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Si può vivere senza Twitch?

Se qualche anno fa, facciamo dieci, mi avessero detto che i videogiochi avrebbero avuto dei vantaggi nelle vendite semplicemente mostrandosi gratis a tutti, vi avrei presi per pazzi. La storia ha dimostrato che, invece, chiacchiere generano chiacchiere e chiacchiere generano acquisti. Oggi è un fatto, lo diamo per assodato, ma se non fosse vero sempre?

Ci sono delle categorie di giochi che indubbiamente hanno solo da guadagnarci. Il gioco indie sconosciuto, per esempio, riceve attenzioni e visibilità impensabili se qualcuno di importante si mette a giocarlo online. Non esisteva prima, esiste dopo. Qualcuno se ne innamora, qualcuno se lo compra, qualcuno ne parla agli amici. Persino quando il giochino dura poco ed è prettamente narrativo, esistere è comunque meglio di non esistere.

Indubbiamente Twitch funziona bene con i free to play. Il tuo streamer preferito ci gioca, si diverte, perché non impugnare un pad per unirsi a lui? Di solito sono giochi di gameplay, le storie che raccontano sono ludiche, vederli non toglie nulla alle partite successive del giocatore. Lo spettatore non deve nemmeno comprarlo, vincono sempre tutti.

Eppure, e arriviamo finalmente al punto, stiamo dando per scontato che non esistano controindicazioni. Esistono?

L’utente pigro che non ha voglia di giocare The Last of Us 2 (o che non ha console per farlo girare), sarà mai invogliato a comprarlo dopo averlo visto in live? Dopo che avrà scoperto quello che succede, sarà ancora curioso in merito? A Sony non converrebbe impacchettare i suoi filmati, collegarli pure col gameplay, magari, per farne un contenuto da dare, chessò, a Netflix? Son soldi, no?

Certo sarebbe un problema a livello di comunicazione. Masse inferocite impazzirebbero se Nintendo vietasse di mostrare The Legend of Zelda: Breath of the Wild. Ma Nintendo ci guadagna? Sempre?