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Racconti dall'ospizio #8 - Il Wind Waker che non mi scordo

Racconti dall'ospizio #8 - Il Wind Waker che non mi scordo

Racconti dall’ospizio è una rubrica in cui raccontiamo i giochi del passato con lo sguardo del presente. Lo sguardo di noi vecchietti.

Correva l'anno 2001, ero di ritorno dal cinema dopo la mezza delusione di Final Fantasy: The Spirit Within che, a parte il titolo, del famoso franchise di Square (allora senza Enix) non aveva nulla. In quell'epoca dall'internet ancora acerbo viaggiavo immantinente con un modem 56K, ed era comunque fantascienza. Proprio in quella fatidica serata si stava consumando lo Spaceworld 2001, e Nintendo, fresca di un GameCube ancora pieno di speranze e buoni propositi, presentò quello che sarebbe passato alla storia come lo Zelda più controverso (e probabilmente per lunghi anni incompreso) di sempre.

Allora non aveva ancora il sottotitolo The Wind Waker: durante il breve filmato compariva solo una timida e stilizzata scritta che riportava The Legend of ZELDA, con caratteri bianchi e semplici come lo stile grafico adottato. Naturalmente, vista la lentezza disarmante della mia connessione, ci vollero interminabili ore prima che il download del trailer terminasse, ma in quell'attesa ero perplesso per le immagini del gioco (anch'esse scaricate faticosamente). Cos'era quella roba piatta? L'impressione di trovarsi davanti a un parente di Parappa the rapper era fortissima e non me ne capacitavo (per quanto amassi Parappa, naturalmente!).

Quando il download fu finalmente terminato, cliccai play istericamente e quello che ricordo ancora oggi sono il brivido sulla schiena, e il sorriso a ottantasei denti che mi attraversava la faccia da parte a parte quando la visione giunse al termine. Quello che in foto era tanto piatto e incomprensibile era in realtà vivo e spettacolare. Un'orgia di colori sfavillanti, luci e ombre in continuo movimento. Uno spettacolo dalla magnificenza colossale. Un cartone animato superlativo dalle animazioni morbide e naturali. Link combatteva in un mondo favoloso come mai prima d'ora. Le lucciole lo avvolgevano nel bosco illuminandogli il sorriso innocente. La sua espressione mentre sbirciava i nemici nascosto dietro il muro era esilarante!

Il mio secondo incontro (questa volta interattivo) con la creatura di Aonuma fu parecchi mesi dopo, a Milano (passò un annetto, credo) durante un evento organizzato per la stampa. Il gioco era ancora in lavorazione, Super Mario Sunshine era uscito da poco in Giappone e si preparava al debutto europeo (anche su questo avrei un aneddoto poco edificante da raccontare) e io ero ospite come redattore di uno dei network più gettonati dell'epoca. Ma se così non fosse stato, avrei fatto carte false per trovarmi lì quella sera. Le impressioni non tradivano: era proprio tutto lì, ma ancora più bello!

Ovviamente non potevo aspettare l'uscita europea del gioco: mi impossessai della versione giapponese al lancio e, non potendo capire l'idioma nipponico con cui i pupazzetti cercavano di suggerirmi cosa fare - con tutto l'amore e la pazienza che potevo avere in gioventù - spesi inquantificabili ore davanti alla televisione per venire a capo dell'avventura. Ho passato quell'oceano al setaccio in lungo e in largo senza nemmeno immaginare che se, ad esempio, mi fossi buttato nell'uragano, avrei potuto imparare la melodia dei venti (Gamefaqs, ma dov'eri? Perché non ti consultai??). Non parliamo degli ideogrammi che ho dovuto copiare per inserire la parola d'ordine dei pirati... una faticata senza pari, ma The Wind Waker era una carezza per gli occhi, e io mi tuffavo dalla barca alla scoperta di ogni minuscola isoletta con l'entusiasmo che avrebbe un bambino davanti ad un container di regali di Natale.

Sentenziai, nella recensione scritta all'epoca, che quello stile grafico tanto criticato da alcuni era frutto di puro genio: The Wind Waker non sarebbe mai invecchiato! Quei tratti infantili e tondeggianti, quello stile paffuto e infantile che ricordava alcuni vecchi film della Toei animation degli anni d'oro lo avrebbero reso eternamente bello. Fu così: a oltre dieci anni dalla sua uscita, il primo Zelda in cel-shading appare ancora meraviglioso. Poco conta la risoluzione, la magia è rimasta invariata. La scoperta, lo stupore fanciullesco, l'avventura.

Quel mare immenso, pieno di meraviglie da scoprire mentre i gabbiani ci seguono, mentre albe e tramonti si alternano colorandolo di un milione di sfumature. Quel vento così incredibilmente presente ovunque, che sposta le nuvole e la nostra barca e che possiamo comandare a tempo di musica. Non credevo avrei giocato Wind Waker la terza volta (la prima in giapponese, la seconda in italiano sempre su GameCube), ma dando un'occhiata alla versione HD, così, "giusto per vedere com'è venuto..." ci sono caduto dentro con tutte le scarpe! Nintendo non ha ritoccato quasi nulla rispetto all'epoca, ma il gioco rinasce nello splendore dell'alta definizione, rendendo giustizia vera al lavoro che fu fatto nel 2002. Se non lo avete mai giocato siete pazzi, e non c'è modo più meraviglioso per rimediare a questo delitto. Se invece avete già avuto occasione di navigare per gli oceani della Hyrule sommersa, non esitate a rimettervi in barca: non ve ne pentirete!

Io vi ho avvisati...

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