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A mia sorella ho offerto la droga ma lei ha preferito i baffoni di Mario (Odyssey)

A mia sorella ho offerto la droga ma lei ha preferito i baffoni di Mario (Odyssey)

In quel palazzone dove c’è casa mia, in Calabria, il piano più alto è quello abitato dai miei genitori. Appena sopra, c’è un terrazzo grande quanto gli appartamenti su cui si poggia, per cui mio padre aveva deciso di ritagliarsi uno spazio per costruirsi uno stanzino. Costruito con l’intenzione di essere una specie di ripostiglio, era finito per diventare il suo laboratorio, che usava per vari esperimenti dalla pretesa artistica – ceramica soprattutto, anche se c’è stato un periodo in cui si era fissato coi droni, che assemblava con parti spedite da Shenzen. È andata avanti per un bel po’ fino a che non ha cominciato il suo declino, lento quasi il mio impossessarsi di quello stanzino, un luogo stretto e polveroso dove mi trovavo perfettamente a mio agio, anche se il freddo invernale mi provocava i geloni alle dita e il caldo estivo mi incollava la pelle alle sedie.

Ci avevo piazzato un monitor a cui avevo collegato PlayStation 4 e, qualche anno più tardi, Nintendo Switch. Era la mia postazione, con una poltrona presa dal salotto di casa su cui affondavo quasi ogni sera, accompagnato da una o più canne d’erba a seconda dell’occasione. Se dovevo prendere in mano il joypad, una era più che sufficiente, da fumare con calma durante lunghe sessioni di gioco; se invece dovevo guardarmi un film, magari un thriller, capitava che due non bastavano, con la scusa della tensione. Per un periodo sono pure riuscito a tenere tutto nascosto a mia madre ma mai a mia sorella, che si è accorta all’istante che sopra non giocavo solo a Destiny

Un cannone basta a partire per la Luna, almeno per quella di Destiny.

A volte guardavamo qualcosa insieme, ma non fumavo mai in sua presenza. Non che me ne vergognassi: le dava fastidio l’odore e quindi non c’era mai l’occasione, tutto qui. Un giorno però stavamo vedendo Inside di Bo Burnham, uno speciale comico-musicale di Netflix che trovavo abbastanza noioso, o comunque abbastanza da farmi salire la scimmia di fumare, per trovarci magari qualche sfumatura artistica che a quanto pare tutti ci vedevano, tranne me. Forse lei voleva amplificarle, queste sfumature, fatto sta che mi aveva chiesto per la prima volta qualche tiro. Non mi reputo particolarmente protettivo, o almeno non su questo genere di faccende, dunque ho acconsentito subito, nonostante il timore che potesse piacerle – timore per ulteriori spese da condividere, mica altro: sono taccagno, ma mica di destra. Dopo neanche dieci minutim dalla sua bocca cominciarono a partire una serie di getti di vomito, accompagnati da lamenti abbastanza rumorosi da far preoccupare mia madre, che riposava al piano di sotto. Pure io lo ero, anche se mi sentivo anche sollevato di questo suo disgusto.

Una di quelle cose che mi riprometto di guardare da anni ma che so già non farò mai.

Di tanto in tanto mia sorella continuava a salire per un film in compagnia, tenendosi però alla larga quando fiutava anche un solo leggero odore di porra. L’unica volta in cui era riuscita ad andare oltre a questo suo trauma, procurato con un certo orgoglio, era quando mi aveva visto girarne una mentre avevo davanti la schermata col menù di Super Mario Odyssey. Da bambini, giocavamo a Super Mario 64, e pure se i suoi ricordi erano ancora più opachi dei miei, per qualche motivo questo gioco le era rimasto impresso, talmente tanto da spedirmi immediatamente fuori dallo stanzino, per giocarci lei a Odyssey. Non è mai stata una vera videogiocatrice, di quelle che giocano con un minimo di costanza, ma di tanto in tanto provavo a tentarla con qualche giochino che sapevo le sarebbe piaciuto, quindi platform soprattutto. Aveva aperto il suo slot di salvataggio quando sul mio erano registrate circa un centinaio di lune. Dopo un mesetto, io ero arrivato a 300 mentre lei aveva superato le 900. Era come una dichiarazione di intenti: no alla droga, sì ai baffoni di Mario. 


Come mai tutto questo amore per Super Mario Odyssey?
Credo c’entri il ricordo del Super Mario per Nintendo 64. Ricordi abbastanza strani, visto che mi torna in mente soprattutto la voce del drago cattivo (Bowser, ndr) che mi faceva cacare addosso. E poi mi sono sempre piaciuti i giochi di saltare.

Infatti avevi giocato parecchio pure alle remastered di Spyro e Crash, quando te le avevo comprate. 
Sì, belli pure quelli, ma mai come Mario. Cioè, si vedeva che erano giochi vecchi fatti con la grafica di oggi. Questo invece non era solo bello da vedere, ma proprio nuovo.

Intendi dire che aveva contenuti inediti, o forse ti riferisci alle meccaniche di gioco?
Quelle, bravo. In Mario i mondi erano giganteschi, anzi erano dei veri pianeti e non livelli sempre uguali come in Spyro, che pure mi è piaciuto tanto. La roba da collezionare era tanta di più, manco riuscivo a immaginarmela ogni volta che la scoprivo facendo ricerche su Google.

Traumi infantili

Ecco, questo è un punto interessante. Perché controllavi su Google? Lo sai che è come imbrogliare?
Ma che c’entra, era chiaro che mi perdevo sempre un sacco di roba a ogni livello. All’inizio non me ne importava granché, poi però andando avanti mi veniva la voglia di completare tutto. Lì per lì ci riuscivo da sola, però da sola ce la potevo fare fino a una certa, quindi perché non approfittare di internet?

Bah, approfittarsene sì ma fino a una certa. Tu guardavi dov’è che si trovavano le lune nascoste.
Eh, ma le acrobazie per prenderle le facevo da sola. Ma poi, a parte questo, alcune erano messe in punti inimmaginabili. Ad esempio nel mondo degli alberi (Regno della selva, ndr), appena atterrato dovevi lanciarti apparentemente nel vuoto, per poi scoprire che in realtà c’era un punto di atterraggio che mai ti saresti aspettato, dove c’era proprio una luna. E poi volevo sbloccare tutti i costumini di Mario, lo ammetto. 

Quindi potremmo dire che ti sei fissata così tanto con Super Mario Odyssey per la sensazione di esplorazione che restituiva?
Esatto, anche perché più esploravi e più diventava difficile. Poi a una certa ho abbandonato, verso le 950 lune, perché i livelli erano ormai impossibili.

Questo perché è un gioco con un livello di difficoltà bilanciatissimo.
Boh, non è così che funzionano tutti i giochi?

Dovrebbero ma non sempre accade, e infatti la maggior parte di quelli che ti ho fatto provare li hai abbandonati dopo poco.
Ma che c’entra, mica erano Super Mario. Con lui vai sempre sul sicuro, è come guardarsi un Mission Impossible, sai già che non delude mai, quindi pure se all’inizio ti annoi resisti e vieni ripagato. 

A proposito di film, lo guarderai quello di Super Mario?
Ma certo, anche se Chris Pratt (il doppiatore inglese, ndr) mi sta troppo antipatico.

Questo articolo fa parte della Cover Story dedicata a Mario, che trovate riassunta a questo indirizzo.

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