Outcazzari

Le segrete portatili, tutte da toccare, di Cardinal Quest!

I roguelike, di solito, sono roba per gente tosta, paziente e pronta a tutto. Il solo pensiero della morte permanente, con relativa perdita di tutti gli equipaggiamenti faticosamente reperiti in giro per caverne e segrete, può esser sufficiente a far fuggire in lacrime il giocatore occasionale, mentre il veterano dei roguelike se la ride e sfida a testa alta la perfidia dell'avventura di turno. Non è solo la granitica durezza di base, comunque, ad allontanare molti videogiocatori dal genere che annovera perle come Rogue (per l'appunto), Sword of Fargoal e la trilogia di Apshai tra i suoi ranghi. A scoraggiare il neofita, spesso e volentieri, intervengono anche avversari incarogniti come in pochi altri generi di videogiochi, una gestione degli oggetti e dell'inventario che richiede ponderazione e sperimentazione e, talvolta, una veste audiovisiva volutamente ispirata agli albori della categoria, e quindi... realizzata tramite caratteri ASCII o al massimo minuscoli blocchetti (scarsamente) colorati. Nel blu dipinto di blu!

Eppure i roguelike, perlomeno tra il loro pubblico d'elezione, non conoscono crisi. Merito di una struttura di gioco appassionante e di quel senso dell'esplorazione che da sempre separa le vere avventure, dotate di fascino e atmosfera, dalle semplici scampagnate videogiochiche. Varcare una porta in un roguelike, vedere la nebbia che si dissolve e scoprire una nuova stanza, con gli eventuali tesori e mostri che essa contiene, è un brivido che non invecchia mai: trepidazione, sorpresa, ansia e l'occasionale stupore sono sempre lì, dietro ogni uscio, ed è questo in fin dei conti a rendere grande il genere. Perché, quindi, sono così pochi i giochi che tentano di far conoscere a un pubblico più vasto questo meraviglioso brivido? I roguelike semplificati, in effetti, non mancano, ma raramente si sono rivolti agli esordienti totali. Benvenuti, quindi, nel mondo di Cardinal Quest su iOS e Android.

Personaggi

Già baciato da un discreto successo su PC, Cardinal Quest viene definito dagli autori Ido Yehieli e Joshua Day come un roguelike di stampo arcade nel quale è necessario... no, un attimo. Come è possibile che i termini "roguelike" e "arcade" convivano pacificamente nella stessa frase? Non ne abbiamo idea, ma i due tipi di cui sopra sono riusciti in questo mezzo miracolo. Cardinal Quest rispetta in pieno le basi d'ordinanza dei roguelike d'impronta classica: i livelli sono generati in modo casuale, i personaggi selezionabili dal giocatore si differenziano per look e capacità combattive, gli avversari diventano più coriacei man mano che si scende lungo le scale che portano sempre più in basso nelle segrete, gli equipaggiamenti offensivi e difensivi e gli incantesimi costituiscono la chiave per la sopravvivenza, la morte è ineluttabile e definitiva. A partire da questi fattori, però, Cardinal Quest assembla un'esperienza di gioco adatta a tutti, ivi inclusi coloro che fino a tre minuti fa non avevano idea di cosa fosse un roguelike.

Inventario

Il merito va soprattutto alla gestione dell'inventario. Gli sviluppatori avrebbero potuto optare per una semplificazione di questo comparto del gioco e per lo snellimento delle statistiche che solitamente definiscono gli oggetti rintracciabili nelle segrete, ma hanno preso il coraggio a quattro mani (stiamo pur sempre parlando di due persone) e... hanno eliminato in toto la necessità di barcamenarsi tra armi e corazze. Questo non vuol dire che non ce ne siano: al contrario, i livelli pullulano di forzieri pieni sino all'orlo di elmi, anelli e spade. Quando si raccoglie qualcosa, però, è il gioco stesso a paragonare il nuovo oggetto con quello analogo già equipaggiato e, nel caso si riveli migliore, a sostituirlo al vecchio, vendendo automaticamente quest'ultimo. Un approccio simile è stato adottato per gli incantesimi, anch'essi disseminati in giro per i dungeon: possono infatti esser gestiti in maniera estremamente semplice, spostandoli dentro e fuori da una griglia ad accesso rapido per poi essere utilizzati in battaglia. Il tradizionale mana, inoltre, è stato rimpiazzato da un sistema di ricarica legato al movimento del personaggio.

Nel verde dipinto di verde?

La domanda, a questo punto, è ovviamente una e una sola: questo bizzarro ambaradan funziona? E la risposta, piuttosto sorprendentemente (almeno per chi non ha già giocato Cardinal Quest su PC), è un sonoro sì. Per quanto le scelte operate da Yehieli e Day possano far ribollire il sangue ai puristi del genere, infatti, hanno l'indubbio doppio merito di rendere il gioco decisamente accessibile e di donargli un ritmo tutto suo, assai più svelto e dinamico di quello della concorrenza. Il bello dell'esplorazione, di cui s'è parlato in precedenza, rimane intatto e godibilissimo come nei migliori roguelike classici, ma assume contorni inediti grazie alla rapidità con cui le stanze vengono portate alla luce una dopo l'altra. L'esperimento, in poche parole, è riuscito e gli sviluppatori meritano di conseguenza lodi e ammirazione. E un po' di soldi, si spera.

Ho acquistato regolarmente Cardinal Quest sull'App Store al prezzo di 1,59 €, che poi è lo stesso della versione Android, e l'ho spolpato in tutti i ritagli di tempo possibili e immaginabili (come avevo già fatto su PC). Attenzione: gli sviluppatori hanno lasciato intendere che il prezzo salirà a breve, per cui... avventurieri avvisati, portafogli mezzi salvati.

VOTO: 8,5
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