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Librodrome #70 – Tutte le personalità multiple di Killer7

Attenzione. Ogni due settimane, in questa rubrica si parla di cultura. Niente di strepitoso, o che ci farà mai vincere il Pulitzer, ma è meglio avvertire, perché sappiamo che siete persone impressionabili. E tratteremo anche dei libri. Sì, quelle cose che all’Ikea utilizzano per rendere più accattivanti le Billy. E anche le Expedit.

Se avete giocato a suo tempo (l'età dell'innocenza e della pietra) Killer7 senza capirci un'acca, la lucida analisi di Filippo Vanzo in Killer7. Identikit di un videogame d'autore (Edizioni Unicopli, Ludologica, marzo 2010) vi aiuterà a raccapezzarvi negli psicotici meandri del testo di Goichi Suda, squisitamente ermetico, per giunta criptico oltre ogni videoludico (buon)senso. Diciamolo: pazzo.

Lui: il libro.

Vanzo spiega che Killer7, in quanto opera corredata di un marchio stilistico (quello di Grasshopper) ben riconoscibile, veicola appieno la visione e il messaggio artistico di Suda 51, quantunque schizofrenico esso possa apparire. "Il videogioco d'autore si distingue dal videogioco tradizionale principalmente per via delle preponderanza delle istanze comunicative su quelle prettamente ludiche. […] Il videogioco d'autore non ha timore di osare, di scardinare le convenzioni, di utilizzare ogni mezzo a propria disposizione per dare vita a qualcosa di unico costantemente in conflitto con l'idea di videogioco così com'è comunemente percepito".

La carrozzella di Harman Smith.

"Let's Punk", che sta alla base della vocazione videoludica di Suda e del suo studio Grasshopper Manufacture, perché "… Suda Giochi concepisce il proprio studio come un vero e proprio equivalente videoludico di un gruppo musicale, dato dalla coesione tra le divisioni script writing, programmazione, sonora e artistica, allo stesso modo in cui basso, chitarra, voce e batteria formano un suono coerente." Il videogioco dell'autore, insomma, è qui inteso come mezzo espressivo e non solo come mero intrattenimento. Un prodotto autoriale che esplora le potenzialità e i limiti del medium e sovverte l'approccio (Fabio) canonico che rende la maggior parte dei videogiochi, inesorabilmente superficiali, piatti o Splatoon.

Il titolo di Suda 51 "… rappresenta uno di quei casi, invero rari, in cui l'originalità del concept e il valore creativo di un'opera hanno la meglio sulle logiche di mercato e sulle mentalità conservatrici dei publisher." In pratica, ha venduto "cinque" copie worldwide, dunque è un prodotto elitario come forse non ne esistono più al giorno d'oggi. E il libro di Vanzo è lucido testimone di tutta la sua marcia bellezza. Leggetelo, giocatelo, infilatevelo dentro. Il libriccino è scorrevole e mai pedante, agevola addirittura la compenetrazione del lettore/utente con l'ausilio di glossari, trascrizioni e traduzioni dei molteplici termini giapponesi, costituendo un prezioso compendio delle personalità multiple di tutti gli Smith. Ma non solo: è anche un'entusiasmante biografia di Suda 51 e vanta una bibliografia corposa. Killer7. Identikit di un videogame d'autore traccia un quadro assai preciso e affidabile della densità allegorica e concettuale di cui Killer7 – vera e propria opera postmoderna, allo stesso tempo profondamente radicata nella storia e nella cultura di un paese, il Giappone, che negli ultimi centocinquant'anni è stato pesantemente influenzato dall'ambiguo rapporto con gli Stati Uniti  - è intriso più di ogni altro videogioco.

Capite?

Graffiante, violento, delirante, schizofrenico, irrazionale (anche più di Deadly Premonition, mi sa…), allo stesso tempo capace di rivelare un valore simbolico tutt'altro che trascurabile.

Recuperatelo, recuperatevi.