Outcazzari

Un bagno di sangue per Bloodforge

I primi minuti di Bloodforge sono dedicati soprattutto a raccontare l’antefatto, le motivazioni di Crom, un ex guerriero trasformatosi in docile uomo di famiglia che si lancia in un viaggio di lotta e sangue per vendicare la morte della moglie. Bersaglio dell’odio di Crom sono addirittura gli dei, rei di averlo ingannato, e il nostro eroe non si fermerà davanti a niente per vendicarsi. Mentre ascoltavo distrattamente i dialoghi della fase introduttiva, mi chiedevo se ci sia davvero bisogno di una scusa per fare a pezzi un mucchio di barbari virtuali, e soprattutto di dialoghi scritti in maniera tale che a volte non possono fare a meno di strapparmi un’involontaria risata. Intendiamoci, Bloodforge non è l’unico ad avere conversazioni e doppiaggi improbabili (non se ne può più del protagonista rauco e perennemente incacchiato), ma viene da chiedersi quando gli sviluppatori impareranno a non prendersi così sul serio e a metterla più sul ridere (come ha fatto benissimo People Can Fly con il mai abbastanza lodato Bulletstorm). Anche i più distratti noteranno molte somiglianze tra il gioco sviluppato da Climax e God of War: cambiano il pantheon, i personaggi di contorno e l’ambientazione, ma le vicende di Crom ricordano fin troppo quelle dello spartano più arrabbiato dell’universo. http://youtu.be/C_zUTe2emEU

Crom non è l’unico protagonista di Bloodforge, l’altro è il sangue che scorre copioso durante gli scontri, mostrato senza sosta in ogni occasione e che sgorga da ogni ferita e ogni colpo portato. Del resto, quello di Bloodforge è un mondo violento e gli sviluppatori non hanno voluto correre il rischio che non lo capissimo. Il sangue è anche la valuta tramite cui acquistare i potenziamenti dei poteri magici del nostro guerriero, ma stranamente non serve anche a potenziare le quattro armi di Crom; confesso che ho sentito la mancanza di questa opzione, trovare nuovi mezzi di offesa come si raccolgono gli altri oggetti non mi ha dato la stessa soddisfazione.

Bloodforge è un action game abbastanza classico come struttura e meccaniche di gioco: ci sono le ondate di nemici da fare fuori in arene virtuali come quelle di Bayonetta, alla fine di ogni scontro si riceve una valutazione in base alle nostre prestazioni, ci sono le combo, ci sono le armi differenti. Basato sull’Unreal Engine, graficamente è fluido e con buone animazioni, piuttosto originale e particolare, con una palette di colori limitata per precisa scelta di design volta a mettere in risalto il rosso del sangue, che però crea anche non pochi problemi d’identificazione del nostro eroe durante gli scontri più confusi, soprattutto nei primi due livelli in cui i nemici tendono a somigliare molto al nostro personaggio dal punto di vista estetico.

Le basi di Bloodforge sono solide e ben collaudate, ma l’implementazione del sistema di combattimento lascia purtroppo a desiderare sotto alcuni aspetti. La telecamera rappresenta il problema principale: nervosa e imprecisa, senza nemmeno un’opzione per ridurne la sensibilità, sarà talvolta un alleato dei nostri avversari, impedendoci di capire con esattezza cosa sta succedendo intorno a noi, chi ci sta attaccando e se stiamo subendo danni (manca anche un feedback chiaro ed evidente dei colpi subiti). Io, nel dubbio, rotolavo via dopo due o tre colpi andati a segno per non correre il rischio di subire danni. Aggiungiamo che manca un sistema di parata e contrattacco e non ci sono nemmeno le prese. Mi è capitato addirittura che la telecamera finisse dietro una delle pareti laterali del livello, impedendomi del tutto di vedere qualsiasi cosa. Come se non bastasse, manca anche un sistema di puntamento automatico dei nemici, scelta di design accettabile di per sé, ma che risulta particolarmente fastidiosa se accoppiata a una telecamera bisbetica come quella di Bloodforge. Passi andare a vuoto con un attacco alla cieca in mischia, ma mancare un mostro enorme uno contro uno è troppo anche per i più pazienti (e io non lo sono particolarmente). Le tre armi da corpo a corpo, spada, martello e artigli, differiscono nel design estetico, ma non molto nel comportamento pratico, e alla fine la scelta è dettata più da una questione di feeling che da reali vantaggi contro determinati nemici piuttosto che altri. La curva di difficoltà potrebbe essere calibrata meglio, con un’impennata decisa e inaspettata a cavallo fra la fine del secondo livello e l’inizio del terzo, per poi ritornare su livelli normali. Il sistema di controllo è quello standard del genere, con un attacco leggero e uno pesante da combinare in sequenze prefissate, ma purtroppo, anche qui, in più di un’occasione risulta impreciso ed è sembrato non rispondere sempre con prontezza ai miei input.

Leggendo quanto sopra verrebbe da pensare che Bloodforge sia un fallimento su tutta la linea, e invece, per qualche perverso motivo, è riuscito a divertirmi abbastanza da spingermi ad arrivare fino alla fine. La trama è risibile sotto tutti i punti di vista, ma il sistema di combattimento mostra qualche sprazzo di divertimento una volta ottenuto il secondo potenziamento delle armi, aumentando così le combo a disposizione e mettendo finalmente Crom in grado di difendersi più adeguatamente. I difetti appena descritti rimangono, ovviamente, ma mi sono sentito alla pari dei miei nemici invece di essere in balia dei loro attacchi a sorpresa e delle mancanze del sistema di combattimento e della telecamera. Gli appassionati del genere, a corto di giochi simili ai quali dedicarsi, potrebbero dare un’occhiata a Bloodforge, ma tenendo bene a mente che siamo molto, ma molto lontani dai livelli qualitativi di titoli come Bayonetta, Ninja Gaiden e God of War. Per i novellini invece è probabilmente consigliabile rivolgere la propria attenzione verso i rappresentanti più blasonati del genere.

VOTO: 6

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