemblare armi speciali con la semplice pressione di un pulsante.

Questo fornisce un ritmo tutto nuovo al gioco rispetto al passato: si pianificano le nostre "spedizioni" equipaggiandoci al meglio e studiando bene il percorso da seguire tramite la pratica mappa: mano a mano ci si spinge sempre più lontano, in cerca di nuove aree, superstiti, altri rifugi e molto altro ancora. C'è tanta, tanta roba in Dead Rising 3, molta più che nel precedente episodio, specialmente per coloro che vogliono votarsi al sano cazzeggio. Ci sono segreti da scoprire, una serie di obiettivi speciali da completare, diverse strade per completare le varie missioni, eventi a tempo spesso e volentieri auto-esclusivi (nel senso che col cavolo che potete completarli tutti... o per lo meno, a me proprio non è riuscito e ho lasciato indietro missioni e poveri superstiti) e parecchio altro.

Come in tutti i giochi free-roaming che si rispettino, Dead Rising 3 prova a introdurre una trama - anche se in effetti lo fa in modo abbastanza sbrigativo, specie per chi non ha giocato i precedenti - lasciando comunque al giocatore la libertà di seguirla, compiendo dunque le missioni indicate di volta in molta, oppure trascurarla per darsi ad un po' di sana esplorazione. Il punto è che, libertà o meno, un preciso elemento narrativo pone un limite di tempo al giocatore: sette giorni, dopo i quali la partita avrà comunque fine, nel bene o nel male. Questo lasso di tempo si traduce in pressapoco una decina di ore di gioco "libero", unitamente ad alcune sezioni più squisitamente narrativ,e in cui in effetti il tempo magicamente smette di correre. Questa struttura instilla nel giocatore una gradevole sensazione di "libertà col fiato sul collo" che ha il duplice effetto di tenere sempre sulle spine chi gioca - a prescindere dall'approccio scelto - e di spronare alla rigiocabilità di Dead Rising 3.

Si, perché in effetti fare tutto tutto quello che il gioco permette nelle ore messe a disposizione non sembra possibile e sicuramente non risulterà fattibile alla prima partita: ne consegue che, casomai 'sto Dead Rising 3 dovesse "pigliarvi", il tempo che trascorrete con Nick e zombi vari si aggirerà su svariate decine di ore. Ma alla fine vale la pena dedicare tanto tempo al gioco in questione? Risulta divertente? La risposta che mi sento di dare senza alcuna esitazione è un sonoro "si". Non solo Dead Rising 3 risulta molto divertente ma si è rivelato una delle esperienze ludiche più stimolanti degli ultimi mesi. Innanzitutto, l'enorme quantità di cose da fare e da trovare rende le prime ore di gioco - diciamo la prima decina? - una sperimentazione continua, che probabilmente spingerà più di un giocatore a riavviare la partita daccapo una volta che "Aaah, ho capito come si gioca!". Poi, ammazzare gli zombi nel gioco è effettivamente divertente. Prima li accoltellate, poi li pigliate a pugni, poi gli sparate e un'ora dopo vi trovate a usare chissà quale assurda combinazione per cercare di eliminarne il più possibile in un colpo solo e sbloccare chissà quale obiettivo: in tal senso, le mini sfide presenti qui e lì rappresentano graditi mini giochi che possono richiedere ore e ore di pratica per essere completati con successo, ottenendo l'ambita medaglia d'oro, solo uno dei tanti spunti che spingono ad approfondire aspetti del gioco apparentemente trascurabili.

Personalizzare Nick è un'altra attività che richiede tempo e dedizione: è possibile, accumulando punti esperienza, acquistare una grande quantità di abilità speciali che permettono di variare l'uso del personaggio secondo il nostro stile di gioco. In aggiunta saremo in grado di assemblare la nostra posse di sopravvissuti e tentare di mantenerla in vita il più possibile, fungendo da capogruppo e impegnandoci ulteriormente nel gioco. Insomma, diversi stili di gioco che permettono di interpretare Dead Rising 3 come si preferisce. Ho letto più volte in giro critiche circa il fatto che il gioco ha perso parte della follia che contraddistingueva i capitoli precedenti: è sicuramente vero in termini di tono generale della vicenda, generalmente più cupo, ma in valore assoluto, Dead Rising 3 è forse il più matto dei tre capitoli.

Potremo ancora passare ore a cercare gli abbigliamenti più idioti per Nick (e ce ne sono di notevoli), a sperimentare l'uso di oggetti apparentemente inutili come teste di gomma, spruzzatori di detersivo o frullatori, nonché a testare una a una le varie tipologie di armi, alcune delle quali dagli effetti assolutamente idioti. Una distesa di orribili zombi affrontata in minigonna e maschera di toro, impugnando un enorme orsacchiotto armato di mitragliatori, è decisamente una situazione folle e in Dead Rising 3 potrete fare anche di peggio. Tra l'altro, l'enorme quantità di zombi presente su schermo - fino a cinque volte quelli comparsi in Dead Rising 3 - rappresenta sia un'importante modifica alle meccaniche del gioco (perché allontanarsi a piedi è spesso e volentieri impossibile) sia un'irresistibile stimolo per creare quanto più caos possibile. Hardware next gen votato insomma ad inserire un elemento di gioco che non risulta solo cosmetico bensì strettamente legato all'evoluzione del gameplay stesso. Certo, sul fronte prettamente grafico, Dead Rising 3 non è da strapparsi i capelli: non è sempre fluidissimo e qualche texture lascia molto a desiderare, senza considerare l'assenza di effetti grafici molto avanzati. Ma alla fin fine siamo comunque di fronte a un gioco che muove con una certa disinvoltura centinaia di zombi in spazi enormi: qualcosa che nella precedente generazione di console, semplicemente, non sarebbe stato possibile.

Oltretutto, il gioco include un'opzione multigiocatore (offline e online) assolutamente ben implementata, che si presta benissimo alla natura open world del gioco e che viene valorizzata da alcuni elementi come l'uso estensivo di veicoli (spesso proprio studiati per due giocatori). Come ciliegina sulla torta, gli sviluppatori hanno pensato di includere nel gioco il supporto a due caratteristiche speciali di Xbox One: Kinect e Smartglass. Potremo dunque utilizzare alcuni comandi vocali per attivare particolari effetti nel gioco oppure impugnare uno smartphone per consultare la mappa e utilizzare elementi appositi come il supporto aereo. Elementi, sia chiaro, di cui si può effettivamente fare a meno senza perdersi granché dell'esperienza generale di Dead Rising 3, ma che svolgono bene il proprio compito e danno qualcosa in più a chi vuole sfruttarli.

Anche i sensori di movimento nel joypad sono sfruttati piuttosto bene, permettendo ad esempio al giocatore di scrollarsi di dosso gli zombi semplicemente agitando il controller: un elemento "fisico" che si sposa benissimo con le fasi concitate del gioco. Insomma, questo Dead Rising 3 è un gioco studiato bene e realizzato in modo convincente, rappresentando il miglior gioco "next-gen" che abbia provato. I suoi difetti principali risiedono in tempi di caricamento troppo lunghi e apparentemente ingiustificati - specie considerando che il gioco si installa completamente su hard disk - fortunatamente limitati all'avvio del gioco e al ripristino della partita dopo una morte, nonché qualche rallentamento di troppo nelle fasi più concitate e ricche di non morti. Mi sarei aspettato qualcosa di più anche dall'accompagnamento sonoro, effettivamente un po' povero e monotono. Per il resto, sono pienamente soddisfatto dall'esperienza offerta da Capcom.

Ho giocato Dead Rising 3 tramite una copia gentilmente fornita dal produttore. Ho affrontato più volte la trama principale per cercare di completarla in modi differenti, ho provato il multiplayer e approcciato la temuta modalità Incubo, che mi ha sconfitto praticamente subito.

Voto: 8,5

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