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Racconti dall'ospizio #157 - Ricordi sparsi sulla copia piratata di Spider-Man 2: Enter Electro

Racconti dall'ospizio #157 - Ricordi sparsi sulla copia piratata di Spider-Man 2: Enter Electro

Estate 2002, credo. Anzi, pensandoci meglio, ne sono abbastanza sicuro: l’Inter perse scudetto, Ronaldo e dignità il 5 maggio, mentre l’Italia uscì contro la Corea ai mondiali. Momenti e sensazioni che rimangono impressi nella memoria, specie in quella di un ragazzino di dieci anni che, fino ad allora, ha diviso il proprio tempo fra videogiochi, tunnel (subìti, sempre) nei vicoli della provincia e, soprattutto, cibandosi di televisione attraverso un’accurata selezione a incastro di cartoni animati fra i palinsesti di Italia 1 e Rai 2 fra le 13.30 e le 18.30, ma solo dal lunedì al venerdì. Di quell’estate non mi pare ci sia molto altro da raccontare, o ricordare; forse la sensazione di essere già adulto, ecco, quella sì, con la quinta elementare ormai alle porte, a fare i capi in una scuola popolata ormai da bambinelli. Si andava al mare praticamente già da soli, in compagnia di zio Franco, che ti controllava, sì, ma di fondo se ne sbatteva i coglioni, lasciandoti fare quello che ti pareva: salti dagli scogli, ragazzine molestate invano alla ricerca del primo bacio, botte con gli amici e via discorrendo con tutto quel genere di attività da ragazzini esaltati ma introversi.

In fondo a lui non cambiava niente: sarebbe comunque andato al mare con la Settima enigmistica sotto il braccio, facendo finta di scervellarsi mentre invece guardava le signore in costume. Ogni tanto, poi, si metteva a chiacchierare col solito vucumprà, che stazionava sotto il nostro ombrellone ogni giorno per una ventina di minuti buoni. Credo fosse nigeriano, o comunque abbastanza più nero da non confondersi con gli altri calabresi locali; era probabilmente per questo che mi intimoriva abbastanza, ma forse anche perché non mi cagava mai di striscio. Neanche quando zio Franco mi indica la piccola valigetta che ‘sto vucumprà portava sempre appresso, dicendomi che potevo prendere il disco per la PlayStation che preferivo. Non aspettavo altro: apro e inizio a sfogliare compulsivamente fra questi dischi luccicanti, tutti uguali se non fosse per la scritta a pennarello, fino a quando non mi soffermo su quello con scritto Resident Evil 2. Ecco la mia occasione, la prova che ero finalmente adulto: non mi sarei più cacato addosso come col primo; ormai ero cresciuto. Così torno a casa, contento come una pasqua: tolgo il disco dalla bustina di plastica, lo strofino ben bene, che chissà dov’è che stato, e poi lo inserisco nella PlayStation e parte, finalmente: Spider-Man 2: Enter Electro.

Uno dei pochi 'amici' presenti nel gioco era lo scimmione degli X-Men, che fondamentalmente compare all'inizio per dirti quattro cose e senza farsi vedere mai più.

Poteva andarmi peggio. Una volta mi spuntò un gioco di golf, cosa che mi fece immedesimare completamente in Bart Simpson col celeberrimo Ammazza che mazza, addirittura. In fondo, il cartone dell’Uomo-Ragno lo guardavo sempre la mattina e mi ero appassionato abbastanza dal saperne a memoria, più o meno, i nomi dei cattivi principali. Venom, soprattutto, uno dei cattivi più fighi di sempre nella testa di un bambino di dieci anni. E Venom c’è da subito, appena parte il gioco, in quella specie di filmato introduttivo, che più tardi capirò essere solamente un recap di quanto avvenuto nel precedente gioco di Spider-Man. Venom, infatti, alla fine non lo incontrerò mai. Lo stesso dicasi per quella specie di combinazione fra il Doctor Octopus e il cugino di Venom, quello rosso, lì. La puzza di merda, però, inizio a odorarla da subito, seppur non comprendendo per nulla l’inglese.

«Natalino, basta, non posso starmi sempre davanti al Nintendo per tradurti ‘sti jochi.»

«Ma dai, papà, per favore, che poi finisce che mi blocco in un punto e finisce come in Mario 64, che sono rimasto un mese a cercare di riprendermi il cappello che mi avevano fottuto nel deserto pensando, come il bambino idiota quale sono, che coi capelli al vento a Mario potesse succedere qualcosa di terribile.»

«Ma perché, poi?»

«È che c’era ‘sta scritta in inglese, dopo che ho perso il cappello, e sono andato nel panico.»

«Oh, figghiu, basta andare nel panico per i videogiochi, che c’hai 26 anni.»

Fra i pochi orpelli degni di nota presenti in Spider-Man 2: Enter Electro, c'è sicuramente la possibilità di sbloccare diversi costumi una volta finito il gioco, permettendoci di provare nuove run con poteri completamente diversi - e spesso anche più fighi e potenti rispetto ai soliti di Spider-Man.

L’odore fortissimo era dovuto principalmente a quello che era il vero filmato introduttivo, il cui protagonista era Electro, come dovevo intuire dal sottotitolo del gioco, banalmente. Mai avuto nulla contro Electro, ma ecco, nell’immaginario di chiunque non avesse mai letto un solo volumetto dell’Uomo-Ragno, ma ne avesse seguito solo il cartone animato, si trattava di un cattivo abbastanza sfigato; con quella tutina verde, le bretelle gialle e la stellina in testa, poi, ma di che parliamo. Soprattutto perché, dai, nel capitolo precedente c’era Venom; un paragone che non regge. La puzza è andata ad acuirsi quando, una volta in gioco, mi sono accorto che Spider-Man c’aveva delle ragnatele sotto le ascelle, che puntualmente sparivano durante i filmati. Ma siamo matti? Non è come nel cartone animato? Quello lì mi aveva truffato, non c’era altra spiegazione, dandomi chissà quale versione manomessa del titolo originale.

Il gioco, comunque, non era poi così male. Si poteva volare da un palazzo all’altro con le ragnatele, menare le mani e insomma, tutte le altre robe esaltanti che di solito fa qualsiasi Uomo-Ragno. Poi non credo di ricordare altro; i ricordi si fanno via via più sfocati. Le prime sezioni, quelle sì, le ricordo benissimo, ad affrontare tutti gli scagnozzi a colpi di bombe di ragnatela, una specie di onda energetica che Spidey tirava addosso agli avversari. Oppure il sistema di controllo, abbastanza farraginoso, con te che mandavi l’Uomo-Ragno da una parte e lui che si incollava in un’altra. Poi basta. Vuoto totale, o quasi. Anzi, no, ricordo le boss fight: Shocker, Sandman e il lucertolone. L’unico che conoscevo era quest’ultimo. Ora sì che non ricordo altro. Di Super Mario 64, invece, ho in testa ogni singolo momento. Come con la doppietta di Poborsky.

Questo articolo fa parte dell'amichevole Cover Story di quartiere su Spider-Man, che potete trovare riassunta a questo indirizzo.

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