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La salsedine invecchia la pelle, ma non The Wind Waker | Racconti dall'ospizio

La salsedine invecchia la pelle, ma non The Wind Waker | Racconti dall'ospizio

Racconti dall’ospizio è una rubrica in cui raccontiamo i giochi del passato con lo sguardo del presente. Lo sguardo di noi vecchietti.

The Legend of Zelda: The Wind Waker è il gioco delle prime volte.

Lo so che non è il primo episodio della serie in treddì, ma aspettate ad alzare i forconi come quelli che all’epoca erano pronti con le turbocritiche dopo i primi reveal con un Link in stile cartoon, mentre tutti volevano il “dark & gritty” del finale di Ocarina of Time.

Che poi, immaginate se all’epoca ci fossero stati i social media e la diffusione massiccia di internet come oggi: una valanga di meme, TikTok con faccette buffe o filtri vari per prendere in giro il nuovo stile grafico, detrattori sotto i post clickbait di turno versus difensori del sacro verbo di Nintendo.

Io questo screenshot lo ricordo benissimo.

Io sarei stato tra i secondi, comunque, ça va sans dire. Mi è piaciuto fin da subito, quando il cel shading dei primi screenshot trapelati era molto più grezzo dell’armonioso risultato finale.

The Wind Waker aveva un fascino della scoperta per me mai eguagliato poi nella serie. L’esplosione totale dell’hub di Hyrule Field trasformato in un arcipelago pieno di isolette piccole e grandi tutte da abbordare. Una navigazione - per alcuni lenta, ma per me PERFETTA - in un mare di prime volte che erano in grado di lasciarmi sempre un po’ sorpreso, come magari di questi tempi succede ad altri con gli eventi degli open world fatti bene come Red Dead Redemption 2 (a proposito, qui trovate la recensione).

Ne ho visti tanti, di giochi, ma ancora pochi sono così tanto BELLI da vedere come The Wind Waker. E non è quello spirito nostalgico o quella mia voglia di scavare tra gli archivi del retrogaming che sale come la febbre in questo dicembre uggioso: anche nel 2022 la versione GameCube resta uno spettacolo per gli occhi; un’esplosione di colori poco prima della tempesta del marrogiallume dei primi anni Playstation3/Xbox360. La prima volta che ho portato il GameCube dal piccolo Mivar della mia stanzetta alla grande tivu in salotto per godermi quello spettacolo incredibile, ovviamente mentre papà era al lavoro perché quella era la televisione buona per le partite del Napoli.

Si vocifera che Miyamoto non fosse fan dello stile grafico del gioco. Scemo lui.

Che poi mi fa sempre un po’ sorridere di tenerezza quando, riguardo ai giochi del passato, si finisce a parlare dell’aspetto audiovisivo. Si fa tanto oggi a dire che la grafica non è importante, che sono altri gli aspetti veramente significativi in un gioco; ed è tutto vero, non fosse altro che io, mentre scrivo queste righe ascoltando la colonna sonora di The Wind Waker, ho in mente proprio una serie di “diapositive mentali” di tante prime volte in questo TLOZ.

La prima tempesta marina del gioco, tutta da affrontare a bordo del Re Drakar, nave parlante del gioco, magari provando a cambiare direzione del vento con la bacchetta da direttore di orchestra che ha sostituito la celeberrima ocarina.

La prima volta in Windfall Island, coloratissima isoletta popolata da bambini tra il dispettoso e il tenerissimo, ma soprattutto teatro del primo incontro con l’assurdo Tingle. E sempre a proposito di prime volte, The Wind Waker è il gioco in cui debutta il miglior personaggio dell’intera saga tutta: se non è importanza storica questa, non saprei cosa.

E come non ricordare la sezione nella prigione da affrontare tutta di soppiatto: la prima volta in cui ho capito che la mania di mettere sezioni stealth nei videogame, fortissima all’epoca, aveva rotto il cazzo.

E saltano in mente altre memorie, indelebili: la scalata alla Dragon Root Island, con tanto di canzone fantastica ad accogliermi nel villaggio cittadino una volta completata.

Fatevi spiegare da uno dei migliori canali YouTube perché quella canzone è incredibilmente bella.

Il bambino col moccio. La ricerca dei pezzi della triforza osservando la mappa del gioco e cercando di scovarne indizi: e il tutto senza vedere pigramente come farei oggi online, avevo un’altra tempra. Il combattimento con Ganon e quella voglia matta di non mollare il gioco assolutamente nonostante i titoli di coda; la stessa voglia che mi sta assalendo adesso di accendere Steam Deck e spararmelo in portatile, fin quando Nintendo non si deciderà a mettere su Switch Online anche i giochi GameCube.

Sarà per questo, forse, che non ho mai preso la versione HD di The Wind Waker per WiiU (a differenza di Fotone). Al di là del fatto che avevo nella medesima stanza ancora il mio GameCube, il piccolo Mivar e la confezione del The Wind Waker originale e quindi sì, anche un po’ di pigrizia e tirchiaggine. Ma la realtà è che il gioco per me è davvero perfetto così com'è uscito nel 2022. Sì, forse oggi penserei che i momenti di navigazione sono troppo lenti, ma avevano lo stesso ritmo della mia vita dell’epoca: sembrava succedesse di tutto, minuto dopo minuto, mentre il mondo era in realtà decisamente più calmo e placido di oggi. 

Io mi sono molto probabilmente imbruttito. Il mondo si è decisamente imbruttito, ma The Wind Waker è bello come il primo giorno.

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