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Punto di non ritorno e l'orizzonte degli eventi dell'inferno

I buchi neri sono dei corpi celesti che, a partire da Einstein con la teoria della relatività generale nel 1915 e Karl Schwarzschild con la teorizzazione dell'orizzonte degli eventi, hanno sempre interessato chi ama guardare il cielo e le stelle.

Queste singolarità nello spazio-tempo capaci di imprigionare anche la luce hanno ovviamente il loro posto d’onore nella fantascienza in generale, e nel cinema in particolare: già nel 1979 Disney aveva raccontato la storia dell'astronave USS Palomino ai confini di un buco nero e, molto più recentemente, il buon Nolan ci ha spiegato con Interstellar cosa potrebbe succedere se tentiamo di usare uno di questi fenomeni a nostro vantaggio.

Parlando proprio di orizzonte degli eventi, il confine dove l’attrazione gravitazionale del buco nero si fa così forte che non è possibile più scappare, non possiamo non parlare di Event Horizon, che in italiano è stato tradotto, in maniera anche non del tutto bizzarra, con Punto di non ritorno.

Punto di non ritorno è un film del 1997 di Paul W. S. Anderson (sì, quello dei vari Resident Evil ) con protagonisti Sam Neil, Laurence Fishburne, Joely Richardson e Jason Isaacs.

Devo premettere che il film in questione me lo sono goduto alla sua uscita al cinema e, pur avendo visto qualche trailer (al tempo ovviamente non c’era internet e bisognava beccare in TV le pubblicità dedicate), non mi aspettavo un’ambientazione così horror e “sanguigna”. Ricordo ancora che una nostra amica ci aveva depennato per diverse settimane dai suoi contatti perché l’avevamo trascinata in sala millantando un film di fantascienza “normale”. Eh sì, la fantascienza di Punto di non ritorno è quasi più un pretesto per raccontare un viaggio all’inferno che per mostrare come funziona la relatività generale. Sicuramente non stiamo parlando di un film che fa dell’originalità il suo punto di forza: i richiami alle più famose pellicole del genere (non mancano Alien e ovviamente The Black Hole) sono tantissimi e neanche particolarmente celati, ma si innestano in una situazione che è più vicina ai cenobiti di Hellraiser che ad HAL9000 di 2001: Odissea nello spazio.

Tutto inizia quando la Event Horizon, la nave che dà il nome al film, riappare dal nulla dopo sette anni, e per capire cosa è successo viene inviata un’altra astronave, la Lewis and Clark; ovviamente, come in decine di pellicole simili, le cose diventeranno drammatiche nel giro di poco. La Event Horizon è equipaggiata con una tecnologia avveniristica, un macchinario gravitazionale che le ha permesso, nei sette anni precedenti, di viaggiare nel cosmo generando un buco nero artificiale. 

Dopo un incidente causato proprio da un’onda d’urto dovuta al macchinario in questione, la Lewis and Clark deve essere abbandonata e l’equipaggio si trasferisce sulla Event Horizon. Qui però iniziano ad accadere cose tremende, visioni, corpi mutilati, sangue ovunque. Il problema è che la Event Horizon aveva sì viaggiato nei luoghi più reconditi dell’universo, ma pure attraversato barriere tra diversi mondi aprendo un passaggio per l’inferno. 

Punto di non ritorno è un film dell’orrore ambientato nello spazio profondo e, pur essendo stato un fiasco clamoroso in sala (a me però era piaciuto, alla nostra amica meno), nel tempo si è ritagliato una schiera di appassionati non indifferente… tra cui sicuramente possiamo annoverare il team di sviluppo di Dead Space, visto quanto il titolo EA a livello di ambientazione ha in comune con il film di Anderson. 

Sam Neil, all’apice della sua fama visto il successo di Jurassic Park, torna a recitare in un film horror tre anni dopo Il seme della follia di John Carpenter, altro prodotto che non ha sfondato al botteghino ma che è rimasto nel cuore dei fan del regista de La Cosa.

Per altro i due film omaggiano Lovecraft e King in diverse occasioni, rappresentando una versione del male mitologica e devota al caos.

Pur con i suoi (non pochi) difetti, Event Horizon è un film che non può che piacere a chi apprezza l’horror e la fantascienza. Malato, violento, oscuro non è certo uno spettacolo per stomaci deboli, ma comunque un ottimo modo per riempire una serata tra amici per il giusto target.

Questo articolo fa parte della Cover Story dedicata allo spazio, che trovate riassunta a questo indirizzo.