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Nicolas Cage è la più grande e meravigliosa roulette russa della storia dell’arte

In questi ultimi mesi, per conto di un’altra testata che non citerò ma che esiste, sto compiendo un’impresa eccezionale, che non è essere normale ma è riguardare tutti i film più importanti della carriera di Nicolas Cage dal suo debutto fino a Il talento di Mr. C – una trentina circa, selezionati tra gli oltre cento girati in carriera dal Nostro Eroe (almeno Mio, non so Vostro), ai quali per giusta misura ne ho aggiunta un’altra decina.

Nel tempo libero, invece, sto riguardando gli altri film di Nicolas Cage che non ho preso in considerazione per la mia rubrica.

Non so se arriverò a coprirli tutti e cento e oltre, per esempio non so se vedrò mai il direct to video 211 (ehi no, aspetta, l’ho già visto) o mi godrò il suo doppiaggio del personaggio di Superman in Teen Titans Go! To The Movies. Ma tra ripassi e prime visioni sto facendo una full immersion senza precedenti – per me, dico – nella carriera di uno dei personaggi più assurdi, e degli attori più talentuosi, che ci siano in circolazione a Hollywood e oltre.

L’idea di fondo sarebbe quella di provare definitivamente a capire Cage, le sue scelte, il motivo per cui scelse di indossare dei denti finti per recitare al fianco di un’esasperata Kathleen Turner in Peggy Sue si è sposata, soprattutto perché la sua carriera, i suoi film, il suo modo di stare in scena siano in grado di generare giudizi così contrastanti e antipodici: c’è chi lo definisce ironicamente un genio, chi lo definisce non ironicamente un genio, chi lo definisce un cretino; c’è la gente che se in un film c’è Nicolas Cage lo guarda a priori, chi se vede il volto del nipote di Francis Ford Coppola cambia canale altrettanto pregiudizialmente. E la cosa più curiosa, ora che Cage va per i sessanta, è che la situazione non è cambiata di una virgola, anzi forse è stata ulteriormente esacerbata dalle sue più recenti traiettorie di carriera: Nicolas Kim Coppola viene demolito ed esaltato in egual misura dalla critica di tutto il mondo da quando ha cominciato a recitare e ancora non si faceva chiamare “Cage”, e quarant’anni esatti dopo il suo debutto al cinema, lo scontro tra le due fazioni è ancora senza quartiere.

La mia idea, espressa da uno che sta saldamente nel campo “Nicolas Cage è un genio e un grandissimo attore”, sia che in un certo modo abbiano ragione entrambe le parti in causa. E questo perché avere Nicolas Cage in un film è come giocare alla roulette russa; una versione complicata della roulette russa della quale si può, con un po’ di impegno, scoprire le regole nascoste che ti insegnano a controllare almeno in parte le probabilità di trovarti una pallottola nel cranio. Ma comunque una roulette russa.

La caratteristica fondamentale del Nicolas Cage attore è che finché non sei sul set e dai il primo ciak non puoi sapere che cosa ti abbia riservato il destino. Questo perché la seconda caratteristica fondamentale del Nicolas Cage attore è che si rifiuta di essere solo un professionista, di fare quello di servizio che sale sul set, ascolta le indicazioni dalla regia e porta a casa le scene. Cage ama il cinema più di quanto lo ami io, ma anche tu, tu e tu; e ama il mestiere del recitare, che per lui è… una cosa complessa, ma questa arcinota intervista riassume ragionevolmente bene che cosa sia per lui il mestiere del recitare.

Come sempre quando si parla di Artisti, le risposte di Cage sono strapiene di parolone affascinanti e dal significato vago, tipo “truthful” o “emotionally naked”. Ma c’è un passaggio in particolare che secondo me è essenziale per capire il cage-ismo. Si parla di Mandy, nel quale a un certo punto c’è una scena in cui Cage pippa polvere d’angelo e poi guarda in macchina come faceva Bruce Lee. L’idea è ovviamente di Cage, che prima di girare la scena chiese a Panos Cosmatos cosa ne pensasse; alla risposta “secondo te funziona?” Cage ribatté “ha già funzionato”.

Qual è il punto? Che lo sguardo alla Bruce Lee in quella scena c’entra come i proverbiali cavoli a merenda, in teoria. Non c’è motivo per cui il suo personaggio debba citare proprio quel pezzo di storia del cinema e non, magari, più appropriatamente, Scarface o Blow o boh scegliete voi un film dove la gente sniffa la droga. È un’idea estemporanea e pure un po’ cinefila che ha folgorato Cage per motivi imperscrutabili e che lui ha deciso di inserire a tutti i costi nel film e nella caratterizzazione del suo personaggio.

Panos Cosmatos poteva aspettarselo? Sì e no, cioè: sì perché di storie simili è piena la biografia di Cage, no perché raramente quando Cage si presenta sul set con un’idea quest’idea è prevedibile o anche solo sensata. È semplicemente una cosa che nella sua testa funziona, e siccome Nicolas Kim Coppola non ha alcun filtro tra il cervello e la bocca, la esprime. È come se il Nostro Eroe avesse un rapporto segretamente conflittuale con le sceneggiature e anche con la regia: gli servono entrambe come base per costruire il suo personaggio, ma Cage non riesce a concepire di non arricchirlo in qualche modo suggeritogli dal suo cervello, che quasi sempre gli suggerisce qualcosa di assurdo.

È qui che sta la roulette russa. Se ti va male e sei lo zio Francis che sta girando una commedia romantica che parla di viaggi nel tempo e massoneria ti ritrovi il nipote con i denti finti e la vocetta nasale che si rifiuta di cambiare la caratterizzazione e riesce così a dare sui nervi all’altra protagonista rischiando di rovinare il film. Se ti va bene e sei David Lynch ti ritrovi un delirio su due gambe in un film (Cuore selvaggio) che dal delirio non può che beneficiare (come dimostra anche Laura Dern). Se ti va benissimo sei i fratelli Coen e i tuoi film sembrano scritti apposta per essere recitati da Nicolas Cage, ed è per questo che Arizona Junior è ancora oggi uno dei loro migliori e una perfetta summa del coenismo grazie all’azione combinata di Nic e Holly Hunter.

Se ti va proprio di merda significa che stai dirigendo il remake di The Wicker Man.

L’aspetto più straordinario di questa follia controllata è che non ha impedito a Nic Cage di avere un curriculum lungo e prolifico, di vincere premi, di diventare un beniamino dell’Internet. In parte è merito di quella briciola di autocontrollo che ha mantenuto nella fase cruciale della sua carriera, il periodo dei vari Via da Las Vegas, Con Air, The Rock, Face/Off, quando decise di tenere in parte a bada la sua tendenza all’overacting e di concentrare tutte le sue energie creative nella scelta di parrucchini sempre più assurdi.

In parte è anche merito di Internet, che a forza di meme l’ha trasformato prima in un eroe ironico e poi in un eroe senza ironia, che negli ultimi anni ha addirittura intrapreso la strada intimista alla Clint Eastwood (vedasi di recente Pig). Memificare una persona può essere devastante, ma può anche risollevarla (vedasi di recente Keanu Reeves), e soprattutto spinge un numero sempre più alto di persone a recuperare certi film solo sulla base di “c’è Nicolas Cage, farà ridere!” – e a scoprire magari di essere davanti a dei gran film, non solo a una raccolta di faccette.

È una roulette russa anche quella: sulla carta, “Nicolas Cage che fa l’italoamericano ultradrammatico in una improbabile storia d’amore altrettanto italoamericana” è una roba da strapparsi i capelli dal dolore, all’atto pratico Stregata dalla Luna è ancora oggi un filmone. E al contrario The Wicker Man… ma non parliamo di The Wicker Man, che è meglio. Parliamo piuttosto di Nicolas Cage, uno che non sai mai cosa si porterà sul set, quale idea assurda avrà partorito per migliorare il suo personaggio. Purtroppo non faccio film, ma se li facessi e mi trovassi in questa situazione, mi fiderei ciecamente: anche se andasse malissimo sarebbe comunque un successo.

Questo articolo fa parte della Cover Story dedicata a Nicolas Cage, che potete trovare riassunta a questo indirizzo.