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Ridge Racer Unbounded derapa verso ovest

È un cambiamento radicale, geografico e stilistico, che porta dalle dolci derapate nipponiche delle origini alla violenza e alla fisicità dell'occidente. Il nome di questo gioco è Ridge Racer Unbounded, ma sembra più di vedere il figlio illegittimo di Burnout e Trackmania. Ci sono le derapate, certo, ma orbitano intorno a un meccanismo diverso, e soprattutto a un modello fisico lontanissimo dai “ferri da stiro” della serie originale. Namco, in pratica, ha deciso di dare una nuova direzione alla serie, affidandola alle pregevoli mani dei ragazzi di Bugbear, quelli di FlatOut, che come da copione hanno impresso a questo Unbounded la loro filosofia di design, ben più caciarona di quella dei loro predecessori. Se siete dei fan dei vecchi Ridge Racer, questa recensione è finita. Andate in pace e rimuginate sui bei tempi in cui potevate baloccarvi con un controller neGcon. Come passa il tempo, eh? Se invece la solita minestra iniziava a stufarvi (o vi aveva stufato, diciamo, da Ridge Racer 6 per Xbox 360), vi aspetta una gradevole sorpresa. Unbounded attinge a piene mani dal bagaglio di esperienze accumulato con FlatOut, soprattutto per quel che riguarda la fisica delle collisioni e della tenuta di strada. Le auto sono pesanti, nervose e difficili da domare, e ogni singolo impatto fa sembrare che Optimus Prime vi abbia tirato un pugno sul televisore. A volte lanciarsi dentro la portiera di un avversario è il modo più pratico per imbroccare la traiettoria giusta, con tutto il divertimento e la confusione che ne conseguono. Se un tempo Ridge Racer era la ricerca zen della derapata perfetta, ora è una rissa reale di bolidi che si sbattono fuori strada come se non ci fosse un domani. Le derapate ci sono, naturalmente, ma funzionano con un sistema di controllo particolare che le rende ben lontane dai canoni della serie.

In pratica, oltre all'acceleratore e al freno, c'è un comando dedicato appositamente al drift: premendolo all'inizio di una curva l'auto entra in sbandata, imponendo a chi tiene in mano il controller di dosare ad arte gli input analogici. Finché non si capisce il giusto equilibrio (e anche il momento in cui mollare il tasto della derapata), ci si schianta amabilmente contro i muri o, peggio, si entra in testa coda, accumulando uno svantaggio sugli avversari molto difficile da recuperare. Dopo qualche pista, però, si inizia a capire come gira il fumo, e soprattutto si apprezza la calibrazione del modello di guida, tanto esigente quanto profondo. Derapare bene, tra l'altro, è il fulcro di un'altra meccanica che avvicina Unbounded a Burnout, FlatOut, e per certi versi anche a Split/Second. Più si bruciano le gomme e più si carica l'indicatore del turbo, che una volta attivato permette di distruggere gli avversari con un solo tocco, come se la vostra auto fosse un grissino e i bolidi nemici dei teneri filetti di tonno (regola numero 1 del giornalismo videoludico: mai scrivere articoli a ora di pranzo). Le piste, inoltre, sono disseminate di scorciatoie da aprire sfondando muri, palazzi e tabelloni, proprio grazie alla spinta del turbo. Ogni gara diventa tanto una prova di abilità nella guida quanto un esercizio di strategia per decidere dove, e soprattutto come investire i propri turbo. Il meccanismo funziona, ed è chiaramente frutto di un game design ragionato ed esperto, che tra l'altro sviscera tutte le potenzialità del sistema con le varie modalità disponibili. Si va dalle gare di velocità pura alle sportellate più selvagge, arrivando addirittura a spiattellare auto della polizia a bordo della motrice di un camion. Sono attività ben lontane dallo stile dei vecchi Ridge Racer, che si riflettono anche in uno stile grafico che con le sue origini nipponiche non ha proprio niente a che spartire. Non ci sono più quei cieli azzurri, quei colori brillanti, quelle palette senza grigi e marroni: il tutto ha lasciato spazio a un occidentalissimo (e anche inflazionato) mondo semirealistico, dipinto con tinte cupe che si scaldano solo nei livelli al tramonto.

A parte queste considerazioni estetiche, però, la grafica di Unbounded ha un problema più grave, che a prescindere da tutto fa rimpiangere i vecchi episodi. Mentre la tradizione di Ridge Racer ha sempre galoppato sui suoi incrollabili 60 frame al secondo, capaci di dare quella fluidità burrosa alle derapate, qua su console siamo ancorati a 30 miseri FPS. Sono quasi uno standard, ormai, ma se c'è un genere nel quale non si dovrebbe mai scendere a compromessi con il framerate è proprio quello delle corse arcade. La buona notizia è che su PC, con una configurazione adeguata, si può tranquillamente arrivare a 60 FPS.

La grande sorpresa di Unbounded riguarda il suo improbabile flirt con Trackmania. Mano a mano che si completano gli eventi della carriera, infatti, si sbloccano dei set di pezzi da usare nell'editor di piste per dare vita alle proprie creazioni. L'interfaccia non è nemmeno lontanamente potente come quella di casa Nadeo (che, del resto, è la feature principale dei Trackmania), ma è più che sufficiente a creare percorsi divertenti e impegnativi. Unbounded permette ai creatori di pasticciare anche con i parametri delle varie modalità, dando vita a degli eventi in tutto e per tutto paragonabili a quelli della carriera in singolo, per poi metterli online a disposizione degli altri, che potranno sfidarsi cercando di battere tempi e punteggi, senza però gareggiare in contemporanea. Sottolineo: non è Trackmania, e se vi interessa quel tipo di esperienza correte ad accattarvi Canyon, ma è comunque un'aggiunta gradevole e ben implementata. Al momento, online, si trovano ancora un sacco di piste brutte, fatte un po' alla pene di segugio al grido di “toh, vediamo come funziona questo editor”, ma capita già di imbattersi in qualche piccola perla. È impossibile prevedere cosa sfornerà la community nei prossimi mesi, ma la modalità è ricca di funzioni e ben eseguita. Perché sputarci sopra?

Ridge Racer Unbounded non è un Ridge Racer. Io l'avrei chiamato The Need for FlatOutMania, ma vabbé. Il fatto è che siamo alle prese con un ottimo gioco di corse, che pur avendo poco a spartire con la serie di cui porta il nome ci regala le migliori derapate degli ultimi tempi. Non sarà perfetto, ma se vi piace il genere e gradite lo stile di Bugbear non fatevi altre domande. La risposta la sapete già, ed è l'assordante stridio di una derapata occidentale.

Voto: 8