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Senz'anima, ma bello da morire: Soulless

Sebbene Soulless sia uscito soltanto da qualche tempo, e non alla metà degli anni 80, la storia che lo sorregge è di quelle saldamente ancorate alla vecchia scuola. Narra infatti di un re guerriero che, stanco delle battaglie, dichiara un periodo di pace per consentire al suo regno di prosperare, ma indispettisce in questo modo i suoi generali assetati di sangue. Generali che, per vendicarsi, decidono di avvalersi dell'aiuto di uno stregone che maledice il re, ruba la sua anima, lo trasforma in una creatura deforme e lo fa rinchiudere in una tomba, mentre all'esterno la guerra torna a infuriare. Il povero Rizek (questo il nome dell'ex-regnante) resta nella sua prigione per mille anni, impegnato a contemplare lo sfacelo delle sue terre e la miseria della sua condizione, sino a quando un inatteso terremoto lo libera dalle sue catene, permettendogli di andare in cerca dei dodici frammenti della sua anima che lo riporteranno alla sua antica forma umana. Niente di particolarmente originale, insomma, ma è giusto che sia così: Soulless sarà anche un gioco anagraficamente moderno, ma gira comunque sul Commodore 64 ed è un bene che aderisca alle tradizioni dell'epoca d'oro degli 8 bit. Draconless?

Dalla stessa era, fortunatamente, provengono anche le meccaniche di Soulless. Il gioco si presenta come un incrocio tra due grandi classici del calibro di Impossible Mission e Draconus (meno conosciuto del precedente, ma davvero meritevole di essere recuperato) e propone quindi una mappa di buona estensione da esplorare alla ricerca delle 12 pietre dell'anima. Pietre che, al pari di altri oggetti e degli indizi che spiegano come posizionarle all'interno di una speciale camera per farle funzionare a dovere, vengono disposte casualmente all'inizio di ogni partita: un notevole sforzo di programmazione, che premia però in termini di longevità e consente di affrontare l'avventura più e più volte senza che essa risulti per questo ripetitiva o scontata. Ma torniamo alla struttura di base. Come in Impossible Mission, anche in Soulless il protagonista non possiede mezzi per attaccare direttamente le numerosissime creature che ne ostacolano il percorso. Esaminando gli oggetti sparsi per il mondo di gioco, anche in questo caso con le stesse modalità impiegate da Impossible Mission, può scovare magie in grado di dargli una mano, ma non è dotato di armi vere e proprie e deve conseguentemente far ricorso unicamente alla capacità di saltare in lungo e in alto concessagli dalla sua mostruosa corporatura. E anche qui c'è un rimando alla vecchia scuola.

Scusate le spalle!

Una volta spiccato il volo, infatti, non è più possibile influire sul movimento di Rizek sino a quando il poveraccio non tocca nuovamente terra: si salta come nei giochi di piattaforme dei primi anni 80, insomma, il che implica la necessità di calibrare alla perfezione ogni balzo orientato al superamento degli avversari, siano essi in movimento o no. E il bello è che questo fattore, per quanto possa apparire inizialmente frustrante, si rivela in realtà uno dei punti di forza del gioco: obbliga a concentrarsi e richiede riflessi fulminei e rapidità nel calcolo delle distanze, proprio come accadeva di norma nei giochi per il Commodore 64 e per gli altri computer a 8 bit. Lo spirito è quello giusto, in altre parole, e il fatto che i controlli funzionino a dovere aiuta a calarsi nella corretta condizione mentale per affrontare un titolo che non avrebbe affatto sfigurato di fronte ai migliori esponenti del genere usciti durante gli anni d'oro del C64.

Might as well... jump!

Non di soli salti vive un gioco di esplorazione, comunque, e Soulless non delude nemmeno sotto questo punto di vista. Della buona estensione delle segrete s'è già detto in precedenza, ma a ciò bisogna aggiungere l'eccellente conformazione del labirinto, la presenza di percorsi alternativi e di porte da sbloccare con le immancabili chiavi, il saggio inserimento di punti di ripartenza utilizzabili in caso di prematura dipartita e una realizzazione tecnica da urlo. Grafica e sonoro sono davvero memorabili (un termine abusato, ma d'obbligo in questo frangente) e, nel caso degli sprite e dei fondali, rimandano con la memoria alla magia cromatica del già citato Draconus e ad alcuni elementi di Antiriad. Paragoni eccellenti, questi, che rimarcano definitivamente la qualità di Soulless. Il suo voler fondere in qualche modo le ricerche di Impossible Mission e l'esplorazione di Draconus lo priva (ironicamente, alla luce del suo titolo) di un pizzico d'anima, ma non di un valore effettivo che va ben al di là della semplice etichetta di curiosità che potrebbe essergli erroneamente applicata a causa della sua uscita su una piattaforma d'epoca.

Soulless è disponibile in diverse versioni e si rivolge di conseguenza un po' a tutte le tasche. La spettacolare edizione su cartuccia può essere acquistata presso RGCD, mentre Psytronik pubblica il gioco nei formati cassetta, floppy disk e file immagine per gli emulatori. Questi ultimi sono stati utilizzati per la qui presente recensione.

VOTO: 8,5