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Racconti dall'ospizio #195: Di Rayman ce ne sono tanti ma il primo è il primo

Racconti dall’ospizio è una rubrica in cui raccontiamo i giochi del passato con lo sguardo del presente. Lo sguardo di noi vecchietti.

Tutto cominciò con uno speciale di Trucchi & Segreti su Game Power, LA rivista di videogame per console (è sempre bello stimolare il flam… la discussione dei lettori di Outcast).

Sì, una di quelle cose che cominciano per caso.

Un numero di Game Power, con uno speciale su come prendere tutti gli Electoon (ho dovuto cercare il loro nome, non ricordavo come si chiamassero e sono una brutta persona), attivò il mio senso OCD. Da grandi disturbi della personalità derivano grandi responsabilità e così mi misi a pressione per ottenere questo fantastico e titillante gioco, giocarci e completarlo al 100%.

Stropicciata, spaccata, e anche un po’ unta.

Non ricordo quanto ci volle, so solo che oggi la custodia è semi distrutta.

Un tredicenne, una PlayStation (faticosamente ottenuta dal fratello minore, con una strategia mista di pianti e bei voti) e una copia di Rayman.

Non serve altro. Ah, sì, serve il tempo. Il primo Rayman era molto più difficile rispetto a Rayman Origins e Rayman Legends. Crudele, oserei dire.

In un mero esercizio di memoria, non sono andato a riguardarmi niente del gioco originale. L’idea mnemonica ultraventennale di Rayman è essa stessa Rayman?

Il pugno rotante, la zanzara, la fata, gli strumenti musicali, i dolci, le melanzane rimbalzanti, le gabbie e la bellissima animazione che appare quando se ne apre una (e che surrettiziamente e subdolamente ti impone di trovarne un’altra e poi un’altra e poi un’altra ancora per rivederla).

La pulizia degli sprite. I fondali ipnotici. La goffaggine dei nemici.

Me lo ricordavo con meno braccia e più piedi, Rayman.

Piccoli elementi che mi balzano alla memoria dopo tutti questi anni. Tamburi. Nuvolette. Fulmini. Gelatina? Su questa non sono sicuro, sento che i ricordi si mischiano a un Castle of Illusion Starring Mickey Mouse per Mega Drive e a un James Pond 2: Codename RoboCod, ché il periodo alla fine è quello.

Di quegli anni, ricordo emozioni miste; un buonissimo secondo preparato dalla nonna, un risveglio domenicale e la sensazione di partire per le vacanze estive. Insieme a Rayman.

Copia di Rayman originale, specifichiamolo. Il chip per la PlayStation, insieme a tutte le tesi complottistiche (voci locali dicevano che fosse stato sviluppato e pubblicato da Sony stessa per aumentare a dismisura la diffusione della console), era ben lungi dall’arrivare. Le memory card costavano un occhio della testa (e Rayman, lungimirante, supportava sia il salvataggio che le password).

È bello parlare dei ricordi di Rayman. Un mero esercizio di stile, magari.

Un frammento di ricordo che sicuramente con PlayStation Classic andrà a farsi benedire. Perché, perché i ricordi devono essere sempre meglio della realtà? Non voglio neanche provare a cercare un confronto tra il Rayman del 1995 e un Origins o Legends a caso.

Alla fine, per me, Rayman è il gioco più bello della serie. E basta. Non vi sento. Lalalalalalalalalalala…

Questo articolo fa parte della Cover Story dedicata a PlayStation Classic e alla prima PlayStation, che potete trovare riassunta a questo indirizzo.