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FAQ About Time Travel è un viaggio nel tempo al profumo di birra

FAQ About Time Travel è uno di quei film che ti fanno esclamare “poteva venire solo dall’Inghiterra!” e “ah la perfida Albione quante buone idee riesce ad avere quando vuole!” e pure “Dio salvi la Regina” pur essendo il primo un personaggio immaginario e la seconda, be’, morta. È una collaborazione tra HBO e BBC, roba che se fosse uscito cinque/sei anni dopo sarebbe stato preceduto da una campagna di hype MORTALE pronta a dipingerlo come una rivoluzione o il film definitivo su qualcosa non chiedetemi che cosa; e invece è uscito nel 2009 e sostanzialmente non se l’è filato nessuno, e addirittura critici paludati tipo Peter Bradshaw del Guardian (uno che teoricamente dovrebbe avere gli strumenti per apprezzare il film di Gareth Carrivick) l’hanno definito “il peggior film inglese della settimana”.

A me FAQ About Time Travel piace un sacco perché c’è Total Eclipse of the Heart. Non nel senso che è inserita nella colonna sonora e stop eh, proprio nel senso che è un plot point fondamentale, un MacGuffin canterino, vabbe’ sentite ve lo dico tanto si scopre dopo tipo quindici minuti di film: è la canzone che permette ai protagonisti, se accompagnata da un preciso balletto in un preciso bagno di un preciso pub, di viaggiare nel tempo. Perché sì, come suggerisce il titolo, FAQATT è un film sui viaggi nel tempo, che guarda a Ritorno al futuro per mere ragioni promozionali (questo è il poster del film, per capirci) ma che in realtà usa la scienza dello spostarsi lungo la tempolinea come potrebbe fare una puntata del Dr. Who – solo con più roba meta-cinematografica che nel 2009, se ricordate, e se non ricordate potete sempre viaggiare nel tempo a ricordare, andava tantissimo di moda.

È un film che mi sta simpaticissimo e non solo perché c’è Anna Faris, che è una delle mie persone preferite del cinema tutto. Per certi versi è il film sui viaggi nel tempo che non è riuscito a entrare nella trilogia del Cornetto trasformandola in una tetralogia: c’è molto dello spirito di Edgar Wright e Simon Pegg, soprattutto nella scrittura se non nella messa in scena e nella regia, con quest’ultima che in realtà risente un po’ (parecchio) del budget risicatissimo ed è più che altro uno strumento al servizio della storia raccontata, senza particolari guizzi, idee o ricerche. È un film scemo in maniera intelligente, che parla di gente mediocre e senza futuro che finisce catapultata in un’avventura di quelle che hanno sempre sognato o visto nei film, e che deve cavarsela nonostante tutta la propria inadeguatezza alla vita.

Nel caso di FAQATT, al centro della questione c’è un trio di amici appassionati di cinema, che passano le serate al pub a discutere di come fare a convincere Hollywood a smetterla di fare film brutti. Era il 2009, eh! Non erano ancora usciti né MorbiusVenom 2. E c’era già gente che si lamentava! I tre, nello specifico, durante una serata particolarmente alcolica, finiscono per scrivere una “lettera a Hollywood”, i cui contenuti non scopriremo mai e che rappresenta quindi la versione da pub della valigetta di Pulp Fiction. Fatto sta che loro hanno questa lettera e sognano di poterla recapitare al Signor Cinema per convincerlo finalmente a ricominciare a fare cose belle, e per circostanze che sembrano casuali ma si riveleranno poi inestricabilmente collegate a quella lettera scoprono di poter viaggiare nel tempo.

C’è tutta una micro-mitologia, dietro: persone che vengono dal futuro con lo scopo di chiudere le falle temporali che ogni tanto si creano, e soprattutto un gruppo di tizi, anch’essi turisti della cronolinea, che hanno come scopo quello di ammazzare gli artisti dopo che hanno composto il loro capolavoro, per evitare il loro inevitabile declino. È un’idea buffissima ma anche molto efficace in termini narrativi, provocatoria ma anche capace di generare un mistero: perché i nostri tre sfigati dovrebbero essere i nuovi bersagli di questi tempomicidi? Come e quando sono diventati artisti famosissimi?

All’atto pratico, questo canovaccio si declina sotto forma di una serie di balzi temporali ma più o meno sempre nelle stesse location (riciclate e riadattate allo scorrere del tempo), e delle piccole avventure che se ne generano. È soprattutto qui che si vede come FAQ About Time Travel sia costato sette sterline e cinquanta: spesso, questi pazzi episodi vengono solo suggeriti o raccontati, mai mostrati, semplicemente perché costerebbe troppo farlo. Ma va bene così, perché il film non è poi così tanto interessato ai dettagli: è, come i film di Wright e Pegg appunto, un film di personaggi e di passare del tempo (AH AH) con loro, le loro stranezze, le loro paure et cetera. È il genere di roba che avrebbe potuto funzionare (forse anche meglio!) in forma seriale, ma è chiaro che non c’erano né i soldi né l’intenzione di andare oltre a questi 83 minuti. Oltre al fatto che il povero Gareth Carrivick morì un mese prima dell’uscita del film, consegnando una volta di più FAQATT alla storia, ma non a quella Importante e Ricordata. Alla storia dei filmini, delle robette che hanno un pubblico molto preciso e che non hanno la possibilità fisica di piacere a più di un numero circoscritto di persone.

Perché oh, alla fine FAQATT è un filmetto, eh, non sto provando a sostenere diversamente. Ma anche i filmetti possono avere tutte le loro cose al posto giusto e dei difetti talmente secondari e distanti dallo spirito del progetto da risultare perdonabili o quantomeno ignorabili. Questo ha Chris O’Dowd quando ancora era rilevante, Anna Faris, citazioni di Flash Gordon e Total Eclipse of the Heart. Questo mi rende parte di quel pubblico preciso, e sarebbe bello che lo foste anche voi.

Questo articolo fa parte della Cover Story dedicata a viaggi nel tempo e paradossi temporali, che potete trovare riassunta a questo indirizzo qui.