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Il training autogeno ai tempi di GTA V

L'ultima settimana è stata abbastanza tosta, tra viaggi interminabili in aereo, soste in aeroporto, attese, allineamenti di pianeti, stress post-vacanza, gomito che fa contatto col piede, rientro al lavoro, febbre, articoli da fare, giochi da giocare e relative recensioni da scrivere, mail da gestire, due settimane di arretrati da recuperare, situazioni varie, fatti assortiti e chi più ne ha più ne metta.

In tutto questo, ovviamente, c'era anche un piccolo fattariello di tre lettere e un numero (o quattro lettere, o comunque, avete capito) su cui mi sarebbe piaciuto parecchio mettere le mani il più presto possibile. È lunedì pomeriggio, ho appena finito di leggere varie recensioni di Grand Theft Auto V inneggianti al capolavoro, al perfect score, a quanto sia “tanto”, di come sia capace di prendere tutto il resto (dove “tutto il resto” è l'universo che ti circonda) e buttarlo nel cesso con la sua magnificenza, i suoi dettagli e il suo tutto, manco fosse qualche asceta di una religione esotica... e maledico un po' la mia prenotazione.

Non perché abbia cambiato idea, eh! È che il mio negozio di fiducia, come parecchia roba qui a Genova, sta chiuso il lunedì (una tradizione genovese che rivaleggia, per simpatia verso il prossimo, solo con la focaccia con le cipolle per colazione). Vabbé, pace, tanto ero sommerso di cose da fare e, per come sono fatto io, che se una sessione di gioco dura meno di tre ore è come non giocare, mi ci sarei messo dietro sicuramente più avanti. Martedì arriva la febbre e, anche solo per precauzione, pur lavorando, rimango a casa. Mercoledì, finalmente, metto le mani sull'oggetto del desiderio: purtroppo il cofano pieno di orpelli non è arrivato e mi devo accontentare della Limited Edition (fun fact, ché so che certe cose interessano parecchio: ho pagato 15 euro, magie della fidelizzazione sconosciute ai GameStop).

Stremato, aspetto giovedì sera per togliere il cellophane e, quantomeno, installare il gioco sull'hard disk dell'Xbox. Quando mi rendo conto che sono le 22:30, sempre per il fatto delle sessioni da tre ore minimo, a installazione conclusa spengo tutto, do un ultimo sguardo alle cose ancora in lavorazione e mi infilo a dormire, ché domani è un altro giorno. Grazie a Dio è venerdì, come dicono alcuni, e messe agli archivi alcune cose, finalmente, un po' di vita: aperitivo con gli amici (il primo in tre settimane!), due chiacchiere, belle cose. “Hai provato GTA?” “Ehm, non ancora, non ho avuto tempo”. Già, ma venerdì sera è la sera. Deve esserlo.

Poi, però, mentre cenavo, l'illuminazione da belloccio biondo (no) e abbronzato (yay, vacanza!): in fondo, avessi voluto, il tempo di giocare a GTA V lo avevo. Avessi davvero voluto mettermici d'impegno, un'oretta, un'oretta e mezza bella densa per buttare il primo sguardo su quelle terre di nettare e ambrosia digitale disegnate da Rockstar l'avrei potuta trovare. Sapevo di dover (senza virgolette) andare a giocare, ma pur disdegnando la TV nostrana, cercavo qualcosa che potesse intrattenermi oltre quelle due fettine di speck e gli avanzi del pranzo.

La realtà è che avevo paura. Di cosa, precisamente, non saprei. Forse del corollario di possibilità offerte dal gioco, già bello ampio nei titoli precedenti e ora ancora più grosso. Forse è paura di non essere “pronto”, di aver addosso ancora troppa stanchezza mentale arretrata per poter gustare al meglio un media qualsiasi, figurarsi qualcosa di ampio e sfaccettato come un GTA. Oddio, potrebbe anche essere che l'ultima volta che ho messo mano a un 10 ci sono rimasto così di merda che la metà basta, anche se la mia storia con la saga dice diversamente... insomma, vai a sapere™, l'unica cosa certa era che c'era palesemente del timore reverenziale.

Tant'è che, invece di giocare, sono qui a scrivere. Eppure, oh, la voglia di giocare c'è: di tutto l'arretrato (anche recentissimo, ho Killer is Dead che mi saluta lì dalla mensola) non mi interessa nulla, voglio solo GTA V... o forse no. E se poi è troppo? E se poi non riesco più a staccarmi? Se Trevor e soci mi tirano dentro tipo Videodrome e non ne esco più? O, peggio, se poi ne esco una persona peggio come dicono Studio Aperto e compagni? … E se poi, malcapitatamente, mi fa schifo, nonostante mi sia goduto ogni angolo di GTA IV? L'hype è una brutta bestia.

OK, basta domande: è tempo di imbracciare il fuci...ehm, il coraggio a quattro mani e farsi prendere. D'altronde i videogiochi sono una scatola di cioccolatini, tanto più se sono videogiochi come GTA... non sai mai quello che ti capita veramente finché non provi con mano. Potrebbe capitarti quello col cuore di cocco, da sputare via a velocità supersonica (sì, mi fa schifo il cocco: per me è molto meno di 7,5!), come potrebbe capitarti quello talmente buono che la morte per coma glicemico sarebbe la tua prima scelta.

Insomma, l'unica sfida dei videogiochi dovrebbe essere quella al loro interno, e non quella di battere l'hype, le aspettative e le opinioni raccolte in giro. Mi spiego: Giocare un titolo che magari si è aspettato tutto l'anno (o anche oltre) va fatto con grande accortezza, rispettosi di un certo obbligo morale che, se vogliamo, dobbiamo tanto agli sviluppatori, che impiegano tempo e denaro per realizzare una loro idea come l'avevano concepita (e se avete mai realizzato materialmente qualcosa di vostro, capirete il grado di sfida della faccenda), quanto a noi stessi, che impieghiamo il poco tempo prezioso che abbiamo e investiamo i nostri soldi in qualcosa che è bene gustare al meglio delle possibilità.

Poi, è inutile nasconderci, qualcosa potrebbe anche non piacerci. Poco importano i voti o i pareri di altre persone, per quanto attendibili o influenti: siamo tutti diversi e, pur magari piacendoci le stesse cose, non è escluso che queste vengano apprezzate per motivi completamente opposti. L'importante è provare con mano, con i tempi e i modi giusti. Magari battendo l'impasse iniziale, certo... l'importante è sentirsi "pronti" a giocare e a ricevere quanto è stato preparato per noi, al fine di farsi un'idea che sia la propria. Se poi va male, tutto sommato, poco importa: il prossimo hype train è in arrivo al binario 2.

E ora, vogliate scusarmi, ma il mio parte giusto ora.