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VGB - Vecchi Giochi Brutti #8

I giochi del passato sono tutti capolavori, giusto? Sbagliato, e in questa rubrica andiamo proprio a ripescare i bidoni d'annata, le peggiori vaccate, le operazioni commerciali che speravamo di aver rimosso dalla memoria. Invece eccole qua, analizzate una ad una con rinnovato sadismo e una punta di ironia.

Episodio 8 – Europa Terzo Mondo

Questa storia non è così lontana, cronologicamente parlando, eppure in molti si sono dimenticati quant'era complicato essere un videogiocatore fino a una ventina di anni fa. E non si parla dei discorsi relativi alla “sfiga” che questo passatempo porta con sé a livello sociale, ma proprio delle difficoltà nell'acquistare i giochi o solo poter raggiungere i titoli desiderati. Perché, semplicemente, nella prima era delle console il mercato europeo veniva trattato come fosse un bazar sudafricano, e non un importante settore del commercio globale.

Da chi? Dai produttori di console e dalle principali software house, ovviamente, che pubblicavano in netto ritardo, o non pubblicavano del tutto, diversi giochi usciti regolarmente in USA e Giappone. Contrariamente al periodo attuale, che vede l'Europa ricevere il 90% della produzione estera più importante, nell'era Super Nintendo e Mega Drive importare era quasi un obbligo per il collezionista più motivato, che doveva così esporsi ai classici “rigonfiamenti” del prezzo tipici dell'import. Giusto per farmi del male tornando all'abisso dell'era MegaCD, ricordo quando spesi una fortuna per Lunar: Eternal Blue in versione americana: una cifra attorno alle 150.000 lire, che nei primi anni '90 erano più o meno come 150 euro di adesso, se non di più. E non avendo alcun reddito, impiegai alcuni mesi per raggiungere quella somma.

Per fortuna il gioco si dimostrò all'altezza delle aspettative e anche qualcosa di più, ma non era così raro spendere una fortuna per un titolo d'importazione e ritrovarsi con un sottobicchiere in plastica, magari per semplici questioni di localizzazione. Nello stesso periodo un mio amico spese più o meno la stessa cifra per Rent A Hero su Mega Drive, scoprendo un gioco di ruolo completamente in giapponese bello da vedere, ma ingiocabile per chi non aveva un'infarinatura della stessa lingua. Ma di esempi se ne possono fare molti e il caso più eclatante rimane Monster World IV per lo stesso Mega Drive. Erede della serie Wonder Boy, e ottimo gioco ancora adesso, venne totalmente ignorato da Sega per la distribuzione in occidente. Se vi lamentate del marketing invasivo dei giorni nostri, fidatevi: vent'anni fa, chi stilava le lineup era molto meno competente in materia.

Tornando all'Europa, e all'Italia in particolare, le dimensioni meno “popolari” del settore videogame e l'assenza di Internet rendevano l'acquisto dei giochi meno immediato di quanto sia oggi. Nelle grandi città c'erano i negozi specializzati, ma nei centri più piccoli bisognava passare dai supermercati e spesso arrivava solo il 50% di quanto distribuito nelle metropoli. Morale: non era escluso dover fare vere e proprie gite fuori porta per acquistare un gioco, o affidarsi alla posta e attendere magari un mese per vedere lo stesso titolo, a volte devastato nella scatola durante il trasporto. Le spedizioni via corriere erano molto meno comuni, e più costose, rispetto ad ora e parlando di età adolescenziale, risparmiare anche 5.000 lire rappresentava una priorità.

Tutto questo perché le vendite erano complessivamente irrisorie sul mercato europeo rispetto a Stati Uniti e Giappone, scoraggiando grossi investimenti da parte di publisher e distributori. La situazione ebbe una vera e propria svolta a metà anni '90 con la prima generazione PlayStation e il fatto che Sony si appoggiò alla sua rete musicale e cinematografica per toccare più o meno tutti i negozi del mondo. Non a caso, la PlayStation originale ebbe un grande successo in Europa sin dagli esordi, anche e sopratutto perché la si vedeva e trovava ovunque.

Grazie a PSX, volenti o nolenti, oggi abbiamo uscite puntuali e talvolta perfino anticipate rispetto all'estero, edizioni limitate e promozioni specifiche al mercato europeo che in quei tempi rappresentavano una grossa utopia.

Ci voleva, in pratica, un bel calcio nelle palle, per convincere i produttori a investire di più sul nostro mercato. Lo stesso che ho subito varie volte, nel portafogli, acquistando titoli import alla cieca. Ma questo è un altro discorso...