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A palla di cannone su una 500: Il Castello di Cagliostro

Ci sono momenti che semplicemente definiscono o ridefiniscono un media nell’immaginario dei fruitori.

Quasi mai sono “prime assolute”: l’immagine in movimento esisteva prima de L’arrive du train, l’arte sequenziale prima di Yellow Kid, gli FMV 3D nei videogiochi prima di Final Fantasy VII (sì, accostamento blasfemo: fatemi causa!).

Negli anime giapponesi per come eravamo abituati a fruirne in Italia, ma ho il sospetto in tutto il mondo, Lupin III e il Castello di Cagliostro, definisce un “prima” e un “dopo” per tantissimi aspetti.

Alcuni di quegli aspetti saranno poi superati: le sequenze di volo, il numero di frame di animazione per rendere la mimica facciale e corporea o le coreografie dei combattimenti. Molti saranno superati da Miyazaki stesso.

Una cosa ancora oggi, a quarantaquattro anni di distanza, non è stata superata.

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Trovo parecchio irritante il fatto che il più bell’inseguimento automobilistico della storia dell’animazione non abbia decine di ottime condivisioni in ogni formato su ogni piattaforma, dimostrazione di scarso acume commerciale da parte di chiunque vigili sulla distribuzione delle opere dello Studio Ghibli, per cui non sono sicuro che in un futuro anche recente troverete ancora il video che ho faticosamente trovato.

Ma, d’altro canto, se anche solo avete visto una volta Il Castello di Cagliostro, è praticamente impossibile che la parola “inseguimento” non permetta alla vostra mente di ricostruirlo con precisione “cinematografica”.

Il momento in cui passa l’auto della sposa, il fluido campo e controcampo tra il volto di Lupin e la traiettoria curva della 2CV, l’arrivo rumoroso e sgraziato degli inseguitori da macchietta e, in rapidissima sequenza, Lupin e Jigen che con due parole si sincronizzano, la mano di Lupin sulla leva del turbocompressore e la partenza esplosiva in perfetta sincronia con il tripudio di ottoni che lancia l’iconico tema.

E da lì follia pura: le leggi della fisica violate usando una 500 truccata, orgoglio patrio e forse unico motivo di vanto della FIAT, che diventa un gommoso tank impossibile da staccare dal terreno mentre i due cialtroneschi criminali si scambiano un totale di quattro frasi con un sorriso divertito che non ha eguali, quasi non avessero aspettato altro per la loro intera carriera.

Scusate, l’ho appena visto e lo devo riguardare, voi se volete godetevi una ottima analisi frame per frame:

Pura follia.

Questo articolo fa parte della Cover Story “Motori in pista”, che potete trovare riassunta qua.