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Librodrome #14 – Dead Space: Catalyst

Attenzione. Ogni due settimane, in questa rubrica si parla di cultura. Niente di strepitoso, o che ci farà mai vincere il Pulitzer, ma è meglio avvertire, perché sappiamo che siete persone impressionabili. E tratteremo anche dei libri. Sì, quelle cose che all’Ikea utilizzano per rendere più accattivanti le Billy. E anche le Expedit.

Brian Evenson - spiega la breve biografia al termine di Dead Space: Catalyst - è l'autore di Immobility e di alcuni altri romanzi horror parecchio apprezzati dalla critica. Vive e lavora a Providence, Rhode Island, dove dirige fra l'altro il programma di arte letteraria della Brown University. E, oltre a tutto questo, scrive anche romanzi “su licenza”, firmandosi B. K. Everson, magari perché vuole distinguere le opere “personali” dalle cose fatte su commissione. Suoi sono infatti Aliens: No Exit, il racconto Paria nella raccolta Halo: Evolutions e Dead Space: Martyrs, libro dedicato alla serie horror di Electronic Arts che raccontava la nascita dell'inquietante chiesa di Unitology e il triste destino di Michael Altman. Ed è ovviamente suo anche Dead Space: Catalyst, romanzo di cui andiamo a parlare oggi.

La copertina, piuttosto evocativa.

Catalyst segue una struttura piuttosto tradizionale e simile a quella del precedente Martyr, con una prima parte interamente dedicata alla costruzione del cast, alla definizione dei suoi protagonisti e all'approfondimento dell'universo narrativo e una seconda parte in cui si scatena l'azione e si percorrono binari aderenti ai canoni dei videogiochi di Dead Space. Ad essere interessante, perlomeno per chi ama la saga e vuole approfondire la conoscenza dei suoi elementi, è soprattutto la prima parte, che mostra brandelli della società in cui vive la razza umana duecento anni avanti nel futuro. Se in Martyr ci veniva mostrato uno scorcio di pianeta Terra (e, fra l'altro, leggevamo anche della prima apparizione di un necromorfo a casa nostra), Catalyst si sposta invece su una colonia, dipinta come il classico ambiente metropolitano da futuro pessimista, in cui la popolazione è fortemente divisa in classi e farsi una vita quando la propria famiglia non è facoltosa diventa una vera lotta per la sopravvivenza.

Le vicende seguono l'esistenza di due fratelli e il loro viaggio personale, che li porterà, pur secondo strade diverse, a raggiungere un altro pianeta e ad affrontare le conseguenze del solito Marchio che qualche scienziato (e fanatico religioso) è convinto di poter controllare. Tutto questo viene raccontato da Evenson con mestiere, senza particolari guizzi o emozioni, dando vita, come nel precedente Martyr, a un racconto scorrevole ma davvero ordinario, senza contare che – soprattutto per chi conosce Dead Space, vale a dire chiunque abbia motivo di leggere questo romanzo – è evidente fin da subito dove condurranno i vari “colpi di scena”. Così come è chiaro che difficilmente, come da tradizione di praticamente tutto ciò che appartiene alla saga (con l'unica eccezione di Dead Space 2), non ci sarà un lieto fine.

L'edizione italiana di Dead Space: Martyr.

Da metà in poi, il romanzo vira come detto verso la crescente esplosione di panico, morte e distruzione che va di pari passo con l'epidemia necromorfa e il susseguirsi delle vicende acquista definitivamente il sapore della routine. Sarà che Evenson non si inventa sostanzialmente nulla di nuovo e si limita a ripescare i classici del necromorfo visti nei giochi, sarà che questo genere di situazioni le abbiamo vissute in prima (o terza, fate voi) persona giocando, ma i capitoli finali del libro scorrono proprio via quasi senza emozioni. Anche se è davvero riuscita, bisogna ammetterlo, la parte dedicata all'irruzione in scena dei mostri schifosi, raccontata attraverso gli occhi di due personaggi che, per motivi diversi, si trovano ad assistere impotenti e dalla distanza a ciò che avviene.

Insomma, Dead Space: Catalyst non è certo un capolavoro, o anche solo un romanzo memorabile; è anzi una lettura ordinaria e al massimo scorrevole, che mostra decisamente la corda in quello che dovrebbe essere il suo apice conclusivo, ma riesce tutto sommato ad essere interessante in quel che viene prima, nello svolgere il suo compito primario: ampliare l'universo narrativo dei videogiochi. E in questo senso è apprezzabile e abbastanza riuscito pure il tentativo di raccontare dall'interno, tramite lo sguardo tanto di gente che sta dando di matto, quanto di chi assiste esasperato, la nascita di quella simpatica combriccola d'amici che è un branco di necromorfi. Anche perché in genere, nei videogiochi, Isaac Clarke arriva sempre sul posto a dramma già consumato.

Dead Space: Catalyst è uscito da un paio di settimane in America e Gran Bretagna ed è al momento disponibile solo in lingua originale, anche in edizione digitale Kindle (quella da me acquistata e consumata). La versione italiana sarà pubblicata da Edizioni Multiplayer.it (che ha curato anche il precedente Dead Space: Martyr) a febbraio 2013, a un prezzo di 19,00 euro.