Outcast

View Original

Old! #75 – Agosto 1994

Old! è esattamente quella stessa rubrica che da vent'anni vedete apparire su tonnellate di riviste o siti di videogiochi. Quella in cui si dice "cosa accadeva, nel mondo dei videogiochi, [inserire a piacere] anni fa?" Esatto, come su Retro Gamer. La facciamo anche noi, grazie a Wikipedia, pescando in giro un po' a caso, perché siamo vecchi nostalgici, perché è comoda per coprire il sabato e perché sì. Ogni settimana, anni Settanta, Ottanta, Novanta e Zero, o come si chiamano. A volte saremo brevissimi, a volte saremo lunghissimi, ogni singola volta si tratterà di una cosa fatta senza impegno, per divertirci assieme a chi legge, e anzi ci piacerebbe se le maestrine in ascolto venissero a dirci "oh, avete dimenticato [inserire a piacere]".

Apro Wikipedia per gironzolare fra le uscite dell'agosto 1994 e scopro che viene indicato come pubblicato in quel mese Earthworm Jim. Whaddafuck? E allora come mai io ne ho scritto nell'episodio di questa rubrica dedicato al giugno dello stesso anno, indicando fra l'altro una data d'uscita precisa (9 giugno)? Misteri delle datazioni contrastanti che si trovano sull'internet. Ma poco importa, perché comunque il caldo mese estivo di vent'anni fa ha comunque tre argomenti interessanti di cui chiacchierare, a cominciare da un bello sparatutto giapponese di quelli fuori di cozza come piacciono a noi. Pubblicato solo in Giappone, su Sega Mega Drive, il 12 agosto, Panorama Cotton è uno sparatutto in stile Space Harrier, quindi con movimento "in profondità", ma in alcune sezioni anche a scrolling orizzontale e verticale, seppur sempre con inquadratura fissata alle spalle della protagonista.

Il gioco porta avanti la serie iniziata cinque anni prima in sala giochi da Cotton: Fantastic Night Dreams e proseguita su Super Famicom con Märchen Adventure Cotton 100%. La protagonista è una streghetta che si trova a collaborare con delle fate per affrontare... no, dai, non starò qui a perdere tempo raccontando una trama totalmente assurda. Si spara e ci si diverte, come potete ammirare nel filmato qua sotto. Pur non uscendo praticamente mai dai confini nipponici, la serie andrà avanti fino ai primi anni dello scorso decennio, con svariati seguiti pubblicati fra le sale giochi e le diverse console Sega, alternando l'approccio in stile Space Harrier a delle uscite inserite nel filone dei classici sparatutto a scorrimento orizzontale. Quelli per Saturn e Dreamcast mi sa che ce li ho ancora sepolti da qualche parte nello stanzino del retrogaming.

Il 27 agosto 1994 esce in Giappone, su Super Famicom, Mother 2: Gyiyg Strikes Back, gioco di ruolo di culto che arriverà in occidente, per la precisione solo negli Stati Uniti d'America, quasi un anno dopo, ribattezzato Earthbound. Nella terra della torta di mele verrà inizialmente accolto tiepidamente, ma crescerà pian piano nel cuore degli appassionati fino a diventare uno fra i giochi più amati di quegli anni, oltre che uno dei più chiacchierati a causa delle mille modifiche apportate durante il processo di localizzazione.

Seguito di Mother per Famicom, il gioco genererà un terzo episodio inizialmente pensato per Nintendo 64 ma poi pubblicato su Game Boy Advance, che andrà a chiudere la trilogia e la serie, probabilmente per sempre (quantomeno se escludiamo le riedizioni e le apparizioni nei Super Smash Bros.). L'anno scorso, Earthbound si è manifestato sulla Virtual Console Wii U e il nostro Gino Kenobittino gli ha dedicato un Racconto dall'ospizio carico d'ammore, che potete leggere a questo indirizzo.

Molti se ne dimenticano, ma la storica – e oggi un po' caduta in disgrazia – serie di Need for Speed ha fatto il suo esordio nientemeno che sul bistrattato 3DO. E del resto, se su Jaguar abbiamo visto forse il miglior Alien vs Predator, perché no? Comunque, sì, The Need for Speed, con l'articolo, nasce il 31 agosto 1993 su 3DO, dall'idea di realizzare un gioco di corse incentrato sulle auto sportive più esotiche e tamarre possibili, puntando sul realismo – almeno per quel che concerne il contesto console dell'epoca – e su elementi extra come commenti audio e documentazioni assortite. Per ottenere tutto questo, EA collabora con la rivista specializzata Road & Track e tira fuori un gioco che, per l'epoca, dà una bella rinfrescata al genere, ponendosi in un certo senso come erede della meravigliosa serie Test Drive, fra la ricchezza di modalità, il senso di realismo e l'inclusione degli inseguimenti con la polizia.

Chiaramente, nei due anni successivi, Need for Speed arriva prima su PC e poi su Saturn e PlayStation. Ricordo ancora quanto mi lasciò perplesso quest'ultima versione, facendomi pensare che, sì, in effetti il gioco aveva bisogno di velocità, perché non è che ne restituisse una gran sensazione. Ad ogni modo, qui nasce una serie capace di generare, nel giro di due decenni, qualcosa come oltre venti episodi, sparsi fra tutte le piattaforme possibili e immaginabili (sale giochi comprese), e anche un recente film. A oggi, però, per la prima volta da veramente un sacco di tempo, non sembra essere in sviluppo un nuovo episodio. Che Need for Speed sia giunto al capolinea?