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Quattro giochi indie da tenere d'occhio

Come al solito, la Nordic Game Conference 2019 ha offerto uno spazio espositivo strapieno di giochi interessanti, fra quelli in competizione al Discovery Contest, quelli rinchiusi nell'area sponsorizzata dall'Unreal Engine, chi si è aggiunto nei tavolini dell'ultima giornata, chi aveva lo stand un po' più lussuoso dall'altra parte... un vero e proprio delirio di luci, suoni, colori e gameplay, in cui vorresti provare tutto, non hai tempo di provare niente, devi correre di qua e di là per stare dietro ai talk più interessanti da raccontare nell'Outcast Reportage e finisci per mettere mano a molta meno roba del dovuto e voluto. E a parlare di te in seconda persona. Sta di fatto che quest'anno sono riuscito a provare solo quattro giochi, tutti piuttosto sfiziosi, e ve li racconto velocemente di seguito, in rigoroso ordine alfabetico.

Bramble: The Mountain King

Bramble: The Mountain King ti piazza nei panni di un ragazzino che passeggia per un mondo altro, fantastico, surreale, sognante, colorato. Sei in una fiaba tutta allegra e spensierata che, però, come spesso accade, si trasforma velocemente in un incubo sanguinario. Le prime fasi di gioco ti vedono passeggiare fra prati lussureggianti, alberi, cieli azzurri, circondato da animali splendidi, in un mondo nel quale tutto sembra essere gigantesco e bellissimo. Cammini sereno e intravedi un gigante dallo sguardo bonario sulla distanza... puoi anche scegliere come interagire con lui, se salutandolo o urlando, e la cosa avrà delle conseguenze nello sviluppo del gioco. Incontri perfino una ragazza, anche se non è chiaro cosa stia facendo lì. E poi.

E poi tutto vira verso il sangue, la carne e le budella. L'ambiente s'incupisce, diventa tutto molto tetro, il cerbiatto gigante è per terra squartato, sbranato, con le budella enormi di fuori, la tizia ti appare davanti crocifissa e all'improvviso spunta un altro gigante, bavoso, disgustoso, inquietante, affamato, che cerca di afferrarti per farti cose molto brutte. Da lì, parte una serie di situazioni abbastanza guidate, con anche qualche pizzico di quick time event, e la demo si conclude su un cliffhanger. Bramble: The Mountain King sembra essere un gioco fortemente incentrato sulla narrazione, con qualche elemento action contestuale, dall'atmosfera splendida, con una bella grafica e una buona personalità. Vedremo cosa ne verrà fuori.

Drawkanoid

In sviluppo da una quantità impresentabile di anni, anche se va detto che è stato un progetto a lungo abbandonato perché sembrava non funzionasse, Drawkanoid è il nuovo gioco dei creatori di Desktop Dungeons e ha portato a casa la vittoria in un Discovery Contest parecchio combattuto (nella finale, che vedeva Warren Spector fra i giurati, ha sconfitto gli interessantissimi Interrogation, Metamorphosis e Helheim Hassle, quest’ultimo dei creatori di Manual Samuel). Il gioco è sostanzialmente una rilettura dichiarata del modello di Arkanoid e Breakout, quindi con dei blocchi da distruggere nella parte alta dello schermo facendo rimbalzare una pallina su una barretta, filtrata attraverso un approccio visivo che pesca a piene mani da Geometry Wars.

L'idea distintiva è che la bacchetta non viene spostata in giro ma va disegnata dal giocatore di volta in volta, mentre l'azione rallenta, piazzandola dove si vuole, alla lunghezza che si vuole e inclinata come si vuole, seppur entro certi limiti. Ne viene fuori un livello di controllo e precisione molto maggiore, che permette un approccio più tattico, ragionato, e meno strettamente basato sull'abilità manuale. A questo contribuisce anche la presenza di power up, che si possono selezionare e inserire negli appositi slot, per utilizzarli poi al momento giusto. Perfetto per i dispositivi mobili e Switch (sia tramite touch screen che puntatore), ma anche per giocare con il mouse, Drawkanoid prevede un sistema di controllo tramite pad, anche se ovviamente non è la soluzione ideale. Splendido.

Dusk: Awakening

Sviluppato da un team italiano di giovani rampanti freschi di università, Dusk: Awakening nasce come progetto studentesco ma potrebbe diventare qualcosa di più. Il prototipo ha infatti vinto le selezioni romane del Discovery Contest ed è valso ai ragazzi esordienti il viaggio alla Nordic Game Conference 2019, dove sono rimasti fuori dalla finalissima ma hanno comunque toccato con mano il settore dello sviluppo in senso più ampio. Ora sta a loro trasformare il gioco in qualcosa di concreto. Quello che hanno in mano è un arcade adventure vecchio stile, ispirato a classici come Another World e i primi due Oddworld, in cui ci si muove all’interno di mappe abbastanza articolate risolvendo enigmi, muovendosi fra i nemici in maniera stealth e sfruttando alcuni poteri particolari. Il protagonista ha infatti dalla sua un pistolone che va ricaricato costantemente nelle apposite stazioni energetiche e poi utilizzato per interagire in vari modi.

L’arma in questione serve per attivare meccanismi di vario tipo, ma anche per “possedere” i nemici, prendendone il controllo e utilizzandoli per liberarsi di altri antagonisti o per risolvere i puzzle. Alcuni dei nemici, fra l’altro, sono essi stessi dotati di pistolone e quindi, una volta posseduti, possono essere usati per prendere il controllo di ulteriori creature. A questo si aggiunge la componente stealth, che vede il protagonista chiudere gli occhi e diventare sostanzialmente invisibile quando si trova in zone d’ombra. Il concept c’è, e lo stile grafico è davvero niente male, quindi il punto di partenza lo abbiamo. Ora rimane da vedere se e come ne verrà fuori un gioco completo. Se volete saperne di più, non perdetevi l’Outcast Reportage dedicato alla fiera, che conterrà un’intervista a un membro del team.

Out of Place

Altro giro, altro prototipo: Out of Place è, al momento, solo la demo di un gioco alla ricerca di publisher che, se tutto va bene, non sarà comunque pronto prima del 2022. Lo spunto di partenza ricorda un po’ Another World, con un protagonista che si ritrova disperso in un mondo completamente alieno e cerca di capire come cavarsela. Le similitudini, però, finiscono più o meno lì, fosse anche solo perché stiamo parlando di un’avventura con una significativa componente action e un motore grafico interamente tridimensionale. Il personaggio che controlliamo è un ragazzino la cui caratterizzazione estetica mi ha ricordato molto Life is Strange, che va in giro armato di bizzarro spadone alieno e accompagnato da una sorta di sfera volante in stile Halo. La sfera gli garantisce alcuni poteri, ma è un essere senziente che va protetto e accudito quando si trova in difficoltà.

In qualsiasi momento, infatti, possiamo accedervi per selezionare fino a tre abilità speciali (di quattro totali che si sbloccheranno durante l’avventura) e utilizzarle in combattimento. Durante la demo, ho visto in azione una specie di scudo energetico e un attacco potenziato, entrambi piuttosto efficaci ma comunque limitati nell’utilizzo dall’energia della sfera. Quando questa si esaurisce, bisogna portarla a mano (quindi ritrovandosi indifesi, dato che bisogna rinfoderare la spada) a un’apposita stazione di ricarica e proteggerla da attacchi nemici durante la procedura. Il sistema di controllo è semplice e pulito, con schivate, corsa, salto e combo piuttosto essenziali, il mix di combattimento con la spada e poteri può dare un bel taglio tattico alle battaglie e il lato più avventuroso sembra molto suggestivo, con robot giganti che minacciano la vita del ragazzino in un ambiente per il resto dominato dalla natura. Non ci si aspetti, comunque, un gioco d’azione super tecnico in stile Devil May Cry, perché il taglio è molto più all’acqua di rose.