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Librodrome #7: Masters of Doom: How two guys...

Attenzione. Ogni due settimane, in questa rubrica si parla di cultura. Niente di strepitoso, o che ci farà mai vincere il Pulitzer, ma è meglio avvertire, perché sappiamo che siete persone impressionabili. E tratteremo anche dei libri. Sì, quelle cose che all’Ikea utilizzano per rendere più accattivanti le Billy. E anche le Expedit.

La copertina del libro in inglese. Esiste anche la versione in italiano edita da Multiplayer.

David Kushner è uno che la sa lunga, ed è meglio esserne al corrente mentre si legge il suo “Masters of Doom: How Two Guys Created an Empire and Transformed Pop Culture”. Il titolo wertmulleriano arriva dritto al punto: in questo libro si parla di John Carmack e John Romero, i “due John” che hanno fondato id Software e insegnato al mondo che si possono sbudellare senza pietà alieni, cani e persone con in mano un fucile o un railgun e senza il bisogno di raccontare una storia. La storia invece ce la racconta proprio Kushner, adottando uno stile romanzesco che, come primo impatto, lascia spiazzati: ma come fa a sapere che Romero si mise le mani nei capelli nel vedere in anteprima Quake II durante l’E3 del 1997, rendendosi conto di quanto Daikatana fosse… ROTFL?!?! E siam davvero sicuri che Carmack si esprima solo con lapidari “mh” e sia sul serio un soggetto tanto distaccato dalla realtà, quanto un tutt’uno col codice che programma senza sosta da mane a sera?

Lui è quello che scrive il codice.

Kushner “c’era”, quando nel 1993 Doom fece il botto e id software trasformò la città di Mesquite in Texas in un luogo di pellegrinaggio di giocatori, giornalisti e imprenditori, tutti interessati a conoscere la storia di questi due ragazzi diventati milionari sviluppando videogiochi. Kushner “c’era”, è un giornalista del settore che si è sbattuto per sei anni a intervistare le persone di id e Ion Storm, ed era là in quegli anni di pionierismo del 3D, in cui i giochi potevano essere sviluppati da gruppi di otto persone e vendere 15 milioni di copie. Purtroppo noi “eravamo di qua”, dall’altra parte dell’oceano, senza Internet, forse troppo piccoli con i nostri mensili di videogiochi che ci lasciavano intuire che stava succedendo qualcosa, che stava iniziando una nuova era non solo dal punto di vista tecnologico, ma anche dei rapporti tra le aziende e la stampa. Il libro di Kushner (ormai scritto nel 2003 ed esistente anche in edizione italiana) si concentra sulla storia di id raccontando la vita dei due John, due persone dal carattere così diverso ma fatti per lavorare assieme e creare la rivoluzione. Due menti, due genii complementari che la vita (così va la vita) ha separato: divergenze di opinione, scopi diversi, caratteri agli antipodi e troppi soldi.

Lui è il game designer.

L’autore riesce nell’impresa di delineare il profilo dei ragazzi, e ci riesce in modo così convincente che Carmack par quasi di riconoscerlo, di ritrovarne i tratti in quell’amico nerd dal facile commento lapidario e inoppugnabile, mentre Romero potrebbe essere quell’altro, quello più pittoresco, dal carattere esuberante. Due di noi, insomma. Ma con i Ferrarini. Kushner cerca anche di raccontare un po’ di storia del videogioco e deve per forza affrontare il discorso della strage di Columbine, come non potrebbe. Questo, ed altri passaggi del libro che svolgono un ruolo di congiunzione tra un capitolo e l’altro, sono forse i punti più deboli e meno interessanti, ma non tanto perché siano scritti male: svolgono il loro ruolo divulgativo. Ma sono i due John a farla da padroni. Dopo questo libro, per intendersi, non vi scorderete più chi dei due è il genio programmatore e chi il game designer per eccellenza.