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Outcast FOTY 2018

Nel secondo giorno di OTY, si passa ai FOTY. Madonna, quanto sono cretine, 'ste sigle. Ad ogni modo, dopo avervi offerto qualche prezioso suggerimento su serie TV che dovete assolutamente recuperare e se le avete già viste ma non apprezzate dovete cambiare idea, oggi tocca ai film che più ci hanno fatto eccitare nel corso del 2018. Poi, domani, chiudiamo coi videogiochi.

Buona lettura e buon anno!

Stanlio Kubrick

Con Puppet Master: The Littlest Reich, ho fatto la pace con un certo modo di fare horror, che punta tutto sul fastidio e la sgradevolezza e il disgusto e l’iperviolenza insensata per divertire e intrattenere, e che ne approfitta per lanciare messaggi più o meno sottili a chiunque, vittime e carnefici, protagonisti e antagonisti, nazi e vittime dei nazi. Perché The Littlest Reich è, guarda un po’, un film sui nazi! E su tutte le cose orrende che fanno i nazi, e su come difendersi dalle cose orrende che fanno i nazi, oltre che su come accettare che, finché permetteremo ai nazi di esistere, non dobbiamo stupirci se poi fanno cose orrende. Che è volendo un bello schiaffo in faccia un po’ a tutti, ma il bello è che non è facile accorgersene, perché The Littlest Reich è prima di tutto un film dell’orrore e della violenza e non si dimentica mai di esserlo, non mette mai in primo piano l’aspetto ideologico ma saggiamente lo sfrutta per dare peso e importanza a scene in cui un pupazzo assassino decapita un tizio che minge e la sua testa finisce nel cesso e lui, decapitato, ci piscia sopra. In breve: nazi merda + sangue botte violenza alè alè.

Marco Esposto

C'è quindi questa cosa che Spider-Man: Un Nuovo Universo potrebbe essere il mio film dell'anno. Ma in Italia è uscito il 25 dicembre, prima che io consegnassi questo trafiletto. E insomma, la roba che esce a Natale (ma pure poco prima) come fai a considerarla davvero “dell'anno”? Anche perché, probabilmente, la rivedrai a manetta nell'anno successivo, di lì a poco. Quindi mi sento di dover scegliere Avengers: Infinity War. Lo scorso anno avevo scelto Baby Driver, un po' (molto po') più cinema di questo poker di super stronzi. Ma, oh, io leggo Marvel da venticinque anni. Venticinque. Ero in terza elementare. Come fa uno come me a stare fermo sulla sedia, quando guarda qualcosa come Infinity War? Anche di questo film se n'è discusso e parlato a lungo, e anche chi fa finta di no sta un po' aspettando Avengers: Endgame, per vedere come risolveranno quella cosa della polvere. Quella cosa dello schiocchino di dita che ha alzato le vendite degli Swiffer. Poteva venire davvero un disastro, ma se la sono giocata al meglio del meglio, bravi i Russo Bros., bravi tutti.

Andrea Peduzzi

Il 2018, contando anche i film usciti nel 2017 ma distribuiti “postumi” dalle nostre parti, è stato un anno di cinema davvero pazzesco. Sfogliando il mio Letterboxd, incrocio roba tipo La forma dell’acqua, Chiamami col tuo nome, Il filo nascosto, Lady Bird, Loro, Dogman, Avengers: Infinity War, Tully, BlacKkKlansman, Mission: Impossible – Fallout, Ray & Liz, A Land Imagined, Mirai e Santiago, Italia. Ciascuno dei nomi presenti in questa lista meriterebbe di finire sul podio per ragioni diverse. Ciononostante, dovendo sceglierne uno solo, probabilmente andrei sul film di Paul Thomas Anderson, che, assieme a Daniel Day-Lewis, ha dipinto questo eccezionale ritratto di un uomo posseduto dal suo disturbo ossessivo-compulsivo. Dico probabilmente perché in realtà, barando un po’, confinando Il filo nascosto nel limbo del 2017, da qualche giorno a questa parte il mio film dell’anno è diventato Spider-Man: Un nuovo universo. Al di là di una scrittura notevolissima e di un gusto per i dialoghi impeccabile, l’opera tessuta da Bob Persichetti, Peter Ramsey e Rodney Rothman (assieme a Phil Lord, Christopher Miller e Alex Hirsch) intreccia coerentemente il linguaggio del cinema con quello di fumetti, e nel farlo riesce a creare qualcosa di completamente nuovo.

Spider-Man: Un nuovo universo mette davanti agli occhi dello spettatore uno spettacolo visivo pazzesco e meraviglioso, due ore di cinema di animazione puro, ai limiti dell’astratto, e contemporaneamente un racconto avvincente. Fantasia, suka.

Natale Ciappina

La forma dell'acqua è tutto quello che ho sempre chiesto a un blockbuster: che riesca a divertirmi, emozionandomi allo stesso tempo. Del Toro lo fa, con un film che magari non raggiunge gli apici de Il labirinto del Fauno, ma che ha il pregio di aprirsi a un pubblico decisamente più ampio, non perdendo tuttavia le proprie cifre stilistiche ma anzi rafforzandole con un messaggio, quello dell'apertura nei confronti del diverso, in netta controtendenza rispetto alla direzione che sembra aver preso il mondo. Senza parlare poi delle interpretazioni: quella di Sally Hawkins, adorabile e commovente nella sua forza empatica, ma anche e soprattutto quella di Michael Shannon, probabilmente fra i caratteristi più bravi di Hollywood. La forma dell'acqua è, lo ripeto, tutto quello che chiedo a un blockbuster; nella fattispecie, un blockbuster in cui qualcuno si innamora di un pesce.

Alessandro De Luca

Mi sono perso praticamente quasi tutta la seconda metà dell’anno cinematografica, quindi la mia scelta si limita alla roba uscita fino a luglio o giù di lì, e me ne mancano comunque un’altra marea che voglio ancora vedere. Anzi, riguardando su Letterboxd, quest’anno ho veramente visto pochissima roba. Che vergogna…

Vabbè, facciamola breve. Il mio film dell’anno è Avengers: Infinity War. È incredibile come un film con così tanti personaggi e situazioni diverse e distanti riesca ad essere così coeso e coerente. Esteticamente spettacolare, narrativamente non perde un colpo e il finale è un vero colpo di teatro.

Marco Mottura

Nel 2016, proprio qui su queste pagine, avevo risposto così alla domanda riguardante il film dell'anno: "The VVitch, perché era bello almeno quanto lo avevano descritto, se non addirittura di più. Uno di quei film che mi porterò nella tomba, per me non è soltanto la pellicola migliore del 2016 ma anche uno dei miei horror preferiti in assoluto: tutto funziona a meraviglia - dal casting all'atmosfera passando per i dialoghi e il sovversivo finale - e l'esordio alla regia di Robert Eggers è di quelli memorabili. E niente, #JeSuisBlackPhillip."

Ecco, a distanza di due anni il luciferino Black Phillip continua ad occupare un posto speciale nel mio cuoricino nero, però... però questa estate, semplicemente, è successo qualcosa. Qualcosa di dannatamente simile a The VVitch, fra l'altro: stessa casa di produzione (A24), ancora una volta un folgorante debutto alla regia (Ari Aster), di nuovo un film che sbuca dal nulla e non può fare a meno di sconvolgere, di lasciare il segno. Hereditary è semplicemente il miglior film dell’anno, ma anche senza dubbio alcuno il miglior horror degli ultimi dieci - e per quanto mi riguarda se la gioca con Martyrs per gli ultimi venti. Una pellicola di una potenza micidiale, costruita con un’attenzione e un’intelligenza assolutamente fuori dal comune. Alla prima visione sorprende, sconcerta e turba, ma è alla seconda che paradossalmente si apprezza ancora di più: quando sai già dove la vicenda andrà a parare, quando sai cosa aspettarti e sei preparato per lo shock degli ultimi venti, indimenticabili, minuti. Solo allora puoi cogliere davvero tutte le sfumature, far caso agli indizi disseminati qua e là con arguzia: dettagli che chiudono il cerchio di una spirale folle, degenerata, sublime. Sarà perché sono sensibile a certi temi (mio malgrado, conosco da vicino la depressione e certe patologie mentali), sarà perché il casting è stellare (la performance di Toni Collette è materiale da Oscar), sarà perché la regia è impeccabile nel creare una palpabile sensazione di fastidio e di soffocante disturbo, ma Hereditary è davvero uno dei film della mia vita. Ave Paimon!

Stefano Talarico

Hai voglia a dire la nouvelle vague del cinema italiano, Don Chisciotte, due dei miei registi preferiti contemporanei… ma pure Orson Welles, quel panzone buontempone. No no, fottesega. Spider-Man: Un nuovo universo. In un anno in cui Marvel’s Spider-Man è il gioco più divertente, e in cui più di una volta mi sono ritrovato a dire “beh però fico Doctor Strange, riguardiamolo su Netflix anche solo per il gusto della Marvel di drogarsi”, Lord & Miller tirano fuori LADDROGA, smitragliano qua e là, prendono tutti gli Spider-Man di questo mondo e anche di quell’altro, ridono, sgasano, droga, meme. È tutto perfetto, ne voglio ancora. Into the Spider-Verse è la dimostrazione del fatto che l’animazione non è morta, è solo che la devi saper pensare, dirigere, scrivere, memare. Ma che poi sticazzi, anche se non ci fosse un film clamoroso attaccato, roba che ti fa stare sempre a occhi spalancati, la meraviglia assoluta di quel credit roll e della scena post titoli di coda. Di che cazzo stiamo parlando. Dategli tutto, ché le mie mutande le ha già vinte.

Davide Mancini

Viva l’ignoranza, viva Mission Impossible: Fallout, uno dei blockbuster d’azione più fighi di sempre, di sicuro di quest’anno. Il turbinio di azione folle pensato da Christopher McQuarrie e quel pazzo furioso di Tom Cruise è esteticamente impeccabile e tecnicamente notevole, non solo perché c’è Tommaso che prova a uccidersi ad ogni scena, ma perché tutto sommato è confezionato con un senso che giustifica la sconsiderata lunghezza e tutto il circo equestre che viene messo in piedi. Due ore e ventotto di dopamina e adrenalina annichilenti, da custodire gelosamente. Fun fact: al cinema, a metà film, una lente a contatto mi si è girata dietro l’occhio, e per venti minuti ho alternato visione monoculare a manovre di contorsione di cui Ethan Hunt sarebbe fiero. Ho vinto io.

Alberto Torgano

Tutti i film belli che ricordo di aver visto di recente sono in realtà usciti lo scorso anno, lo so perché ho controllato! Spiderman: Homecoming? 2017. Thor: Ragnarok? 2017. Star Wars: Gli ultimi jedi? 2017. Inoltre, ammetto di andare davvero poco al cinema e di guardare in generale pochi film, dato che raramente ho due ore di fila da dedicare al cinematografò senza bambini attorno. Mi sono comunque visto più o meno tutti i film di supereroi dell’anno, mi hanno fatto abbastanza cagare (cough cough Infinity War succhia cough cough) e, togliendo quelli di supereroi, beh, ho visto poco altro… Sì, lo so, sono il peggio. Ma… mi sono salvato in corner! Sapendo che di non avere nessun film dignitoso da inserire in questa categoria, ho atteso di vedere Spider-Man: Un nuovo universo prima di scrivere il mio contributo e, dato che le altissime aspettative che avevo per questo film sono state tutte mantenute e superate, lo nomino il mio FOTY del 2018!

Davide Moretto

E niente, sono stato uno di quelli che hanno applaudito in sala quando Thor arriva con lo stormbreaker e sfascia tutti gli scagnozzi di Thanos, non posso quindi che dire Avengers: Infinity War. Con tutti i suoi difetti, mi ha comunque esaltato come raramente mi è capitato in tempi recenti al cinema. E la scimmia per Avengers: Endgame è enorme.

Alessandro Zampini

In tutto il duemila e diciotto sono andato al cinema una volta solo e ho visto Avengers: Thanos spacca il multiverso. Cosa dedurne lo lascio a voi.



Andrea Maderna

L’amico Letterboxd mi dice che i miei cinque film preferiti del 2018 sono Lady Bird, Chiamami col tuo nome, Tre manifesti a Ebbing, Missouri, La forma dell’acqua e Il filo nascosto. Li ho in effetti visti tutti a inizio 2018 e sono tutti usciti in Italia nel 2018, ma nel sentire comune sono e rimangono, forse, film del 2017. O forse no, boh. Sta di fatto che nell’Outcast Popcorn Extra dedicato al 2018 che pubblicheremo dopodomani, proprio per questo, baro e chiacchiero di Spider-Man: Un nuovo universo. Ma qui non baro, perché ne hanno scritto già altri qua sopra e ne ho scritto in abbondanza io nella recensione. Tra l’altro Lady Bird l’ho rivisto a giugno, quindi, insomma, ci sta. E che ne dico? Ecco, dai, è qui che baro. Vi copio & incollo quello che scrissi su Letterboxd alla prima visione: “Si dev'essere rotto qualcosa in Letterboxd perché non trovo la sesta stella. Forse l'ha fagocitata Laurie Metcalf mentre si magnava tutte le attrici del creato. Voglio andare a Sacramento. Doveva vincere tutto il vincibile. Ma che razza di anno di cinema è stato, il 2017? Boh.” Questo, invece, l’ho scritto alla seconda visione: “Ho piagnucolato per tutto il film. Ho bisogno di dormire.”. C’è anche la mia recensione qua su Outcast. Non basta? E allora vi dico una cosa che non si dice molto spesso, su questo film (“Perché non è vera”, urlano dal fondo, “E cacaci il cazzo”, rispondo io): al di là della scrittura, dello spirito, dei temi, dei personaggi, degli attori, di Laurie Metcalf che è di una bravura impossibile, Lady Bird è un esordio notevole per una regista, Greta Gerwig, che – pur con qualche inevitabile inciampo – mostra sicurezza, padronanza tecnica, ottima gestione dei tempi, del ritmo, del tono, di scelte estetiche e simbolismi, tutto ciò che fa una gran regista. Ma non ci sono i piani sequenza virtuosi e quindi non ci fa caso nessuno. Beh, guardatelo meglio.