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Scusa, Pocoto, ma Street Fighter V è bello

Street Fighter V è un ottimo picchiaduro. Oggi.

Certamente il più popolare, certamente anni avanti dal punto di vista competitivo a molta roba - ciao Mortal Kombat - e a mio parere anche meglio di Street Fighter IV. Molto meglio di Street Fighter IV, in ogni sua incarnazione. 

Lo spunto di questo articolo, non ve lo nascondo, nasce da due fattori: Street Fighter V è il gioco che, accanto a Hearthstone, mi porto dietro nel cuore e nei polpastrelli da ormai molti anni; inoltre, recentemente HiFight (canale interessantissimo per il mondo dei picchiaduro competitivi) ha mostrato in un video celebrativo il percorso, non privo di intoppi, che ha portato Street Fighter V da gioco problematico a picchiaduro di assoluto rilievo e sostanza, evidenziando cambiamenti e miglioramenti forse non noti a tutti.

Che poi, in tutta sincerità, per me Street Fighter V era buono anche al lancio. Nonostante un day-one effettivamente disastroso, sia ben chiaro, fatto di un netcode osceno che, seppur migliorato, ancora oggi rappresenta il tallone d’Achille del gioco.

Alex rappresenta la risposta di Pocoto al titolo di questo articolo. Ryu sono io.

La scelta di Capcom di puntare all’audience competitiva, non del tutto sbagliata dato che è quella che traina la coda lunga di ogni picchiaduro a incontri - è purtroppo stata presentata in maniera fin troppo estrema, con un single mode ridicolo e poco attrattivo. Lo stesso dicasi per un bilanciamento al lancio non sempre al top e alcune scelte di design discutibili.

Ho invece sempre considerato ridicola, invece, l’accusa del roster ridotto. Street Fighter V si è presentato al lancio con sedici personaggi giocabili. Il tanto osannato - ma da chi poi? boh (tipo da me, NDPeduz) - quarto episodio ne aveva sì venticinque, ma nella versione originale arcade (usanza scomparsa per la prima volta proprio con SFV) ne aveva diciassette. Giusto uno in più. 

Il velenoso Fang è uno dei primi personaggi assolutamente inediti aggiunti alla mitologia Capcom in questo capitolo.

Ma guardiamo ad altri picchiaduro che la storia ha consacrato come, giustamente, tra i migliori del genere.

Garou Mark Of The Wolves. Dodici personaggi, di cui due segreti.

Street Fighter III - The New Generation ne aveva undici. Dodici se si conta Gill, giocabile solo nella versione console. E la terza iterazione del gioco, il meraviglioso Third Strike, contava venti personaggi. Insomma, tre in più di Street Fighter V al lancio. Avete capito insomma l’antifona, ecco.

Street Fighter V è decisamente cresciuto nel tempo, migliorando patch dopo patch, update dopo update. Nel corso di questi lunghi cinque anni abbiamo inoltre visto aumentare il roster fino a oltre quaranta personaggi, con altri ancora in arrivo.

Vero, i personaggi aggiuntivi sono in DLC a pagamento, male necessario del picchiaduro moderno che per via della minor quantità di Fight Money guadagnabili sono difficili magari da avere totalmente “gratis”. Ma Capcom ha fatto un gran bel lavoro, portando molti lottatori che hanno ampliato non solo il roster, ma anche i playstyle a disposizione dei vari giocatori, introducendo (Gill su tutti) anche meccaniche inedite.

Seth è tornato, ma con un moveset molto diverso da quello di Street Fighter IV.

Se i DLC per i picchiaduro possono essere particolarmente odiosi (a livello competitivo a volte si “labba” un personaggio nuovo anche solo per conoscere meglio come affrontarlo), c’è anche da considerare che, a differenza degli scorsi episodi della serie, tutte le modifiche, bilanciamenti e nuove meccaniche del gameplay sono assolutamente gratuite.

Prima, per esempio, per poter avere la scelta tra due Ultra Combo era necessario comprare Super Street Fighter IV, abbandonando il IV “vanilla”.

Con il quinto episodio, fortunatamente, le possibilità di poter scegliere tra due V-Trigger e due V-Skill (che, in alcuni casi, modificano anche parecchio il playstyle dei personaggi) è stata introdotta con una balance patch gratuita. Stessa storia per la V-Shift, meccanica difensiva inedita per la serie e introdotta nell’ultima stagione. Direi meglio che in passato.

Così come nel tempo Street Fighter V si è andato sempre più a rifinire, con un neutral game decisamente migliorato rispetto agli esordi, un miglior scaling dei danni e un miglior ribilanciamento (specialmente nell’ultima versione) per un gioco che resta sempre estremamente votato all’offesa, ma in maniera più ragionata e meno “scimmiesca” di prima.

Beninteso, resta un gioco che può non piacere a tutti. Al di là dei puristi intransigenti che ancora piangono perché è più facile eseguire le mosse (che vabbè, OK, contenti voi), Street Fighter V resta ancora oggi un gioco decisamente orientato al competitivo, con modalità in single player che, seppur ampliate rispetto alla primissima uscita, sono comunque appena abbozzate e onestamente neanche tanto attrattive.

Personalmente parlando, comunque, sempre meglio di un bel single player con un gioco mediocre attorno. Si NetherRealm, sto parlando proprio della roba che fai te.

Questa invece è la risposta di Honda a tutti coloro che si ostinano a dire che Mortal Kombat è un bel gioco.

Insomma, Pocoto. Capisco la tua frustrazione nei confronti di Capcom e di Street Fighter V per un lancio quasi osceno. Ma fidati, è davvero un gran bel picchiaduro. Persino Daigo dice che lo trova molto meglio di Street Fighter IV, a cui giocava solo perché la scena era tutta lì.

E secondo me un po’ lo ha capito anche Capcom. Che, oltre al supporto continuo, ha anche fatto in modo che Ono abbandonasse la baracca.