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Ottimi motivi per spendere i vostri soldi: Bayonetta 1&2 su Switch

Sta succedendo questa cosa con Nintendo Switch che è bizzarra e prevedibilissima, e che sta facendo vivere alla console una sorta di doppia vita. Da un lato è la nuova macchina da nintendate, con tutti i suoi Marii e i suoi Links e gli Splatoon e i Kart e gli Arms che bastano a renderla un acquisto obbligato per chiunque ami il modo in cui la casa giapponese costruisce i suoi giochi; aiuta che sia Odyssey sia Breath of the Wild siano, in misura più (il primo) o meno (il secondo) evidente, i migliori rappresentanti 3D del loro franchise, che l'oggetto costi relativamente poco, che abbia il miglior design di una console Nintendo credo dai tempi di sempre... insomma, in quanto erede di Wii U e nuova rappresentante della grande N nel mondo, è un trionfo.

L'altra considerazione è che "speriamo che lo portino su Switch" ha smesso di essere un desiderio per diventare ormai un meme su Reddit e in qualsiasi sezione commenti di qualsiasi sito su Internet, il che significa che il nuovo cosetto portatile di Nintendo sta sostanzialmente regalando un altro giro di giostra a una serie di più o meno capolavori degli anni più o meno passati, che ritornano rilevanti grazie al fatto che adesso ci si può giocare anche in bagno. Succede così che a dominare gli store di Switch siano innanzitutto titoli che hanno cominciato il loro ciclo vitale su PC, sono sbarcati su console in una meravigliosa ondata di adattamenti apparentemente impossibili e ora sono arrivati a farci compagnia durante i lunghi viaggi in metropolitana: The Binding of Isaac, Stardew Valley, Darkest Dungeon, persino Minecraft, per Chtulhu!, sono – almeno da quando posseggo la console – fissi in cima alla lista dei più scaricati, e in certi casi stanno ricevendo un trattamento persino migliore di quando risiedevano su PlayStation 4 e Xbox One (sto guardando te, Darkest Dungeon, e il tuo DLC che non è ancora arrivato su PS4 e mi ha costretto a ricomprarti per Switch).

Si nota che la sto prendendo larga?

E poi c'è una serie di Grossi Titoli™, forse quelli che più di tutti godono del vantaggio di potersi presentare come "sono sempre io, anche quando caghi". Doom! Skyrim! FIFA! E da qualche giorno anche i due Bayonetta: il primo fu un deludente best seller per PlayStation 3 e Xbox 360 (al tempo fu il gioco più venduto di PlatinumGames, eppure la reazione del presidente Tatsuya Minami fu «meh»), il secondo un'esclusiva per Wii U alla quale giocarono giusto il signor Giancarlo Wii U e i suoi sette amici (NB: sono uno di quei sette amici). Per fare la proporzione, Bayonetta 1 vendette quasi 140.000 copie in Giappone il primo giorno, Bayonetta 2 ne vendette 39.000 in una settimana. Il loro arrivo su Switch dovrebbe, immagino, dar loro un po' di giustizia, finalmente, e la possibilità a chi si era perso il sequel di recuperare quello che è ancora oggi uno fra i giochi più assurdi, psichedelici e inspiegabili che siano mai usciti dallo studio che ci ha regalato questa roba. E non solo. Voglio dire, Bayonetta 2 è in cima a parecchie classifiche di questo tipo ever, ma sto correndo troppo.

Perché prima bisogna rispondere a una domanda sottesa filosofica fondamentale: com'è, nel 2018 e con tutto quello che è successo negli ultimi dieci anni, giocare a un gioco che presenta la propria protagonista nel modo efficacemente illustrato qui sopra?

In un certo senso mi sento scemo a farlo o quantomeno in ritardo, in fondo è un decennio che si discute di come Bayonetta (il gioco, tutti e due) metta la sensualità e la sessualizzazione estrema di Bayonetta (il personaggio, e non solo di lei) al centro di - se non tutto - almeno molto, compresi i combattimenti, che sarebbero poi il vero cuore del gioco. Come al solito ci sarà da un lato chi ricorda che la persona che ha inventato Bayonetta è lei, non Hideki Kamiya, e che lo stesso Kamiya (l'uomo dietro a Resident Evil 2 e Devil May Cry, tra gli altri) diede solo tre indicazioni sul design del personaggio: deve essere femmina, deve essere una strega, deve usare quattro pistole. Dall'altro ci saranno quelli che replicano che il problema non è la sessualizzazione in sé quanto il modo in cui è ritratta, e che tre quarti delle inquadrature che dovrebbero essere empowering sono in realtà fan service nell'accezione originaria del termine. La questione è invero spinosa, e in difesa della prima fazione posso dire che entrambi i Bayonetta trattano l'ipersessualizzazione di qualsiasi cosa si muova – Rodin, l'amiconemico infernale di Bayonetta, è anche la sua controparte XY – con estrema naturalezza e spontaneità, come se fosse una normale funzione dell'essere umano (o dell'immortale, OK) e non qualcosa per cui fermarsi sgranare gli occhi e sbavare come un segugio. Se lo fai, il problema è tuo, non del gioco. E la stessa Bayonetta è un personaggio che si gode un sacco il fatto di essere turbofichissima e perfetta, e spacca talmente tanti culi che mai nessuno riesce neanche lontanamente ad avvicinarsi all'idea di abusare di lei.

In difesa della seconda fazione, invece, posso solo dire

Come dicevo, è complicato, e se per qualche motivo non vi siete mai avvicinati a Bayonetta e state considerando di farlo grazie al vostro nuovo e scintillante Switch, ecco, tenete conto che dovrete farvi un'idea molto presto, perché entrambi i giochi ci tengono a sapere da subito cosa ne pensate, di quelle chiappe sparate in primo piano o del fatto che Bayonetta usa i suoi capelli come vestito ma anche come arma e dunque, mentre mena le mani, è seminuda tipo Sailor Moon quando si trasforma. In altre parole, se a dieci anni vi masturbavate con Occhi di gatto, tenete conto che c'è un po' di madeleine in agguato. Almeno, così mi ha detto un amico.

Lo stesso amico vorrebbe però sapere una cosa importante: c'è un motivo valido per il quale dovrei sottopormi a questo dilemma morale solo per giocare a un gioco? Grazie della domanda, c'è. Risiede quasi tutto nell'esistenza di Bayonetta 2, ma c'è il fatto che comprandone uno l'altro è scontato, quindi, se volete (ri?)tuffarvi nel mondo delle botte pazze, tanto vale organizzare il double bill. 

Questa è Bayonetta in Bayonetta 1, si riconosce perché ha i capelli lunghi.

Spiace un po' dirlo, perché al tempo fu uno shock e un perfezionamento inaspettato della formula Devil May Cry, ma rigiocare a Bayonetta 1 oggi è più una questione di archivio che altro; e di sfruttare la portabilità della Switch, perché ahimè, su un grosso schermo, il gioco non regge più granché: i modelli sono datati, le animazioni un pelo troppo legnose e il senso di enormità e pazzia che eleva il secondo capitolo è qui ancora soffocato da limitazioni tecniche e soprattutto immaginative. Momento per momento, in realtà, funziona ancora relativamente bene: i combattimenti restano migliori – per precisione, reattività e varietà nell'approccio – di quanto si trova nella maggior parte dei Devil May Cry, e danzano costantemente sul filo sottile che separa lo stile fine a se stesso dalla complessità di meccaniche dei migliori rappresentanti del genere. Piccoli dettagli, come il fatto che due delle combo più visivamente spettacolari del gioco sono semplicemente "pigia cinque volte lo stesso tasto", trasformano Bayonetta in un circo anche per chi è interessato solo a svolazzare in giro e schiacciare tasti come un forsennato. Ma d'altra parte, cose come hitbox precisissime, controlli iper-reattivi e animazioni a orologeria rendono i livelli più alti di difficoltà una sfida vera, non un test di pazienza e resistenza dei muscoli delle dita, come succede per esempio in God of War.

Dove Bayonetta 1 non regge è sul lungo periodo: ha una struttura estremamente ripetitiva e che non fa nulla per nascondere la sua natura – entra in un'arena, uccidi i nemici, cammina un po', [possibile cutscene], altra arena –, né prova granché a spezzarla con sezioni platform (vedi il DmC di Ninja Theory) o enigmi più o meno complessi (ancora God of War, ma anche i Castlevania più recenti). Certo, è spettacolare, certo, la varietà di bizzarri angeli da affrontare aiuta a spezzare la monotonia, ma alla lunga è difficile, oggi, riuscire a investire emotivamente su questa storia e su questo canone e su questa mitologia – principalmente perché Kamiya sceglie di raccontare tutto con l'approccio ce se capisce nun ce se capisce. Voglio chiarirlo subito dopo aver rigiocato a Bayonetta 1 per la quarta volta nella mia vita: non ha un cazzo di senso e continua a non averlo, e non riesce a non averlo in quel modo che ti fa venir voglia di andare avanti a scoprire come non ce l'ha. Inizia come un'affascinante favola moderna raccontata in medias res e finisce per essere una successione di arene in attesa del boss successivo.

Questa è Bayonetta in Bayonetta 2, si riconosce perché è TUTTO PAZZISSIMO.

Non che Bayonetta 2 faccia granché per correggere questi difetti di approccio, è che l'approccio di Bayonetta 2 a qualsiasi cosa è CAZZOMENE. Davvero, Kamiya e soci hanno preso l'antico adagio secondo il quale un sequel dovrebbe essere come il primo ma di più e l'hanno fatto prendere a pugni in faccia da un gorilla albino alto venti metri, finché non si è gonfiato abbastanza da esplodere e scaraventare pezzi di sé fino in cima al grattacielo più alto di Tokyo. Mi verrebbe da dire che Bayonetta 2 è l'Aliens per l'Alien di Bayonetta, se non fosse che comunque già Bayonetta era l'Aliens di Bayonetta quindi forse Bayonetta 2 è il Bayonetta 2 di Bayonetta, o qualcosa del genere. Da qualche parte sono sicuro che c'entrino anche un dio sotto forma di scoiattolo, gli occhi della creatura che ha formato il nostro mondo e una montagna che si chiama come un immaginario gruppo black metal norvegese. Non lo so, stiamo parlando di un gioco che è cominciato da tre minuti quando mette la sua protagonista dentro un gigantesco mech con il quale prendere a pugni degli angeli, e che dopo dieci minuti ci sta facendo volare intorno a un grattacielo insieme a un drago lungo centinaia di metri che ha appena mandato all'inferno la nostra migliore amica e che per punizione faremo sbranare da un immenso demonecane formato dai nostri capelli.

Si chiama "prologo". Avete notato che all'improvviso sono arrivato a scrivere cose tipo "la nostra migliore amica"? Bayonetta 2 ha ancora meno senso dell'1, ma riesce comunque a trascinare il giocatore dalla sua parte con la pura forza dell'assurdità, e persino prendendosi la libertà di umanizzare per brevi periodi una protagonista che passava l'intero primo gioco a essere sarcastica e sparare in faccia agli angeli.

Nella diapositiva sovrastante, potete osservare un combattimento standard di Bayonetta 2.

Fosse solo una questione di scrittura, tra l'altro. In Bayonetta 2, tra un combattimento e l'altro, succede di tutto. Sezioni sottomarine. Aree gigantesche e relativamente aperte e piene di segreti. Sezioni di guida. Sezioni con la gravità a cazzo. Sezioni Inception con i palazzi che si stronzano intorno a te. Bayonetta che si trasforma in una pantera per correre più velocemente è un potere standard del gioco! Un sacco di armi pazze e la possibilità di combinarle come si vuole, al punto che volendo si può sfanculare le pistole e attaccarsi spade ovunque, braccia e gambe.

E le botte! Le botte, gente! Le botte in Bayonetta 2 sono il motivo per cui poi le botte in Bayonetta sembrano un po' goffe e legnose. Qui Platinum perfeziona la formula e la eleva a livelli che neanche le loro opere più recenti (vedi Nier: A Tomato) sono riuscite a raggiungere. Bayonetta ha giusto quel filo di inerzia in più, che serve per renderla perfettamente controllabile ma anche per dare ai combattimenti quel peso che un po' mancava nel primo capitolo, e che li rende in definitiva più puliti e leggibili. Riflessi, ritmo, posizionamento e varietà: Bayonetta 2 premia la pazienza e la capacità di reagire all'ultimo istante e di scegliere l'opzione migliore tra le decine che sono disponibili in ogni momento – particolarmente gradita è la scelta di rendere onnipotente il tasto della schivata e dargli precedenza e autorità su qualsiasi altro comando, il che significa avere sempre la possibilità di correggere un errore cancellandolo.

Per la cronaca: questi sono i costumi alternativi della versione Switch.

La versione breve di tutto questo discorso è che Bayonetta 2 funziona su tutti i livelli: come spettacolo visivo, come gioco action e perfezionamento della formula Devil May Cry, più o meno persino come storia, nella misura in cui vi interessano il destino del mondo e i flashback della grande guerra tra streghe e angeli. È un coso talmente ingombrante che trasforma retroattivamente Bayonetta in una sorta di demo, il cortometraggio low budget da cui poi viene tratto il film da un milione di dollari. È gloriosamente stupido e grosso come un continente, e peraltro funziona ancora benissimo anche con la Switch attaccata alla TV. È un oggetto d'arte bellissimo e quasi perfetto che ha avuto la sfiga di uscire sulla console più malcagata della storia recente. Ed è appena arrivato sulla console più bencagata della storia recente. Sapete cosa fare, e provate a non dimenticarvi anche il fratello bruttino ma simpatico, già che ci siete.

Ho giocato ad entrambi i Bayonetta svariate volte ad ogni uscita e non avevo intenzione di ricomprarmeli su Switch. Poi, però, giopep mi ha proposto un codice (ricevuto da Nintendo) per scaricare il primo, a patto che mi comprassi il secondo e recensissi entrambi. Ho accettato subito perché fa comodo averli da portare in giro. Poi ho scritto la recensione ma mi sono scordato di scrivere questo paragrafo e Nabbacchio non mi ha detto di scriverlo, quindi l'ha scritto giopep. Ah, come al solito, se acquistate il gioco (o qualsiasi altra cosa) su Amazon passando dai seguenti link, una piccola percentuale di quello che spendete andrà a noi, senza alcun sovrapprezzo per voi. Se volete procedere su Amazon Italia dirigetevi qui, se preferite Amazon UK puntate qui.