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Tutti i pareri sono uguali, ma quello dei recensori...

Alla fine del 2021, quasi 2022, dovremmo essere tutti d’accordo nel sostenere che i videogiochi non possono e non devono essere giudicati in un unico modo universale e oggettivo. Perché siamo diversi, viviamo vite diverse e diverso è anche il peso che ciascuno di noi riserva alle singole componenti. L’IA di Deathloop è indubbiamente una criticità del prodotto ma qualcuno ha voluto superare l’ostacolo mentre altri lo hanno trovato insormontabile. Tenetevi forte, nessuno dei due ha più ragione dell’altro.

Eppure non è così. È pieno il mondo di appassionati, pure di quelli più intelligenti, che ritengono necessaria una recensione analitica, inattaccabile, che ti spiega il numero dei tasti, le schermate di pausa e la consistenza della confezione. Poi non le leggono, forse non le hanno mai lette o non lo fanno da vent’anni, però quelle vogliono. E quelle, bene o male, continuano a ricevere da una critica che si trova incastrata in una forma che oggi ha sempre meno senso di esistere. Perché il pubblico oggi può provare beta, giochi completi nel Game Pass o, nella peggiore delle ipotesi, farsi un’idea molto precisa di un prodotto grazie a YouTube e Twitch.

Il problema di queste recensioni, però, è che continuano a portare avanti proprio quel concetto di giudizio giusto contro giudizio sbagliato che alla fine del 2021, quasi 2022, dovremmo invece aver superato come accade tranquillamente con libri e cinema, per esempio. Se una recensione è infallibile, inattaccabile, e parla di capolavoro, come è possibile che ci sia qualcuno, di parere opposto, che non sia prevenuto o incompetente?

Il pubblico è salame, ormai me ne sono fatto una ragione, ma la critica continua a calcare un piedistallo che ha sempre meno ragione di esistere. E non perché non ci siano dietro qualità, esperienza e competenza. Ma così il pubblico non migliora, resta salame, e continuerà a sorprendersi se esistono giudizi anche diametralmente opposti dello stesso prodotto. Continuerà a dare dello stronzo a chi, magari solo qualche volta, non è allineato. E lo dico perché a me capita di essere quello stronzo.

Se ne esce? No, non in forma scritta almeno.

Ma esiste un universo in cui quella critica, la stessa critica, parla alle folle con il cuore in mano, più sinceramente, senza doversi preoccupare delle conseguenze e degli insulti ed è un sacco meglio della precedente. Ma è solo su Twitch.