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Addio e grazie di tutti i Nex Machina

Addio e grazie di tutti i Nex Machina

A me i voxel fanno schifo. Li trovo proprio brutti. Una roba che dovrebbe ricordare i pixel, ma che è tridimensionale perché siamo sia vecchi che moderni, come quei vestiti vintage che invece sono stati fatti l’altroieri e scoloriti apposta. C’è stato un periodo, poi, in cui ogni cosa vagamente indie o retrò doveva avere ‘sti maledetti quadratoni. Manco fossimo in Q*bert.

Solo due giochi sono stati in grado, a mia scarsa memoria, di farmi superare l’avversione per questa scelta stilistica: Resogun e Nex Machina. Entrambi sviluppati dai finlandesi Housemarque, conosciuti per Super Stardust prima, lo sfiziosissimo Dead Nation poi e definitivamente balzati alle attenzioni del grande pubblico per il già citato Resogun, per svariate settimane il miglior gioco di una PlayStation 4 la cui lineup stentava a decollare.

In foto Nex Machina fa molto meno effetto che in video.

Nex Machina, invece, è sin da subito la fiera del fomento™: un twin-stick shooter sfacciatamente e orgogliosamente arcade, nel quale alieni, robottoidi e barriere varie sono solo ostacoli da distruggere per passare all’arena successiva, dove, dopo pochi istanti per riprendere fiato, far ripartire una danza piena di luci ed esplosioni. Ballata al ritmo di synth, sonorità elettroniche un po’ anni Ottanta e percussioni martellanti, mentre le dita fremono sul pad e gli stick si consumano alla stessa velocità dei santi invocati dal calendario.

Se soffrite di epilessia fotosensibile, insomma, Nex Machina non fa per voi, nonostante sia uno fra i migliori giochi del 2017. Non fa per voi, soprattutto, se vi manca quella sottile ma persistente anima masochista di chi ama la filosofia arcade, quella fatta di tanti game over prima e ricerca del punteggio perfetto poi. Nex Machina richiede infatti dedizione, sacrificio, discreti riflessi e tanta voglia di sperimentazione e adattamento.

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Perché - DETONATOR! - mentre ci si muove e spara ininterrottamente - SMART BOMB! - e si sfruttano i diversi potenziamenti per scatenare distruzione in modi sempre più efficienti o fantasiosi - POWER SHOT! - ci si rende conto che i livelli sono disseminati di prigionieri da salvare - LASER! - zone segrete da raggiungere e - DETONATOR! - combo da inanellare per far schizzare alle stelle il punteggio, stando attenti che - SWORD! - non arrivi l’errore fatale in grado di mandare tutto a monte.

Poco male: chi ha giocato a Nex Machina sa che una partita tira l’altra, persino dopo giorni o settimane di pausa forzata, in un vortice di tentativi che sembra rigenerarsi e non fermarsi mai. Peccato quindi che a mettere la parola “fine” al tutto ci abbia pensato proprio Housemarque, dichiarando che dopo Matterfall e Nex Machina (a mio modesto parere, il loro gioco più maturo e riuscito) non svilupperanno più arcade. Troppi gli sforzi e la dedizione verso un genere che ormai non ripaga più.

Che dobbiamo farci, la vita va così. A volte sa essere una vera merda.

Questo articolo fa parte della Cover Story "I (nostri) migliori anni del videogioco", che trovate riepilogata a questo indirizzo.

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