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La colpa delle notizie

Ci piace definire cosa debba essere un giornalista. Siamo cresciuti con questo mito del professionista inappuntabile, etico fino all’eccesso, ed è quasi romantico credere che debba essere un esempio di vita pure per sette euro per secchiata d’inchiostro.

Jason Schreier ha rovinato la conferenza Ubisoft dei mille Assassin’s Creed perché qualcuno è andato da lui a raccontargli cosa sarebbe successo. Il suo lavoro è avere lettori, i lettori vogliono quella notizia, perché dovrebbe preoccuparsi di non diffonderla? Il lavoro di qualcuno è andato a puttane, certo, ma aspettare aveva anche un altro rischio: qualcuno avrebbe potuto riportarla prima di lui.

Mi piace definire cosa debba essere un giornalista, mica solo voi, e trovo che il comportamento possa definirsi scorretto solo se 1) Si rompe un NDA, 2) Si viola la fiducia di qualcuno che ti passa una confidenza, 3) Ti inventi la notizia. La stessa indignazione che ho letto nei confronti di Jason Schreier, mi piacerebbe fosse riversata sull’informazione che giornalmente pesca allusioni, ammiccamenti e vaghe minchiate di gente senza una carriera per titillare la fantasia dei passanti. Miliardi di fantasie spinte nel culo dei lettori che le trasformano in verità.

Mi piace definire cosa debba essere un giornalista, ve l’avevo detto, e non ho dubbi quando ritengo che i video rubati a Rockstar non andavano rilanciati. Non per etica, ma perché figli di un furto e di un successivo tentativo di estorsione. La notizia c’era, le informazioni ricavati dai video erano anche quella una notizia, ma i video erano refurtiva, nulla di più.

Internet ha creato una massa indefinita di persone senza macchia che gridano agli altri quanto si debba essere perfetti e irreprensibili. Io mi accontenterei di vivere in un mondo di persone corrette.