Outcast

View Original

Vitoiuvara e la VR #3

Questa è una rubrica sulla realtà virtuale. Su tutta la realtà virtuale, non solo quella videogiocosa. E non storcete il naso, giuro che proverò a ficcarvela in gola con la forza se non fate almeno lo sforzo di interessarvi almeno un pochino a questa ormai bistrattata tecnologia. Di tutta la VR, dicevo, perché è mia ferma convinzione che il suo più grosso potenziale non sia da ricercarsi in ambito ludico ma in tutta una serie di applicazioni che prima o poi cambieranno il nostro mondo, pure il vostro.

Sprint Vector

Sin dall’antichità, l’essere umano ha provato a rendere divertente la corsa. La verità, tenetevi forte, è che correre senza una lince che vuole mangiarvi alle spalle rimarrà sempre e comunque un’attività da stronzi. Sprint Vector aggiunge alla formula un caschetto, dei movimenti imbarazzanti e l’odore stantio di sudore in una stanza ma il risultato non cambia. Complice un sistema di controllo neanche troppo intuitivo, Sprint Vector non è riuscito nella (OK, difficile) impresa di farmi muovere il culo, perché è faticoso quanto fare sport e mai più divertente. Magari in multiplayer può migliorare, non lo escludo, ma non ho trovato gente per giocare a Mario Party, figuriamoci a Sprint Vector.

Sprint Vector su Oculus.
Sprint Vector
su PSVR.
Sprint Vector
su Steam.

Arktika.1

Ci si muove invece molto poco in Arktika.1. Il personaggio, infatti, si sposta tra le varie postazioni fisse messe a disposizione nel livello, sia nei momenti di calma che in quelli più concitati. Scelto il punto migliore per attaccare, però, è davvero appagante come il gioco chieda di danzare leggiadri dietro le varie coperture nel tentativo di evitare le pallottole nemiche. A rendere il tutto davvero eccezionale, ci metto anche un set di pentole, un audio impressionante e la sensazione (grazie alle vibrazioni dei touch) di avere tra le mani qualcosa di solido e pesante e non delle armi giocattolo. I livelli sono forse troppo lunghi e ho sbattuto la faccia su qualche crash di troppo, ma parliamo anche di uno fra i prodotti tecnicamente più impressionanti visti finora per VR. E, checché ne dicano gli hipster, fa tutta la differenza del mondo.

Arktika.1 su Oculus.

Rock Band VR

Hai speso 400 euro per un caschetto, un milione di euro in applicazioni discutibili e davvero vuoi fare il pezzente per pochi spicci? Giammai! Spinto da grande entusiasmo e vedovo del periodo più plasticoso che il videogioco ricordi, ho deciso di procurarmi anche l’affaretto necessario per sfruttare le chitarre in Rock Band VR. In realtà, sarebbe buono solo per quelle specifiche di Rock Band ma, con un minimo di improvvisazione, si può usare anche con quelle di Guitar Hero. E la chitarra si vede una meraviglia sul palco, peccato che il gioco chieda di premere combinazioni alla cazzo di cane e non di suonare uno spartito precompilato come in passato. Come se premere tasti colorati fosse davvero musica, come se il gioco fosse un optional al vostro sentirvi membri di una rock band. Peccato, perché il palco funziona, la gente di fronte a noi, far partire gli altri con un cenno della testa, ma poi resta solo un imbecille che picchietta sulla sua chitarra Fisher Price. Oh, c’è anche una modalità più classica, con una discreta colonna sonora, ma senza le urla di groupie adoranti, non vedo proprio perché dovrei indossare un caschetto.

Rock Band VR su Oculus.

Dear Angelica

Ho provato diversi corti creati appositamente per la VR. Spesso si tratta di storielle molto banali, di pipponi tristi o di scenari simpatici in cui infilare un mostrone gigante ma Dear Angelica è diverso. Il pippone triste c’è, non posso negarlo, ma racconta una storia sommergendoti di colori e costringendoti a vivere lo spazio a 360°, non come un semplice spettatore. Dear Angelica non è un film in 3D ma un’esperienza costruita sulla tua pelle, che ti avvolge e travolge, ti riempie il volto di stupore e meraviglia. Ed è pure un pippone triste… ma non si può avere tutto dalla vita.

Dear Angelica su Oculus.

Robo Recall

Robo Recall ha i soldi alle spalle... e si vede. Come in Arktika.1, ci si muove per postazioni fisse ma stavolta i nemici (robot) arrivano anche alle spalle. Escono dalle fottute pareti, a dire il vero. Sommerso da decine di nemici di tipologia diversa, il giocatore può finalmente far mangiare la biada a Neo di Matrix e schivare proiettili, prenderli e lanciarli contro i nemici, che può a loro volta afferrare e scagliare contro i proiettili o, perché no, usare come scudi. Pensato come un vero e proprio arcade, Robo Recall ti getta nel fuoco incrociato di un Time Crisis e realizza i tuoi sogni con nemici colorati e punti deboli da scoprire. Faticoso, appagante e tecnicamente maestoso, Robo Recall è lassù tra le vette di questa tecnologia… e siamo solo all’inizio.

Robo Recall su Oculus.