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Kentucky Route Zero, Atto 2 – Dove stiamo andando non c'è bisogno di strade

L'idea era di pubblicare un atto ogni due mesi, ma poi si sa che se sei bravo a fare quello che fai, un po' del tuo tempo va speso on the road, a ritirare premi a destra e a manca, e va da sé che se sei in giro per il mondo non puoi stare a casa a programmare. Poi, certo, trattandosi di cose belle e fatte a regola d'arte, a richiedere tempo c'è anche l'atto della creazione. Alla fine, però, il dinamico duo Jake+Tamas di Cardboard Computer è riuscito a mettere in bacheca il meritato premio “Excellence in Visual Arts” dell'Independent Games Festival e a pubblicare, dopo qualche mese di ritardo, il secondo atto di Kentucky Route Zero. E, intendiamoci, se da un lato va benissimo prendersi il giusto tempo per dare alla luce la propria creazione mantenendo un certo standard qualitativo, dall'altro è una tremenda agonia. Perché dopo un primo atto capace di ammaliare con la sua essenza di avventura grafica sui generis, le sue ambientazioni dalla costruzione quasi teatrale, un accompagnamento sonoro impeccabile e una storia al limite dell'inquietante e assolutamente affascinante, difficilmente ci si sarebbe potuti aspettare che Cardboard Computer ce l'avrebbe fatta, a mantenere certi livelli. Non certo per incapacità, ovvio... è che è proprio difficile.

Invece, il secondo atto di Kentucky Route Zero riprende il viaggio dove l'aveva lasciato a gennaio, immergendoci ancora di più in quello strano scorcio di Kentucky, alle prese con un pacchetto da consegnare a un indirizzo che non vuole essere trovato, e con tutti i personaggi che si trovano sulla strada a raccontarci sempre più la nostra storia, prendendo il singolare metodo già utilizzato nel primo atto, in cui apprendevamo di più su Conway e i suoi compagni di viaggio attraverso le nostre risposte ai dialoghi, e allargandolo ancora di più, portandolo su un piano ulteriormente bizzarro e affascinante.

Così come bizzarro e affascinante continua ad essere il paesaggio in sé, capace di lasciare attoniti davanti al monitor molto più di quanto possano fare poligoni e grafica avveniristica. Anche in questo secondo atto, la Route Zero offre scenari che, grazie all'atmosfera generale di grande impatto, spesso lasciano con un senso di meraviglia, forse ulteriormente amplificata dal fatto che, per ora, risulta tutto sommato difficile capire con esattezza la vera natura o il più profondo significato di quello che stiamo vedendo.

Perché nonostante ci fosse un'atmosfera surreale anche già nel primo capitolo, infatti, in questo secondo atto Kentucky Route Zero comincia a sembrare un po' un figlio, anche lui rigorosamente on the road, di Twin Peaks. Durante le scene che lo compongono, non è solo la destinazione finale a sembrare sempre più lontana, ma anche il contatto con la realtà pare perdersi sempre dì più, tra gli alberi di una foresta che sembra disegnata da Escher e che sembra volerci trascinare ulteriormente in profondità in un Kentucky mai così capace di rapire.

La speranza, a questo punto, non è più che Jake e Tamas rimangano sul loro livello, perché dopo l'ora e mezza passata sul secondo atto di Kentucky Route Zero è evidente che ne sono capaci e, anzi, forse potrebbero persino superarsi. La speranza è che il mondo aspetti a gratificarli come meritano, perché attendere quattro mesi per ogni nuovo atto è una cosa che spezza un po' il cuore.

Ho giocato il secondo atto di Kentucky Route Zero sul mio Macbook mid 2010 attraverso Steam. Dopo aver acquistato il season pass otterrete i primi due atti, mentre i seguenti verranno scaricati come aggiornamenti mano a mano che vengono pubblicati. Segnalo che sul sito ufficiale è presente un piccolo supplemento al secondo atto, chiamato Limits & Demonstrations. Come ho detto alla fine della recensione del primo atto, “datemi più Kentucky, datemi più pollo fritto”. E fatelo presto.

Voto: 9.5