Outcast

View Original

Mi sa che Mother 3 Nintendo non lo tradurrà mai (purtroppo)!

La saga di Mother è stupenda. I tre JRPG creati dalla geniale mente di Shigesato Itoi sono dei capolavori genuini e avanti rispetto all’epoca in cui sono stati pubblicati, con Itoi che in pratica era una grandissima ed enorme “spugna” in grado di assorbire qualsiasi cosa arrivasse in Giappone dall’Occidente. Il nostro è sempre stato un grande appassionato sia di musica che di cultura pop, e se ne è servito per portare al successo le sue opere più importanti. In questo, Mother 3 non fa eccezione.

Aaaah, che bello giocare coi Dino dal Nonno!

Il gioco in questione lo scoprii durante uno dei viaggi in auto fatti con i miei genitori alla volta dei nonni. Era il 2006, leggevo NRU fantasticando di quello che avrei potuto comprare con le mancette dei parenti, e Mother 3, che colpì subito il mio interesse per la grafica spaccamascella, soprattutto nell’ottica del Game Boy Advance.

All’epoca non conoscevamo però l’infausto destino del gioco, che non ha mai ricevuto, fino ad ora una distribuzione ufficiale.

Itoi per la creazione di questo capitolo si è ispirato alla Trilogia della città di K di Ágota Kristóf, un’opera cinica, distorta e folle che condivide col gioco persino il nome dei protagonisti, Lucas e Claus (Klaus, nei romanzi).
Nei libri succedono eventi violenti e disturbanti, specialmente perché i personaggi principali sono bambini ai quali toccano le cose più brutte.

Un po’ come avviene nel gioco, d’altronde, che fin dall’inizio pervade l’utente con un senso di tristezza immane. Non voglio spoilerare perché probabilmente ci saranno persone che ancora non lo hanno provato, ma dietro alla grafica colorata e alle battute spensierate si cela una vena di malinconica follia già introdotta verso la fine del secondo capitolo.

Ecco, questo è il preciso momento in cui sono scoppiato a piangere l’ultima volta che ho giocato a Mother 3. È una scena straziante che - sul serio - si capisce meglio da adulti, dopo aver sperimentato determinate esperienze.

Shigesato Itoi è sempre un maestro delle atmosfere tristi: gli basta inquinare quel clima di serenità e spensieratezza che avvolge i suoi protagonisti con l’inatteso e, soprattutto, con la paura più grande che l’essere umano deve affrontare: la morte.

Mother 3 è un gioco che affronta tematiche sociali in maniera non scontata e decisamente ben innestata nel meccanismo. C’è una critica al capitalismo che fa paura, ma non desidero entrare nel merito perché questo gioco, cari miei, va scoperto. Anche se Nintendo non vorrebbe farcelo scoprire, dal momento che non ha mai gestito una traduzione ufficiale. Non c’è Terry Crews che tenga, ed è un peccato, perché Mother 3 per certi versi è l’apice della serie.

In un certo senso, capisco il punto: tradurre un’opera mastodontica come questa è qualcosa di veramente stressante; e non tanto - o non solo - per la quantità enorme di dialoghi tipica dei giochi di ruolo giapponesi, quanto per alcuni personaggi estremamente complessi da adattare. Sto parlando delle Magipsies, esseri “non umani” che permettono di accedere agli PSI, potenti incantesimi necessari per fronteggiare gli avversari che ci si parano davanti. Il “problema” principale è che le Magipsies sono rappresentate come travestiti.

Sebbene ricoprano un ruolo sempre, o quasi, positivo all’interno della storia, alcuni dialoghi li dipingono un po’ come fenomeni sui generis. Per fare un esempio, il nonno di Lucas e Claus li descrive come “creature estremamente simpatiche, ma non sono uomini né donne; a conti fatti non sono nemmeno esseri umani”, senza contare che vengono rappresentate in maniera molto stereotipata.

In Giappone sussistono diversi problemi riguardo le questioni di genere, senza contare che il gioco, uscito nel 2006, rappresenta le Magipsies come delle “Platinette allo sbaraglio”, e il loro carattere e ruolo potrebbero creare qualche problema.

Ecco le Magipsies. Il loro design stereotipato, così come alcuni avvenimenti del gioco, lasciano sospettare che Mother 3, perlomeno per ora, non è nelle priorità di Nintendo. Ed è un peccato.

Di certo mi piacerebbe mettere le mani su una traduzione ufficiale del gioco, e sono abbastanza sicuro che Nintendo sia stata sul punto di occuparsene più di una volta. Eppure, a oggi non ne abbiamo, né penso che la vedremo nell’immediato. Fortunatamente, la pirateria e la buona volontà dei fan hanno fatto sì che il titolo sia comunque disponibile in linguaggi comprensibili: esiste persino una traduzione italiana degna di nota!.

Questo articolo fa parte della Cover Story “Meglio tardi che mai”, che potete trovare riassunta a questo indirizzo.