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Settembre 2011: Alieni e riferimenti biblici | Old!

Old! è esattamente quella stessa rubrica che da vent'anni vedete apparire su tonnellate di riviste o siti di videogiochi. Quella in cui si dice "cosa accadeva, nel mondo dei videogiochi, [inserire a piacere] anni fa?" Esatto, come su Retro Gamer. La facciamo anche noi, grazie a Wikipedia, pescando in giro un po' a caso, perché siamo vecchi nostalgici, perché è comoda per coprire il sabato e perché sì. Ogni settimana, anni Settanta, Ottanta, Novanta e Zero, o come si chiamano. A volte saremo brevissimi, a volte saremo lunghissimi, ogni singola volta si tratterà di una cosa fatta senza impegno, per divertirci assieme a chi legge, e anzi ci piacerebbe se le maestrine in ascolto venissero a dirci "oh, avete dimenticato [inserire a piacere]".

Il 2 settembre si manifesta su un po' tutte le piattaforme quella che sarà destinata ad essere l'ultima uscita "principale" di una serie dai grandi successi sulla prima PlayStation ma mai capace di ritrovare la piena forma nelle generazioni successive di console. Driver: San Francisco cerca di tornare alle radici della serie, pur introducendo una novità significativa come il potere di "saltare" da un veicolo all'altro, e ottiene il risultato di non essere massacrato dalla critica. Ma, come detto, al di là di due incarnazioni più o meno tascabili, le avventure di Tanner si concluderanno qui.

Una settimana dopo viene pubblicato su PlayStation 3 e Xbox 360 il bizzarro El Shaddai: Ascension of the Metraton, gioco d'azione ispirato al Libro di Enoch che mescola tematiche bibliche a mazzate molto terrene. Accolto con amore dalla critica per l'aspetto visivo fuori di testa e il sistema di combattimento solido, El Shaddai diventerà un piccolo cult, riceverà uno spin-off su PlayStation 4 e verrà riportato in auge dieci anni dopo grazie a una riedizione PC.

Contemporaneamente arriva su PS3 Resistance 3, capitolo conclusivo nella serie di FPS targata Insomniac Games che mescola un ritorno alle origini del primo episodio sul piano del gameplay e, soprattutto, dell'arsenale, a una sferzata verso il postapocalittico su quello narrativo. Il gioco viene accolto con favore dalla critica ma sarà un discreto flop commerciale e porrà definitivamente fine alla serie, spingendo tra l'altro Insomniac alla svolta multipiattaforma, che abbraccerà per qualche anno prima dell'acquisizione da parte di Sony.

Contemporaneamente abbiamo anche Dead Island, FPS zombesco targato Techland che, se siamo onesti, ci ricordiamo più che altro per lo splendido teaser trailer, per altro completamente scollegato dal gioco vero e proprio, e perché ci stanno mettendo settantadue anni a finire di sviluppare il seguito.

Il 20 settembre è il turno di Gears of War 3, altra chiusura di trilogia per la generazione, questa volta sul fronte Microsoft. La serie simbolo di Xbox 360 offre qui un terzo capitolo che pompa tutto a dismisura, introduce novità interessanti e va a concludere il racconto con anche qualche lampo di commozione. Tutto come da copione, si proseguirà tra spin-off e salti generazionali.

Otto giorni dopo, tocca a The Binding of Isaac, con cui una metà della coppia responsabile per Super Meat Boy cambia completamente genere e tira fuori un roguelike della madonna quando ancora i roguelike non escono dalle fottute pareti. Accolto con amore e passione, raccoglierà un successo enorme, coronato da un Racconto dall'ospizio di Stanlio Kubrick.

Il mese si chiude con un altro gioco su licenza particolarmente azzeccato, Aliens Infestation. Sviluppato da Wayforward Technologies, si appoggia su una struttura da metroidvania all'acqua di rose ma vi inserisce un'idea molto azzeccata (e parzialmente recuperata anni dopo in The Mummy Demastered) con un'intera squadra di marine a disposizione che fannno da "vite". Se vengono abbattuti, non muoiono, ma finiscono catturati dagli alieni e c'è un po' di tempo a disposizione per salvarli prima che finiscano fecondati. Inoltre, c'è una quindicina di altri marine sparsi per la mappa di gioco che possono essere recuperati e aggiunti alla propria squadra. Visivamente solido, curato, divertente... un piccolo cult.