Outcast

View Original

The Bard's Tale IV: Barrows Deep - Vecchio e nuovo

The Bard’s Tale è una tra le serie più famose e storicamente più importanti nel mercato dei giochi di ruolo per PC. Il primo capitolo, che ammetto di non aver mai provato, è comunque generalmente considerato un classico al pari della trilogia di Krynn, di Dungeon Master e altri capolavori dell’epoca. Inutile dire che il quarto capitolo ha attirato la mia curiosità appena annunciato e lo ho provato con estremo interesse, anche dopo aver in fondo assaggiato una corta anteprima/demo alcuni mesi fa. Devo dire che le prime cose che mi hanno colpito sono aspetti che normalmente in un GdR non considero troppo importanti: l’aspetto grafico e la colonna sonora.

La grafica è eccellente per il genere: l’Unreal Engine 4 è sfruttato a dovere e gli ambienti paiono molto ben dettagliati e pieni di vita. L’ottimizzazione, d’altro canto, è decisamente qualcosa su cui non si sono impegnati: il gioco scatta su una 1080, a volte, coi dettagli al massimo, e posso solo immagine quanto sia più tragica la situazione con schede meno potenti, a meno che non si scenda parecchio coi dettagli grafici. L’audio, invece, lo ho trovato semplicemente splendido, soprattutto le canzoni, a partire dal tema principale. Sarebbe facile dire che è normale aspettarselo da un gioco chiamato “Bard’s qualcosa”, ma le canzoni sono decisamente l’aspetto che più mi è rimasto impresso, e in maniera più positiva, rispetto a tutto il resto.

Questa affermazione, anche se è fondamentalmente una lode al gioco, nasconde alcune considerazioni meno lusinghiere. Ho trovato il sistema di regole su cui si basa The Bard’s Tale IV fin troppo semplicistico e poco flessibile. Ogni personaggio sblocca alcune abilità salendo di livello ma ne può tenere equipaggiate soltanto quattro, con il risultato che l’effetto finale è di personaggi che rischiano di somigliarsi un po’ troppo, dato che le abilità speciali più potenti per determinate classi tendono ad essere sempre le stesse. Non vi è neanche abbondanza di classi tra cui scegliere: sono soltanto quattro e talmente generiche e poco ispirate da far passare in poco tempo la voglia di sperimentare.

Su tutto questo si potrebbe sorvolare se i dialoghi fossero memorabili, ma li ho trovati al massimo nella media, con una recitazione e un doppiaggio che raramente si allontanavano dalla sufficienza. Avvicinarsi a un personaggio e trovarsi a sentire una voce che non c’entra davvero nulla con il suo aspetto può danneggiare l’immedesimazione più di quanto non si pensi.

Rimangono l’esplorazione e i combattimenti, e qui le cose migliorano in maniera sensibile. L’esplorazione è piena di segreti e dettagli nascosti, e se ci si prende il tempo di esplorare, si possono trovare tesori ed equipaggiamenti che altrimenti rimarrebbero abbandonati in oscuri anfratti. Non mancano poi alcuni enigmi e puzzle: esistono addirittura delle armi “puzzle” elfiche, che diventano più potenti se si risolvono gli enigmi posti su di esse: si tratta certamente di un piccolo dettaglio, ma è un tipo di innovazione che ho certamente gradito, senza contare che premiare l’utilizzo della materia grigia da parte di un giocatore è, da parte mia, sempre visto come una cosa estremamente positiva.

I combattimenti, infine, sono a turni. Il party ha un certo numero di punti azione, che sono condivisi tra tutti i personaggi (quindi, potenzialmente, può utilizzarli tutti quanti anche solo un personaggio, se ha le abilità e le “combo” per farlo degnamente). Una volta che ha agito un gruppo, tocca al nemico, e via di seguito. Il campo di battaglia è diviso in una griglia e ogni personaggio può muoversi o attaccare in determinate direzioni e colpendo nemici che si trovano fino a una certa distanza, dandomi in realtà l’impressione, dopo un po’, di star giocando a una versione rivista degli scacchi. Si tratta di un sistema di combattimento non molto realistico (anche in confronto ad altri sistemi a turni), ma che favorisce il pensiero tattico e il pianificare le proprie azioni. Forse non lo definirei il miglior sistema di combattimento che ho mai visto, ma ho apprezzato il fatto che richiedesse attenzione e pianificazione.

Tirare le somme mi è, in questo caso, piuttosto difficile. The Bard’s Tale IV è un gioco sviluppato con impegno e amore e ricorderò di sicuro più di ogni altra cosa le magnifiche canzoni che accompagnano l’avventura… ma ha anche dei gravi difetti per un gioco di ruolo, che lo rendono imperfetto e fondamentalmente impossibile da consigliare a tutti. Un giocatore che preferisce l’esplorazione, la risoluzione di enigmi e l’atmosfera amerà sicuramente passare del tempo con il gioco, mentre chi cerca personaggi ben caratterizzati, dialoghi memorabili e scelte ad ogni passo rimarrà deluso.

Ho sbloccato il gioco grazie a un codice Steam fornito dallo sviluppatore. Ho creato alcuni personaggi e ho poi proseguito fino a terminare l’avventura in circa cinquanta ore, correndo un po’ verso la parte finale, perché iniziavo a provare un senso di desolazione fin troppo forte. Gli darò una seconda possibilità? Difficile dirlo, anche perché, alla fine dei conti, il gioco in sé lo ho apprezzato, ma poteva essere molto, molto migliore di come è venuto fuori. Un vero peccato. The Bard’s Tale IV: Barrows Deep è al momento disponibile solo su PC, tramite GOG, Humble Store e Steam. Sono annunciate per il futuro le versione PlayStation 4 e Xbox One.