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Viaggio nell'Europa a 8 bit

Nel 2011, in nome del mio profondo amore per il Game Boy e le sonorità a 8 bit, ho organizzato una serie di concerti a Milano. Robette semplici, senza pretese, in un locale piccolo ma con un pubblico sinceramente appassionato, alle quali ho invitato amici e musicisti italiani, spagnoli, inglesi, tedeschi, e persino giapponesi. Il budget era scarso, e la prospettiva non era certo quella di suonare davanti a folle di teenager in delirio, ma la passione era tanta. Quindi, di mese in mese, il mio divano ha ospitato un vasto campionario di personaggi buffi: suonatori di NES, modificatori di Grilli Parlanti, programmatori di Atari ST, cantautori con Nintendo DS, più una serie di amici/fan/scimmiati assortiti. L'incontro più interessante, però, è stato quello con Javier e Vince, due ragazzi spagnoli che fino a qualche mese prima non avevano avuto alcun contatto con la scena della micromusic. I due, pensate, si stavano muovendo da Valencia per partecipare alla mia seratina sfigata in zona Isola, con tanto di luci, microfoni e cineprese. Lo scopo? Filmare il concerto, intervistare gli artisti e farsi un'idea della dimensione a 8 bit del nostro vecchio stivale. Mi aspettavo un progetto amatoriale, e invece ho scoperto una professionalità e una serietà di prima categoria, tanto a livello tecnico quanto concettuale. Il loro documentario, Europe in 8 bits, vuole essere per il vecchio continente quel che è stato in America Reformat the Planet, la prima opera del team di 2 Player Production (lo stesso che, al momento, sta riprendendo le peripezie di Tim Schafer e soci per l'avventura grafica di Double Fine). Ora che il progetto si avvia verso il suo ultimo chilometro, ho pensato di realizzare questa piccola intervista, lasciando a Javier il compito di raccontarvi i perché e i percome dell'impresa. Fabio Bortolotti: Andiamo con ordine. Cos'è Europe in 8 bits?

Javier Polo:Europe in 8 bits è un documentario che esplora il mondo della chip music, una nuova tendenza musicale che sta proliferando in Europa. Le star di questo movimento ci hanno svelato in che modo riutilizzare vecchie console e computer, come i Game Boy, gli Atari ST e i Commodore 64, trasformandoli in strumenti capaci di produrre musica, con ritmi moderni e stili innovativi. È un nuovo modo di concepire la musica, nel quale gli artisti superano le limitazioni dell'hardware degli anni '80, spremendone le potenzialità sonore e utilizzandolo persino per creare grafiche e visual. È impossibile imbattersi in un concerto a 8 bit e rimanere indifferenti!

Fabio Bortolotti: Come è nata l'idea di un documentario sulla musica 8 bit in Europa?

I Game Boy escono dalle fottute pareti.

Javier Polo: Il progetto è nato da una chiacchierata con un nostro amico dell'università, Bartolomé Moreno, un ottobittaro spagnolo (in arte Culomono, ndFab). Conosco Bart da tantissimo tempo e un giorno mi ha parlato della sua musica, convincendomi a filmare un concerto a Valencia. Non avevo idea di cosa mi aspettasse, e sono rimasto senza parole. Non immaginavo nemmeno cosa fosse possibile fare con delle vecchie console, e mi sono istantaneamente appassionato alla chip music. Dopo il concerto la mia curiosità è schizzata alle stelle. Com'è che c'è gente che mixa e suona con un Game Boy? Che tipi di suoni sono, esattamente? E come mai i seguaci di questo sound hanno una passione così ardente? Da lì a poco ho iniziato ad accarezzare l'idea di creare un documentario vero e proprio. Così abbiamo avviato il progetto Europe in 8 bits, con lo scopo di catturare lo spirito di questo movimento musicale, dalle sue origini alle sue contraddizioni. In particolare, sono sicuro che le generazioni degli anni '70 e '80 si appassioneranno alla musica 8 bit proprio come è successo a me. È un documentario che non esisteva ancora, e andava fatto a tutti i costi.

Fabio Bortolotti: Avete viaggiato molto, per le riprese. Dove siete stati? Qual è stato il momento più emozionante?

Javier Polo: Abbiamo girato per quasi un anno in tutta Europa, visitando Norvegia, Svezia, Francia, Olanda, Inghilterra, Germania, Italia e Spagna. Vorremmo arrivare anche in Polonia, Grecia, Svizzera, Austria, Ungheria, Russia e Finlandia, dove ci sono scene molto attive, ma purtroppo non ci siamo stati con il budget. In ogni caso il nostro sito (www.europein8bits.com) è aperto a tutti gli artisti Europei, e conta già oltre 60 musicisti che hanno collaborato con noi, dandoci accesso alla loro conoscenza e ai loro lavori. Il sito è un'antologia musicale che si rivelerà indispensabile per chiunque voglia prendere confidenza con queste sonorità, ma è anche un valido strumento per scattare un'istantanea a questa scena in costante crescita. Uno dei migliori eventi che abbiamo filmato è stato il festival Eindbass, a Utrecht, con Covox, Bit Shifter e Men of Mega. È stata una serata assurda: Frans e Klazien (gli organizzatori olandesi più attivi della scena, ndFab) organizzano feste incredibili.

Fabio Bortolotti: Che tipi sono, questi ottobittari?

Javier Polo: Girare per l'Europa a filmare è stato uno spasso, anche perché abbiamo conosciuto tanti personaggi interessanti. Lungi da me l'idea di creare stereotipi, ma se c'è qualcosa che accomuna tutti è l'amore per le macchine. Detto così sembra che siano tutti dei nerd oltre il punto di non ritorno, ma spesso sono dei ragazzi normalissimi, che semplicemente hanno una passione particolare come i videogiochi e la musica a 8 bit. A costo di sembrare un lecchino, devo dire che quasi tutti gli artisti che ho incontrato nella scena, o nella “Microfamiglia”, come dicono in molti, sono tipi gentili e alla mano.

Le attrezzature fatte in casa hanno un fascino pazzesco.

Fabio Bortolotti: Qual è la scena più strana a cui avete assistito durante le riprese?

Javier Polo: Una notte abbiamo visto un uomo completamente nudo, armato di Game Boy, che saltava come un ossesso incitando più di mille persone a ballare con lui. Era una performance dal vivo di Meneo, uno dei pochi artisti che sono riusciti a ritagliarsi un po' di fama anche fuori dal piccolo universo degli 8 bit.

Fabio Bortolotti: Qual è il dispositivo più strano che avete filmato?

Javier Polo: In ogni paese abbiamo trovato gente che suonava con strumenti bizzarri, ma la cosa più assurda e affascinante è stato sicuramente un prosciutto spagnolo trasformato in uno strumento tramite il circuit bending. Non ci potevo credere! (sembra assurdo, ma è tutto vero, ndFab)

Fabio Bortolotti: Quali sono le sfide del girare un documentario indipendente?

Javier Polo: Creare un documentario comporta tantissime sfide. È molto difficile ottenere fondi dallo stato o supporto dalle televisioni. Come filmmaker indipendenti, in questo particolare momento di crisi, stiamo autofinanziando il nostro progetto, facendo tutto quel che possiamo per raggiungere il nostro pubblico. Naturalmente ci piacerebbe poter raggiungere il grande pubblico, magari arrivando anche in TV. È un momento di tempesta, nel mondo dei film, ma anche un periodo ricco di opportunità. Internet ha regalato ai filmmaker indipendenti degli strumenti incredibili. Abbiamo un sito, siamo su Facebook, su Twitter, e abbiamo appena lanciato una campagna di crowdfunding sul sito spagnolo Verkami (non dimentichiamo che per lanciare un progetto su Kickstarter bisogna essere cittadini statunitensi, ndFab). Dopo un anno di lavoro siamo a un passo dalla conclusione, ma con un po' di budget aggiuntivo potremmo completare Europe in 8 bits al meglio.Ogni aiuto, quindi, è più che benvenuto.

Detto questo, vi lascio con l'ultimo trailer, e con il suggerimento di farvi un giro su Google e cercare gli artisti che compaiono nel video. Se vi interessa la musica a 8 bit contemporanea è un ottimo modo per farsi un'infarinatura sul genere e sentire qualcosa di buono. Ce n'è davvero per tutti i gusti, dall'electro pop melodico al technopunk. E naturalmente, se vi va, fatevi un giro su Verkami e date una piccola kickstartata a Europe in 8 bits, ché questi ragazzi se la meritano.

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