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Samurai Shodown - I peschi sono di nuovo in fiore

A volte, ad alcune persone di una certa età, capita di ergersi sul piedistallo dell’“io c'ero”. Una pratica molto anni Ottanta, in effetti, e che in teoria dovrebbe concedere più credito a chi ha vissuto pienamente una determinata esperienza. Questo giustificherebbe anche lo scetticismo delle persone anziane nei confronti dei giovani, sempre di corsa e fisiologicamente predisposti al non-ascolto. Nel momento in cui scrivo questo sermone, mi rendo conto di essere noioso almeno il doppio di chi desiderava darmi gli stessi consigli, più di vent'anni fa. Eppure la morale è proprio quella dell’“io c’ero”, magari un po’ puerile, nostalgica, ma anche dannatamente autentica.

Ero uno sbarbatello nel 1994 e con quindicimila lire potevo affittare un gioco per Neo Geo per un’intera settimana (che poi diventavano regolarmente due). Fu allora che conobbi Samurai Shodown e posso assicurarvi che è assai difficile riportare con rigore le emozioni di quel periodo, quando il solo joystick del Neo Geo era grande quanto gran parte delle console che sarebbero uscite negli anni successivi.

Corposo, materico, delizioso design al servizio della nostalgia.

Allo stesso modo, non si può restituire l'ebbrezza di tenere tra le mani una cartuccia grande come un scatola di Gentilini e la gioia nell’inserirla con vigore nel Neo Geo, alla stregua del miglior Getta Robot; un’operazione che delinea in maniera perfetta una delle console più iconiche dell’intero panorama videoludico. Così mi innamorai di Samurai Shodown, dei suoi combattimenti all’arma bianca e della sfida lanciata a Street Fighter II iniziata con Fatal Fury. Eppure, joystick(one) alla mano, c'era qualcosa di diverso, qualcosa che è stato perfettamente trasposto in questo Samurai Shodown del 2019. La medesima ebbrezza, la stessa furia dell’episodio originale. In cosa riuscì Samurai Shodown del 1993, quale fu la sua magia non mi è dato approfondirlo in questa sede. Ciò che è riuscito a fare oggi il reboot sviluppato da SNK, invece, è un'altra storia, da raccontare senza remore.

Un tratteggio simil matita, su carta pergamenata: il cel-shading nello shogunato medievale.

Encomiabile da parte degli sviluppatori la perizia nel riportare ai giorni nostri un design così squisito, colmo di alterigia ma anche ricco di eleganza nel restituire quel rigore nipponico d’annata. Con quei sorrisi sghembi dei personaggi, quei tagli incisi nella muscolatura, le capigliature improbabili e tutta quella ricerca estetica così peculiare; SNK ha riportato l’aura di allora in un periodo odierno storicamente legato alla ricerca del fotorealismo, la nitidezza del 4K e l’assoluta aderenza alla realtà nelle movenze. Non si tratta di voler fare i nostalgici a tutti i costi, che tra l’altro si ricollegherebbe perfettamente col discorso della vecchiaia e dei bei tempi andati che ho fatto in apertura.

Tuttavia, dicevo, non è così: io sono sempre dalla parte della tecnologia, quindi ben venga qualsiasi orpello del futuro in grado di portare il nostro adorato media verso alte vette. Tornando a Samurai Shodown, quando il corpus, l’essenza più intima di un videogioco viene ricreato in maniera così pura, subentrano dei fattori nostalgici cui è difficile sottrarsi. Ciò potrebbe rappresentare un ostacolo per un’analisi imparziale del titolo. Eppure, in casi come questo, quel ricordo è al contrario una marcia in più, perché il redattore attempato sa bene cosa lo sviluppatore è riuscito a riportare con tanta, encomiabile integrità.

Ipertesto: nostalgia per il vecchio stage, rigore ludico per il fendente punitivo, ebbrezza per la violenza sanguigna dei colpi.

Nel marasma odierno delle combo automatiche e dei colpi in grado di tenere sospeso in aria un nemico per decine di secondi, Samurai Shodown gioca tutto sul ritmo compassato. Le spade non sono semplici pugni di ferro, ma strumenti di morte che incarnano appieno il loro ruolo; armi in grado di togliere tre quarti di energia con un singolo fendente. Il gioco è quindi strutturato sulla gestione degli spazi, sulle finte, sul portare l'avversario a scoprirsi per poi punirlo con un colpo letale. Non è proprio come il vecchio e spesso dimenticato Bushido Blade dell'allora Square, ma poco ci manca. Ovviamente abbiamo pure mezzelune, normali e doppie per le varie mosse, ma a differenza degli altri picchiaduro, Samurai shodown è maestro nel restituire la fisicità degli scontri. Che sia contro i nemici o che si tratti di un ansiogeno arma contro arma, il clangore degli spadoni, la potenza delle katane, la velocità dei pugnali, tutto è reso in maniera perfetta. Il livello di rabbia, presente in basso allo schermo, ci consente di attuare alcune strategie rischiose in termini di costo/ricompensa, e due super mosse su tre sono attuabili una volta sola in un intero incontro. Ogni elemento è pesato col bilancino in Samurai Shodown, nella misura con cui il pericolo si traduce col timore della morte. La dipartita può arrivare da un momento all'altro, sotto forma di un'elegante fioretto “forestiero“ o d’un semplice affondo di katana.

Il comparto online è senza dubbio favorito da questo tipo di struttura ludica: il ritmo non concitato aiuta il gameplay a esprimersi al meglio, con trascurabili fenomeni di lag. Ci sono certamente delle imperfezioni, soprattutto nell’eccessiva efficacia di alcune mosse, nel recupero delle armi perdute e nello sbilanciamento di certi colpi speciali, in grado di rompere gli equilibri così faticosamente raggiunti. Tuttavia, sono certo che grazie alle immancabili patch gli sviluppatori riuscirnno a riassestare l’equità degli scontri. L’ultimo nato in casa SNK non è certo un'opera priva di difetti, ma è perfettamente conscia di ciò che rappresenta, ovvero un titolo incentrato totalmente sul peso e la letalità delle armi, sulle distanze da guadagnare faticosamente e sulla soddisfazione nello sconfiggere il nemico con un paio di affondi mortali. Romanticamente, Samurai Shodown è forse il picchiaduro che più si avvicina alla filosofia orientale di combattimento all’arma bianca, e questo - forse - è il miglior complimento che gli si possa fare.

Ho giocato a Samurai Shodown su una PlayStation 4 Pro grazie a un codice review fornitomi gentilmente dal distributore. Ho ultimato la campagna con tutti i personaggi e preso qualche randellata negli scontri on-line, discretamente puntuale. Il ritmo compassato degli scontri mi ha permesso di non essere totalmente soverchiato, anzi. Il gioco è attualmente disponibile su PlayStation 4 e Xbox One. Entro la fine dell’estate è prevista la pubblicazione anche su PC e Nintendo Switch. Come al solito, se acquistate il gioco su Amazon passando dai nostri link, ci fate ricevere una piccola percentuale di quanto spendete, senza sovrapprezzi per voi. Potete farlo su Amazon Italia a questo indirizzo qui o su Amazon UK a quest'altro indirizzo qua.