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A Juggler's Tale, la fiaba sul libero arbitrio che imita Limbo

A Juggler's Tale, la fiaba sul libero arbitrio che imita Limbo

Avete presente quel tipo di situazioni in cui dovete esprimervi nei confronti di una qualche opera ma siete reticenti a farlo perché non avete capito se sia stata effettivamente di vostro gradimento o meno? Spero di sì, perché è quello che è successo a me con A Juggler’s Tale.

La prima domanda che mi sono fatto, forse un po’ indelicata, è stata “Ce n’era veramente bisogno? Limbo e Inside non hanno già detto tutto il dicibile riguardo a questa formula?” Perché A Juggler’s Tale pesca a piene mani dal sistema di gioco di questi due titoli, tirando fuori enigmi da platform 2.5D un po’ scopiazzati qua e la, che all’interno del gioco non si ripetono mai e sono ben innestati, però, avendo giocato per molto tempo a Limbo, ho sentito un enorme senso di déjà-vu cospargermi per tutta l’intera durata dell’avventura. Che di per sé è carina: se infatti il gioco non presenta un game design e un level design proprio originalissimi, la narrazione della semplice fiaba è interessante.

Nonostante le marioentte ‘a la Puppeteer, io nel loro design ci vedo un po’ Limbo.

Il gioco ci mette nei panni di una piccola circense che, stufa della vita da circo, decide una notte di scappare dal circo, per scoprire il mondo al di fuori della fiera in cui si esibiva. Dall’introduzione può sembrare una piccola fiaba per bambini, anche a causa del piacevolissimo aspetto grafico dell’opera: è rappresentato tutto ( o quasi) come se fosse una recita teatrale, che mano a mano perde i contorni del palcoscenico e quasi ci fa dimenticare della sua rappresentazione originaria (se non per i fili dei figuranti in scena).

È una rappresentazione che ben si sposa con la trama e con la ricerca di libertà della piccola protagonista.

Ed ecco la nostra apparizione al circo! Chissà cosa succederà dopo l’esibizione.

I pregi della narrazione, ovviamente, non stanno in un plot intriso di filosofia o in messaggi che il giocatore deve decifrare, piuttosto nella voce del narratore che, in rima, recita le nostre azioni in versi, a volte adirandosi quando gingilliamo troppo per il livello.

Il narratore si farà sempre più aggressivo verso la nostra piccola protagonista, che si sbriglierà dai fili di marionetta e sfuggirà con più semplicità alle guardie ancora attaccate ai fili.

A Juggler’s Tale, dal punto di vista artistico, sa il fatto suo: non è assolutamente un gioco brutto da guardare.

A Juggler’s Tale, come accennato prima, non brilla per originalità, ma il game design e il level design sono tutto sommato passabili: il fatto che gli enigmi del gioco non si ripetano mai per più di un paio di fasi a scena teatrale fa sì che l’avventura scorra via tranquilla e serena, senza però mai brillare. Ho avuto spesso la sensazione che alcune meccaniche sarebbero potute essere sfruttate di più, approfondite e proposte in maniera differente, magari mischiando le meccaniche tra loro, rendendosi più interessanti per il giocatore, allungando anche un gioco, che magari ne avrebbe beneficiato.

L’essere imbrigliati nelle mani del burattinaio è una delle (poche) metafore del gioco: alla fin fine si tratta di una fiaba che parla di libero arbitrio. Carina, ma sinceramente c’è di meglio.

A Juggler’s Tale è un gioco che, anche adesso che ne sto scrivendo, mi scatena sensazioni contrastanti. Perché non posso dire sia un brutto gioco, vi mentirei. È un gioco corto, con degli enigmi poco originali ma che funzionano e con una narrazione interessante. Tuttavia penso che al videogioco avrebbe giovato un tempo di sviluppo maggiore, specialmente perché, nella sua struttura di game design e level design, rimane superficiale: sembra come diviso in compartimenti stagni che non si incrociano quasi mai tra di loro, proponendo enigmi sì sempre diversi, ma quasi slegati di meccanica in meccanica, dove non c’è necessità di ripescare il bagaglio di esperienze passate dal giocatore.

Non lo so, magari sono una persona troppo severa, ma quando ho finito A Juggler’s Tale mi sono chiesto se ce ne fosse davvero il bisogno. Non eccelle in nulla e non fa niente di nuovo, è un prodotto ben impacchettato ma che sinceramente non mi ha lasciato nulla, né emotivamente, né a livello di meccaniche ludiche.

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