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Sleeping Dogs non diceva niente di nuovo, ma lo faceva con stile | Racconti dall'ospizio

Racconti dall’ospizio è una rubrica in cui raccontiamo i giochi del passato con lo sguardo del presente. Lo sguardo di noi vecchietti.

Credo di aver perso il conto di quanti cloni di Grand Theft Auto sono stati pubblicati, specialmente nella generazione PlayStation 2. Si andava da progetti ambiziosi come The Getaway a prodotti su licenza come The Godfather e Scarface, senza però mai trovare qualcosa che potesse lontanamente impensierire la leadership dei titoli Rockstar. In questo marasma qualcuno probabilmente si ricorderà della serie True Crime, che proprio in quegli anni cercò il suo personale posto al sole prima con True Crime: Streets of L.A. e poi con True Crime: New York City.

Di questi due titoli, targati Activision, ho ricordi piuttosto vaghi, (True Crime: New York City me lo hanno anche regalato un lontano Natale di non so quanti anni fa, e devo averci giocato giusto un’oretta prima di riporlo sulla mensola a prendere polvere) tuttavia devono aver raggiunto una quota soddisfacente di vendite per spingere lo sviluppo di un terzo capitolo, True Crime: Hong Kong. Il gioco sembrava destinato a non essere mai pubblicato, non fosse per Square Enix che nel 2011 ne acquistò i diritti da Activision – non più convinta di portare a termine il progetto – permettendo a United Front Games di completarlo, cambiando il nome in Sleeping Dogs (qui la nostra cara, vecchia recensione con tanto di voto).

Il gioco ha come protagonista Wei Shen, poliziotto sotto copertura infiltrato nella criminalità organizzata (cosa che mi ha fatto pensare ad Infernal Affairs, film che ha poi ispirato la realizzazione di The Departed) che si ritroverà a girare una Hong Kong discretamente riprodotta una volta nelle vesti di detective e un’altra nelle vesti di criminale per fare ciò che si fa in ogni clone di Grand Theft Auto: gare di corsa clandestine, sparatorie, inseguimenti, scazzottate e via dicendo.

In effetti, a parte l’ambientazione orientale, Sleeping Dogs non aveva nulla di nuovo da offrire rispetto alla concorrenza, a parte alcuni elementi: il primo, un buon numero di combattimenti corpo a corpo a base di arti marziali dove non mancava una sana dose di violenza. Durante la lotta, Wei poteva afferrare i nemici e scagliarli contro pareti, tavoli, cabine telefoniche, vetrate, o, nei casi più estremi, infilzarli con dei ganci o in macchine tritatutto. Il secondo è l’introduzione del parkour: Wei si trova spesso e volentieri ad inseguire qualcuno arrampicandosi di qua e di là un po' come succede nel film Brick Mansions e - ultimo - era possibile potenziare le abilità del personaggio imparando nuove tecniche di combattimento.

Insomma, pur essendo un open world tutto sommato convenzionale, Sleeping Dogs aveva uno stile tutto suo, e la presenza di un numero maggiore di combattimenti corpo a corpo rispetto alle sparatorie (comunque presenti) lo rendevano un titolo assolutamente degno di nota.

Purtroppo, tanto impegno non venne ripagato: le scarse vendite spinsero Square Enix a congelare il seguito, preferendo dedicarsi a progetti più redditizi. United Front Games cercò di portare avanti la serie iniziando la pre-produzione di Triad Wars, uno spin-off, successivamente cancellato.

Sleeping Dogs è un po' come quei film che all’uscita delle sale hanno visto in quattro e poi accrescono la propria fama con il passaparola: nei blog e nei forum ne parlarono bene un po' tutti e conquistò una piccola nicchia di fan, anche grazie a un price drop abbastanza veloce.

Personalmente, ho supportato la causa di Sleeping Dogs due volte: la prima un anno dopo l’uscita, e la seconda la scorsa estate, quando l’ho riacquistato in forma digitale nella sua versione Complete Edition, cosa che mi ha permesso di giocare, oltre alla campagna base, anche i due DLC Incubo a Northpoint (ne abbiamo parlato in questo Outcast Magazine) e L’anno del Serpente, che all’epoca avevo perso. Il gioco questo agosto compie dieci anni e mi faceva piacere ricordarlo, perché credo avrebbe meritato maggior fortuna.

Sleeping Dogs è spesso in offerta sui vari store digitali al prezzo di una pizza margherita, e vale la pena farci un giro, anche solo per il gusto di schiantare qualche sgherro in una cabina telefonica.