Outcazzari

Affinità-divergenze tra il compagno Dark Souls e NiOh

Affinità-divergenze tra il compagno Dark Souls e NiOh

NiOh è l’ultimo gioco del Team Ninja, studio che ha dato i natali a Ninja Gaiden. E, pad alla mano, i ricordi delle avventure di Ryu Hayabusa (per lo meno quelle da Xbox in poi) non possono che venire a galla. Tecnici, intransigenti, rigorosi ma discretamente creativi, i combattimenti di NiOh sono una vera goduria, ancor più contro i nemici speciali e i boss, quando bastano poche distrazioni a compromettere inevitabilmente il successo del giocatore.

Ad alcuni NiOh ricorderà certamente anche Onimusha, serie ormai dimenticata da Capcom: Vuoi per le armature, per alcune ambientazioni o per il setting che fa tanto Giappone antico, il paragone può essere lecito. Così come il fatto che il protagonista dalla lunga chioma bianca possa sembrare il cugino di Geralt di Rivia da The Witcher.

Inutile girarci ancora attorno, però: il riferimento principe dell’ultimo titolo di Team Ninja è certamente la saga di Dark Souls di From Software. Ogni azione, che sia una spadata, una manovra evasiva o uno scatto, consuma un’apposita barra della stamina. Il personaggio di cui sopra può essere personalizzato nell’equipaggiamento e nelle protezioni. È inoltre possibile livellare il proprio avatar spendendo “Amrita”, l’equivalente delle Anime di Dark Souls, anche in questo caso ottenibili dai nemici abbattuti. Alla difficoltà piuttosto elevata, poi, ho già accennato.

Non mancano però delle differenze strutturali che rendono NiOh una cosa ben diversa da Dark Souls e seguiti. In primis, in NiOh viene abbandonata la struttura alla “metroidvania” dei titoli From Software per un sistema più “chiuso”, basato su stage più o meno articolati ma con una fine e un inizio ben precisi. Insomma, c’è molta più linearità. Preferisco poi non infierire su paragoni circa la qualità del level design dell’opera di Team Ninja, ben lontana dai picchi di eccellenza del primo Dark Souls o di Bloodborne. Anzi, infierisco: alcuni livelli, come quello della nave affondata, sono davvero brutti, e in generale nessuno stage mi ha entusiasmato. 

Le lance sono un'arma dal moveset insospettabilmente vario.

La seconda divergenza con Dark Souls, ma l’ennesima affinità con un altro gioco, è nel sistema del loot. In NiOh, l’ottenimento dei nuovi oggetti ricorda quello di Diablo, con drop “semicasuali” in base al nemico sconfitto. A differenza quindi di quanto avviene nei giochi From Software, dove gli oggetti sono sapientemente posizionati in luoghi della mappa, qui l’ottenimento di nuove armi è molto più immediato. Ci sono decine di spade, asce, martelli, archi e tutti gli altri oggetti appartenenti alle diverse tipologie. Ovviamente, i moveset sono collegati “soltanto” alla macrocategoria di appartenenza: le animazioni legate a una katana rara sono le medesime di quelle del corrispettivo più comune e così vale per lance, asce e kuragisama vari. Certo, l’intuizione della “posa”, che influenza anche sostanzialmente gli attacchi a seconda che questa sia alta, bassa o neutra, riesce a donare un pizzico di varietà. Ma non è raro in NiOh ritrovarsi subito l’inventario pieno di paccottiglia dall’utilità discutibile.

Ciò si collega forse al difetto più grande del gioco, ovvero quello di offrire troppi contenuti. In un mondo che urla “more content!” ad ogni singolo gioco, ho considerato quanto offerto da NiOh ben oltre l’abbuffata, quasi ai limiti della nausea. Tra decine di armi, punti abilità per sbloccare magie, tecniche e attacchi per ciascuna arma e posa, si passa un’infinità di tempo tra i menu di NiOh. A volte, quasi più che a menare le mani. Presso i piccoli santuari che fungono da “falò” è possibile livellare, scegliere il proprio Spirito Guardiano (che determina tanto attività passive, quanto attacchi speciali particolarmente potenti e coreografici) e personalizzare l’abilità da utilizzare. Ciascuna delle armi che troverete, secondo il proprio livello di rarità, possiede una barra di “familiarità” da riempire mazzata dopo mazzata che, una volta piena, aumenta le statistiche dell’eroe William fin quando la utilizza. Al termine di ogni livello, è possibile fondere le armi per ottenerne di più potenti, venderle o acquistarle, così come per le armature. Terminato ogni stage, si sbloccano poi missioni secondarie, che è bene intraprendere di tanto in tanto per livellare il personaggio e trovare equip di qualità, che si articolano nei livelli prima conclusi, i quali cambiano solo per qualche piccola modifica. E una volta conclusi questi, si torna nel circolo della raccolta compulsiva e nell’altrettanto frenetica distruzione di spade, elmi, aste e katane doppie. 

Vestire i panni di un samurai occidentale è molto affascinante.

E ho avuto pure l’impressione che NiOh duri “troppo” per quello che ha da offrire. Ma questa sensazione è comunque secondaria rispetto a quella a tratti soffocante di un gioco che, ripulito e reso più “essenziale”, avrebbe giovato di un’impostazione più “arcade”, in grado di esaltarne i buonissimi scontri.  

Per questo, non mi sento di consigliare a tutti NiOh, nonostante le buone qualità di fondo. Io in primis ho finito spesso per farmi sviare da “orpelli” che hanno annebbiato lo splendore delle qualità del gioco Team Ninja, pur presenti e in grado di appassionare. A patto di turarsi un po’ il naso di fronte al level design e ai minuti che, inevitabilmente, si perdono tra le schermate di troppi menu. 

Ho giocato a NiOh grazie a una copia promo gentilmente offertami da Sony per PS4. Inizialmente mi sono perdutamente innamorato del titolo Team Ninja, poi l’ho odiato. Infine ci siamo incontrati come due amici e ci siamo presi un caffé, chiacchierando cordialmente. Ci siamo salutati e ognuno farà la propria vita. Forse ci aggiungeremo su Facebook. Ah, come al solito, se acquistate il gioco su Amazon passando dai nostri link, ci fate ricevere una piccola percentuale di quanto spendete, senza sovrapprezzi per voi. Potete farlo su Amazon Italia a questo indirizzo qui o su Amazon UK a quest'altro indirizzo qua.

Videopep #140 – I consigli di marzo 2017

Videopep #140 – I consigli di marzo 2017

Kong: Skull Island sta appena sopra alla soglia del brutto

Kong: Skull Island sta appena sopra alla soglia del brutto