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La mensola di Shin X #3 - Dead Space: Extraction

La mensola di Shin X #3 - Dead Space: Extraction

Da sempre sostenitore di titoli bistrattati dalla critica, Shin X è passato da “difensore dei poveri” a “masochista”, da “acquirente compulsivo” a “forzato bastian contrario”. La verità è che a suo parere ogni titolo può dire qualcosa: c’è chi sbraita, chi sussurra, chi lo fa con i sottotitoli e chi lo recita in versi. L’importante è avere lo spirito di voler ascoltare. E l’antro in cui riposano questi brutti anatroccoli è la sua mensola. L’unico luogo nel quale possono diventare cigni.

Nonostante lo sparatutto su binari venga ancora visto come una sorta di genere secondario, negli anni le software house hanno infuso nuova linfa vitale a questo tipo di giochi. Nato in sordina su Nintendo Wii, già in quella prima uscita, Dead Space: Extraction ha mostrato il suo enorme potenziale. Visceral aveva torchiato l'hardware della console come pochi hanno saputo fare, incorniciando il tutto con una narrazione articolata e matura ed una giocabilità fedele alle meccaniche originali.

Povere ragazze, date in pasto all'orrore. Letteralmente.

Povere ragazze, date in pasto all'orrore. Letteralmente.

Dead Space: Extraction senza dubbio, è tra i migliori sparatutto on-rail di sempre, forse il migliore se si escludono i grandi classici, esaltati soprattutto per essere i capostipiti del genere. La possibilità di usare la stasi, la telecinesi, i movimenti a gravità zero, in pratica tutti gli elementi del gioco originale, sono riproposti ad arte in chiave shooter.  Il gioco offre anche una succosa modalità sfida. Ostica, serrata, scevra dalle componenti narrative della campagna, questa modalità è appagante e divertentissima, soprattutto per la rigiocabilità e il potenziamento delle armi.

L'immensità dello spazio. Anche se non pare essecerne molto, tra quegli asteroidi.

L'immensità dello spazio. Anche se non pare essecerne molto, tra quegli asteroidi.

Pathos, regia isterica, azione che alterna momenti di quiete ad altri furiosi e adrenalinici: Visceral non ci dà un attimo di respiro. Il vero fiore all'occhiello, però, è la giocabilità complessiva. Il gioco dà ovviamente il meglio di sé con PlayStation Move (visto che a a quattordici euro è consigliata la versione HD per PS3). I controlli sono precisi e assolutamente galvanizzanti nel restituire quel senso di smembramento tipico della serie. E per attivare lo sparo secondario di ogni arma dobbiamo ruotare il polso, aggiungendo ulteriori livelli di coinvolgimento.

La grafica per la versione in HD è ben ottimizzata: da molte texture - non tutte, per sfortuna - al robusto anti-aliasing, dagli effetti particellari, al frame rate. Extraction non ha nulla da invidiare ad un qualunque titolo nato e concepito per la generazione attuale (in dirittura d'arrivo), anche se teme un po'il confronto diretto col fratello maggiore.

Le mostruosità sono sempre poligonalmente ben ricreate.

Le mostruosità sono sempre poligonalmente ben ricreate.

Paradossalmente, l'unico difetto del gioco è proprio nelle sue ostentate ambizioni narrative. Dialoghi articolati, storia che affonda le radici negli eventi avvenuti prima di Dead Space, punti morti arricchiti dall'esplorazione dell'ambiente. Tutto questo rende la campagna un po' noiosa da rigiocare. È difficile digerire i lunghi dialoghi di ogni stage - nel primo si passa la maggior parte del tempo senza sparare - e questo è un difetto non trascurabile per un genere che, per natura, si poggia proprio sulla rigiocabilità

Fortunatamente, la già citata modalità sfida mette un'enorme pezza a questa falla, facendo di Dead Space: Extraction un titolo superbo. Con un po' di ironia si potrebbe dire che è preferibile uno sparatutto on-railcome Extraction alla campagna di tanti FPS odierni, che aggiungono solo "l'illusione" di libertà, lanciandoci in una giostra di esplosioni e movimenti convulsi della telecamera, ma rimanendo "on-rail" nell'animo.

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